Gli ultimi dati dell’Ufficio studi di Confcommercio confermano l’anomalia italiana del lavoro femminile. Il tasso di occupazione delle donne italiane non supera il 43,6% contro una media Ue del 54,1%. Ma il divario è minimo al Nord, dove il tasso raggiunge quota 52%, è enorme al Sud dove meno di una donna su tre lavora (28,9%). La politica nazionale, a tutti i suoi livelli istituzionali, deve farsi carico del problema occupazionale, che riguarda le donne come anche i giovani ed emerge per gran parte nel Mezzogiorno. Lo ha ribadito il Capo dello Stato, nel suo discorso che ha celebrato in anticipo il primo maggio, nello stabilimento della Landi Renzo di Reggio Emilia. Per superare le diseguaglianze, ha sottolineato Mattarella, occorre innanzitutto abbattere il gap nelle opportunità di lavoro e, in tal senso, il Pnrr costituisce un’opportunità da non perdere. Spiace rilevare che l’appello a una maggiore coesione del Paese, lanciato con coraggio e determinazione dal Presidente, sia messo in luce nei media centro meridionali, mentre nella titolazione i giornali del Nord preferiscano puntare ad altro. È indice di una perdurante, miope, tendenza a sottovalutare la centralità della questione meridionale per il futuro del Paese. Su questo aspetto bisogna invece fare leva, anche per rimodulare le risorse del Pnrr. È comprensibile che il Presidente della Confindustria Bonomi auspichi che il rimescolamento di carte in atto finisca per indirizzare le risorse, sottratte alle opere impossibili da realizzare entro il 2026, verso incentivi all’investimento delle imprese. Ed è apprezzabile che, a evitare equivoci, si affretti ad aggiungere che l’operazione andrebbe effettuata senza modificare le regioni di destinazione delle risorse. Ma su questo punto è bene fare chiarezza. La base produttiva del Sud è sicuramente inferiore per dimensioni, e qualità media (pur con tante eccellenze in diversi settori) a quella delle aree forti del Paese. È dunque necessario fare ogni sforzo per migliorare la dotazione infrastrutturale e la qualità dei servizi del Mezzogiorno, per creare le condizioni di una forte accelerazione degli investimenti nell’area. È quindi imprescindibile un intervento che salvaguardi l’azione di riequilibrio territoriale, senza stravolgere il disegno iniziale, ma se mai modificandolo anche attraverso l’inserimento di opere che assicurino al Sud un’impiantistica tale da consentirgli di assolvere al ruolo, più volte annunciato dal Presidente del Consiglio Meloni, di hub europeo dell’energia.