700 mila sono le lettere di compliance che i contribuenti hanno ricevuto sulle proprie pec dall’agenzia delle entrate a ridosso della chiusura del 12 dicembre del concordato preventivo biennale.
l’Agenzia ha prima detto ai contribuenti che ha osservato e notato che il reddito dichiarato è più basso del minimo settoriale; poi ha prospettato la soluzione, che è quella di adeguare il proprio reddito 2023 con la possibilità offerta dal concordato preventivo biennale per il 2024 e il 2025.
Seguono le indicazioni per rendere coerente il reddito dichiarato con il valore minimo di settore, proponendo due diverse soluzioni:
- integrare la dichiarazione dei redditi 2024;
- o aderire, entro il 12 dicembre, al CPB per il biennio 2024-25, in modo da potersi avvalere, entro il 31 marzo 2025, anche del ravvedimento speciale per il 2018-2022.
L’equiparazione controversa del reddito d’impresa o da lavoro autonomo con quello dei lavoratori dipendenti che lavorano nel medesimo settore fa discutere. ADC, AIDC e UNGDCEC hanno fatto notare che “Ancora una volta l’Agenzia, con comunicazioni prive di contenuto tecnico informativo, crea a tappeto paure infondate nei nostri clienti che inevitabilmente si rivolgono a noi per ricevere assistenza, che si traduce in consulenza a basso valore aggiunto che richiede ore ed ore del nostro tempo, che difficilmente riusciremo a farci retribuire”.
“Le lettere di compliance – continua la nota stampa -, introdotte con l’intento di favorire il corretto adempimento degli obblighi fiscali e la trasparenza nei confronti dell’Amministrazione finanziaria, sembrano diventate uno strumento intimidatorio, volto a indurre il contribuente a prendere determinate decisioni. Questa sembra essere l’ennesima richiesta di adesione al Concordato preventivo biennale, strumento che, è del tutto evidente, non ha riscosso il successo sperato dal Legislatore. I contribuenti e i commercialisti che li assistono, seppur con tante difficoltà, hanno già effettuato le valutazioni circa l’adesione al concordato preventivo biennale e un eventuale cambio di idee non può essere frutto di una lettera dai toni inopportuni”.
La richiesta dell’Agenzia, che ritiene che il contribuente possa “rendere il reddito coerente con il valore minimo di settore” aderendo al CPB sul 2024-2025, stimola il contribuente, in sostanza, a coprire anche l’anno 2023, oltre al biennio 2024-2025 con l’adesione al CPB (con un reddito concordato che risulterà probabilmente più elevato) e gli anni pregressi 2018-2022 con il regime del ravvedimento.
Il contribuente che non dovesse aderire alle proposte dell’Agenzia non deve affrontare un rischio immediato. Si tratta di attendere l’eventuale schema d’atto o avviso basato su “presunzioni semplici”. In particolare, ove a seguito di approfondimenti successivi, l’Ufficio dovesse rinvenire ulteriori situazioni di anomalia, potrebbero allora elaborare un accertamento analitico-induttivo (per la presenza di più presunzioni gravi precise e concordanti, anche grazie alle osservazioni che dopo lo schema d’atto verranno fornite dal contribuente all’Ufficio). Il mancato adeguamento alle proposte, potrebbe portare sicuramente all’inserimento nelle “liste selettive” per l’accertamento futuro da parte dell’Agenzia delle Entrate, come la norma istitutiva del CPB aveva di fatto già promesso.
Tutto questo non fa altro che generare ulteriori confusioni e preoccupazioni tra i contribuenti che anziché avvicinarsi al fisco ed avere fiducia si allontanano sempre più e contrasta con l’obiettivo dichiarato di migliorare il rapporto tra fisco e contribuente.
Voglio riportare la Faq del giorno 6 Dicembre sulle lettere di compliance (CPB – ISA) inviate ai contribuenti esercenti attività d’impresa, arti o professioni che applicano gli Indici sintetici di affidabilità (ISA):
Faq del 6 dicembre 2024
Ho ricevuto la vostra comunicazione riguardante una possibile anomalia relativa al reddito che ho dichiarato. Dall’esame della mia dichiarazione, però, non ho riscontrato inesattezze. Cosa devo fare?
“Non occorre fare nulla. La comunicazione ricevuta ha un valore puramente informativo, non anticipa un’attività di controllo e non richiede di attivarsi per fornire un riscontro all’Agenzia delle entrate”.
Qual è il senso di questa comunicazione?
“In un’ottica di trasparenza e per far conoscere gli strumenti introdotti dal Legislatore, l’Agenzia delle entrate condivide preventivamente i dati di cui dispone. L’intento dell’informativa è di richiamare l’attenzione sulla possibilità di verificare quanto dichiarato e consentire la correzione in autonomia di eventuali errori”.
Se invece ho riscontrato un’inesattezza nel reddito che ho dichiarato, che cosa devo fare?
“Nel caso in cui, dopo aver ricevuto la comunicazione, riscontra un’anomalia nella sua dichiarazione, il nostro sistema tributario mette a sua disposizione diverse possibilità, a cominciare dal ravvedimento operoso che, dopo la recente riforma del sistema sanzionatorio, consente di beneficiare di sanzioni più favorevoli rispetto al passato”.
Maddalena Auriemma – Agenzia stampa Italia