Anna Lepre: il Ministro Fitto dovrà evitare che il Sud perda le risorse assegnate

Il passaggio di consegne tra Nello Musumeci e Raffaele Fitto è stato un atto dovuto. Almeno tale lo considera Anna Lepre, Dottore Commercialista e Direttore del Centro Studi Lepre Group.

Perché dice di non essere stata sorpresa dal ripensamento del Presidente Meloni?

Lo considero un atto di buonsenso. Il Capo del Governo si è resa conto che, con l’attribuzione a Fitto delle deleghe alle Politiche di coesione e al Pnrr, non avrebbe avuto senso escludere quella per il Sud. Con il trasferimento della delega a Fitto, costui diventa a pieno titolo il riferimento istituzionale per il Mezzogiorno.

Pensa abbia le carte in regola per assolvere a questa funzione?

Di sicuro ha esperienze importanti alle spalle, sia ministeriali che come Presidente di una Regione importante come la Puglia. Ma il suo compito sarà tutt’altro che facile e a esserne consapevole è lui per primo.

Da cosa lo ricava?

Dalle iniziative assunte appena ricevuto l’incarico ministeriale. Mi sembrano giuste e opportune. Innanzitutto ha chiesto alle Regioni di chiarire lo stato dell’arte della spesa dei fondi strutturali del ciclo 2014-2020, che, come noto, si esauriscono concretamente tre anni dopo la fine formale del periodo indicato, vale a dire con il 31 dicembre del 2023. Purtroppo una buona parte di fondi è a rischio. Fitto pensa di utilizzarla per sostenere le famiglie e le imprese colpite dal caro energia.

Così eviterà di perdere risorse utilizzandole per un’emergenza reale, non trova?

Certo. Ma se questi soldi saranno utilizzati su scala nazionale, e non solo per i territori che originariamente avrebbero dovuto beneficiarne, sarà stato di fatto un trasferimento di risorse. Nella solita direzione già sperimentata nei decenni scorsi: da Sud al Nord. Ma questo sarebbe il meno e il Ministro Fitto si sta non a caso preoccupando anche dei fondi del Pnrr.

Ha convocato le amministrazioni impegnate ad attuarlo…

Infatti! E credo che il Ministro intenda fare di tutto per impedire che anche per queste risorse si ripeta il fenomeno che si sta registrando per i fondi strutturali del ciclo in chiusura. 

I soliti ritardi nella spesa per il Mezzogiorno?

Perfino in quella concretamente in atto nell’ambito dei programmi di Ferrovie dello Stato, si sta verificando che le opere progettate al Nord procedano molto più speditamente rispetto a quelle previste per il Sud. Ed è davvero inquietante, visto che la percentuale di spesa indirizzata al Mezzogiorno in questo caso supera largamente la riserva del 40% stabilita per il Meridione. Nel Sud dovrebbe essere completata l’alta velocità e modernizzata la rete regionale di trasporto su ferro. Ma finora, a causa della minore efficienza delle amministrazioni meridionali, la tempistica di attuazione è molto diversa a seconda delle aree di intervento.

Teme che le risorse finiscano al Nord?

Le esperienze del passato inducono a pensarlo. Il problema è che le carenze amministrative del Mezzogiorno erano ben note al Governo Draghi, così come lo sono all’attuale nuovo Esecutivo. Malgrado le risorse stanziate dal Pnrr, non risultano adeguati rafforzamenti qualitativi e quantitativi degli organici. Se non si rimedia presto a questa lacuna, l’obiettivo della riduzione del divario territoriale sarà mancato per l’ennesima volta.

Nasce da qui l’attivismo di Fitto?

Evidentemente vuole fare il possibile per evitare che quanto si sta verificando anche per i fondi del vecchio ciclo si ripeta per le altre fonti di finanziamento disponibili. Un compito molto difficile, soprattutto se non sarà sostenuto con determinazione dall’intero Governo.

In cui i meridionali sono pochini…

Questo non significa nulla. Se il Presidente Meloni vorrà attuare il suo programma dovrà fare del Sud una delle priorità assolute della sua azione. Il Presidente del Consiglio è consapevole che solo riducendo le distanze tra Nord e Sud l’Italia tornerà a essere un Paese più competitivo su scala europea e internazionale.