NAPOLI – Tifo Napoli fin da bambino e partecipo all’entusiasmo che sta diffondendosi in lungo e in largo per vie, vicoli e piazze dell’antica capitale del Sud. Dai festoni colorati alle bandiere svolazzanti, dalle sagome dei calciatori ad altezza d’uomo alle processioni al santuario maradoniano dei Quartieri Spagnoli, è un fervore che cresce e si moltiplica, contagiando anche molti che di calcio non si sono mai interessati. E tuttavia, anche nella festa, bisogna conservare il senso di responsabilità. L’eccesso, fino a un certo punto, può essere giustificabile, purché non travalichi i limiti del buon gusto e della decenza e, ancor più, non danneggi il ramo su cui tutti si è seduti, il nostro bene amato territorio. Il colore azzurro, dopo 33 anni di astinenza dallo scudetto, imperversa, anche nelle pitture estemporanee che si moltiplicano ad ogni anfratto, ma non può essere visto come un lasciapassare per ignorare qualsiasi regola. Napoli è un tesoro di testimonianze storiche e monumentali, artistiche e culturali in ogni più articolata espressione. Questi valori vanno difesi e tutelati anche da chi inneggia, giustamente ed orgogliosamente, alle gesta di Kvaratskhelia o di Osimhen. I tifosi ultras, quelli dei rioni più popolari, sono portati spesso a identificare il calcio con il prestigio di Napoli. Al punto che uno di loro un po’ più esuberante, indagato per aver tentato di rispondere agli atti di vandalismo di cui si sono macchiati i supporter dell’Eintracht qualche settimana fa, si è giustificato dicendo che occorreva difendere la città. Ebbene, credo sia doveroso per i coordinatori di queste genuine e a volte non adeguatamente apprezzate frange del tifo, far valere il proprio ruolo per garantire che la festa scudetto sia solo un’esplosione di gioia, assolutamente innocua per persone e cose. Napoli in questo periodo sta risorgendo per il turismo e per le iniziative di valorizzazione della cultura, che il Ministro Sangiuliano cerca di portare avanti con l’obiettivo, tra l’altro, di recuperare edifici storici abbandonati da sempre al degrado, come lo straordinario Albergo dei Poveri. Cerchiamo dunque, tutti insieme, di fare sì che la festa scudetto si traduca in una nuova crescita d’immagine per la città, la consacri anche nello sport come modello vincente, così come sta avvenendo in altri campi, dalla letteratura delle Elena Ferrante e dei Maurizio De Giovanni, al cinema dei Paolo Sorrentino e dei Toni Servillo. Per citare ancora un altro grande del passato, come è stato fatto in questi giorni, facciamo sì che per davvero Napoli ricominci da tre.