Basta prendersela con il destino. La tragedia di Ischia avrebbe probabilmente potuto essere evitata. Non lo sapremo mai con certezza, ma di sicuro lo Stato ha gravi ritardi sul fronte del contrasto al dissesto idrogeologico. A sostenerlo è Anna Lepre, Direttore del Centro Studi Lepre Group.

Su cosa basa la sua denuncia?

Premetto che non vi sono elementi per stabilire se le morti di Ischia avrebbero potuto essere evitate. Di sicuro, tuttavia, vi sono comportamenti delle istituzioni e amministrazioni che in passato hanno favorito oggettivamente la possibilità di eventi catastrofici.

A cosa si riferisce, in particolare?

Innanzitutto all’anomalia di un Paese che, al contrario dei suoi partner europei, non ha ancora provveduto a realizzare un piano di adattamento ai cambiamenti climatici. Ma a illustrare in maniera evidente carenze e responsabilità dei nostri governanti vi sono i dati di un istituto governativo. Mi riferisco all’ultimo rapporto sul dissesto idrogeologico elaborato dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.

Faccia qualche esempio!

Nell’arco del quinquennio 2017-2021 la superficie nazionale potenzialmente soggetta a frane e alluvioni è aumentata rispettivamente del 4 e del 17%. Proprio nel 2021 il valore di consumo del suolo in Italia è risultato il più alto degli ultimi dieci anni, 19 ettari al giorno. Un dato sempre di fonte Ispra la dice lunga sulle conseguenze di questi processi: su 14 milioni di edifici, quelli situati in aree a pericolosità di frane molto elevata superano le 565 mila unità.

Insomma, si continua a costruire come se nulla fosse…

Già, altro che edilizia conservativa! Ma in questo modo facciamo esattamente il contrario di quanto richiederebbero i fenomeni legati al climate change e le direttrici di marcia conseguenti impresse dall’Unione Europea. A peggiorare le cose, c’è il fatto che, al permissivismo delle istituzioni sulla corsa incontrollata delle costruzioni e in ordine alla lotta agli abusi, corrisponda una inerzia quasi totale riguardo agli interventi di prevenzione da adottare. Un esempio del primo caso ha riguardato proprio Ischia. All’epoca del primo governo Conte il decreto Genova contenne un provvedimento di condono per gli abusi edilizi commessi nell’isola.

E sulla prevenzione mancata? Qual è l’entità dei ritardi?

Basti pensare alla prassi di fronteggiare solo l’emergenza, evitando quegli interventi che avrebbero potuto in molti casi evitarla. Le risorse investite quando le tragedie sono in atto sono quattro volte superiori a quelle finalizzate alla prevenzione. Tra il 1999 e il 2022 per mitigare il rischio idrogeologico sono stati spesi 9,5 miliardi. Nel solo 2013 per le aree colpite da catastrofi sono stati stanziati 13,3 miliardi.

Con il Pnrr, però, le cose dovrebbero cambiare. Non trova?

Il Piano destina 2,5 miliardi alle misure di contrasto al dissesto idrogeologico, ma al momento risulta tutto fermo. Il pericolo è che si ripetano amnesie e dietrofront del passato. Vi era un programma decennale che prevedeva investimenti per ben 31 miliardi, di cui 1,5 alla mitigazione delle frane nella regione Campania. Non se ne è fatto nulla!

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