La velocità con la quale l’Italia ha drasticamente ridotto la dipendenza energetica dalla Russia è molto apprezzabile. Nel giro di poco più di un anno, il gas russo necessario per soddisfare il fabbisogno del Paese è passato dal 40 al 10% o poco più! E non è ancora finita. Il governo Meloni, favorito in partenza dalle mosse geniali dell’esecutivo precedente, sta rincarando la dose. Così, dopo l’incremento delle importazioni via tubo dall’Est attraverso il Tap, dopo la definizione di intese proficue con Algeria e Libia, la presidente del Consiglio ha deciso di dare corpo, da subito, a un grande progetto per la realizzazione di un grande hub energetico, che dovrebbe fare dell’Italia il paese cardine di una nuova politica europea di attenzione al Mediterraneo. In questa prospettiva, il Sud Italia dovrebbe avere un ruolo da protagonista, non solo per la collocazione dei futuri impianti. Come ha spiegato il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, una svolta determinante per agevolare una tranquilla disponibilità di gas, anche per l’inverno 2023-2024, arriverà dai rigassificatori. Per un motivo molto semplice: consentono lo stoccaggio della preziosa risorsa e quindi l’acquisizione del prodotto in periodi più favorevoli, evitando per il possibile le speculazioni. In ogni caso, naturalmente, il Governo Meloni monitorerà i prezzi dell’energia, pronto a venire in soccorso di famiglie e imprese anche nella seconda metà dell’anno, in cui si annuncia probabile un nuovo rincaro. Il grande rilancio del governo Meloni, evidenziato dalla serie di incontri in svolgimento in alcuni dei principali paesi africani, si basa su una intuizione: bisogna ripartire dal Piano Mattei. Occorre cioè riprendere i fili di una strategia intessuta dall’ex Ad dell’Eni negli anni del dopoguerra, quando tentò di avviare relazioni privilegiate con gli interlocutori africani. L’Italia, agevolata dalla migliore collocazione geografica rispetto ad altri membri Ue, è pronta a offrire ragioni di scambio non vessatorie per sviluppare, col suo sistema impresa pubblica e privata, iniziative di investimento finalizzate ad accelerare la crescita dei partner africani.  È in questo contesto che si dovrebbero creare i presupposti per ottenere un surplus di energia africana, utile non solo a colmare la domanda nazionale ma a poter soddisfare anche parte di quella del resto d’Europa.  Per il Mezzogiorno si tratterà di un’opportunità storica per superare il secolare divario territoriale col resto del Paese e d’Europa.