Cosa l’ha spinto a intraprendere la carriera di attrice?
<< Credo di aver amato il teatro già da quando ero molto piccola. Mia nonna Assunta mi insegnava le canzoni e io cercavo di imitarla. Costruivo scene, giocavo a fare la “regista”, ho sempre avuto un debole per l’arte in generale. Ho scoperto il Teatro a scuola, poi in un gruppo di chiesa, mi sono iscritta nel periodo del liceo alla scuola CAT di Italo Celoro a Castellammare di Stabia. A volte penso di aver voluto vivere più vite in una, di sicuro è un amore fortissimo che non mi ha mai abbandonato.
Qual è stato il suo primo ruolo significativo e come l’ha influenzata?
<< Sono legata a tutti i ruoli che ho interpretato, con ogni personaggio ho capito qualcosa in più di me. Da quelli che inizialmente mi sembravano impossibili, ho ricavato il valore della sfida contro i miei limiti. Una volta in uno spettacolo ho dovuto interpretare un’anziana (lo spettacolo era “Treni strettamente sorvegliati” con la regia di Massimiliano Rossi). Credo di aver lottato così tanto col mio corpo che l’effetto finale è stato miracoloso: una trasformazione così efficace da rendermi irriconoscibile agli occhi dello stesso pubblico che aveva appena assistito allo spettacolo e che all’uscita cercava una vecchia signora. Adoro i personaggi degli esclusi, dei diversi, dei folli, le donne forti e chissà che cosa mi riserverà il futuro! >>
Come si prepari per un nuovo ruolo? Ha un metodo particolare di studio?<< Mi immergo totalmente già prima di un provino. Osservo molto e sono curiosa, posso passare le ore solo a trovare la voce, il corpo, il tic, la peculiarità o un dettaglio emotivo o fisico. Studio leggendo le opere di un autore (o tutte le opere di quell’autore che devo affrontare), vedendo film, solleticando la fantasia, mi lascio ispirare anche dai luoghi e dalla musica. Ho capito con gli anni che la risposta a un dubbio che hai ti può arrivare anche mentre stai facendo altro, quindi lavoro anche sulla “distrazione”: le migliori idee da regista mi sono venute lavando i piatti! >>
Qual è il suo genere teatrale e cinematografico preferito e perché?
<< Non ho un genere preferito, ma credo che un capolavoro sia necessariamente un’opera che possa farti sorridere e al tempo stesso riflettere. Un film come “Amici miei”, un’opera di Cechov, Fellini… si passa dal sorriso al pianto in poco tempo, credo di amare la capacità di inserire nel più drammatico dei temi elementi di leggerezza non estetica, ma etica! Dicono di me che sono comica, ma l’effetto di quando racconto le mie sventure potenzia proprio questo aspetto di me, per ultimo, ma so che è il primo mio esempio, penso alla “maschera” di Massimo Troisi! >>
Ci sono attrici o attori che considera fonte di ispirazione?
<< Ci sono e ci saranno sempre per me fonti di ispirazione supreme: Mastroianni, Magnani, Totò, ma mi lascio ispirare anche da attori contemporanei come Borghi, Marinelli, Sonia Bergamasco, Toni Servello, Teresa Saponangelo, Luigi Lo Cascio, Favino, Emma Stone… ci sono attori meravigliosi in Italia e a Napoli soprattutto, come regista, li amo tutti. È anche molto difficile che un attore non mi piaccia per nulla: forse lo hanno diretto male? Mi chiedo sempre. Il miglior attore è sempre colui e coloro che sono in scena con te: si impara in scena a giocare insieme >>
Qual è stata la sua esperienza professionale più memorabile di cui è più orgogliosa?
<< La mia prima regia teatrale: era il 2019, “Le smanie per la villeggiatura” di Goldoni mi ha reso orgogliosa di me aver lavorato sodo, alternando il lavoro in teatro alle cure per mia madre, che mi ha lasciato pochi giorni dopo il debutto. Ho capito la parola “coraggio” e ho sentito il suo applauso come una carezza >>
Ha mai affrontato delle sfide particolari nella sua carriera?
<< Forse non è ancora arrivata la sfida più grande: ma nel frattempo mi sto allenando >>
Ha qualche rituale o abitudine prima di entrare in scena?
<< Sorrido. Non credo che il viola porti male, amo fare il solito rituale della “merda” e guardo negli occhi chi è con me. E sorrido >>
Come affronta sia i complimenti sia le critiche ricevute per le sue performance?
<< Non chiedo mai nulla, le persone devono sentirsi libere di salutarmi e basta, magari ne parliamo poi dello spettacolo, così da non mettere mai nessuno in difficoltà. Mi piacciono i complimenti sentiti, adoro le critiche e soprattutto le uso per crescere e migliorare! Si chiamano feedback e sono stimolanti per procedere con se stessi, è anche molto bello sentirsi dire “sei maturato” perché significa che sei in un processo di miglioramento e crescita>>
Come vede l’evoluzione del ruolo delle donne nel mondo della recitazione oggi?
<< Combatto tutti i giorni per lo spazio delle donne nel mondo del Teatro e non solo nella recitazione, ma anche in altri ruoli o competenze e credo che c’è moltissima strada da fare (se controllate i dati di Illumina rete nazionale delle donne, capirete di cosa parlo). È importante dare voce alle autrici donne che possono contribuire ad allargare la visione del mondo e anche alle registe! Il Teatro procede insieme alle dinamiche sociali che sono e diventano sempre più complesse, ma io credo che ci sia posto per chi merita e ha studiato. Come regista ho lavorato per lo più per spettacoli al femminile, perché ci credo moltissimo >>
Quali sono i suoi sogni e obiettivi futuri?
<< Il mio sogno è di non smettere mai di avere sogni, soprattutto credo nel seminare e nel lavoro quotidiano. Non punto al successo, ciò mi aiuta anche a tollerare i normali periodi “no” ma ho come obiettivo quello di trovare un linguaggio ai sogni e di parlare davvero con il pubblico. Ho studiato comunicazione, mi accingo a fare esperienza come filmaker, non mi fermo mai. Forse, sogno un mondo in cui l’arte vinca sull’ignoranza >>
Ci saluta con un suo motto?
<< Non credo di averne uno, ma mia madre per rassicurarmi mi diceva “Stai senza pensieri!” auguro a tutte le persone che fanno questo lavoro o un altro di avere pensieri felici e di essere grati alla vita! >>