La scelta del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni di impostare buona parte della manovra finanziaria proseguendo un percorso già avviato dal precedente Governo è da considerarsi un merito e non un motivo per criticare l’operato della Premier. Ne è convinta Anna Lepre, Direttore del Centro Studi Lepre Group.

Non pensa che così Meloni abbia mancato agli impegni assunti in campagna elettorale?

No. Innanzitutto ci sono cinque anni di legislatura per mettere in pratica i programmi annunciati. Ma, al di là di questa elementare valutazione, bisogna tenere conto dei numeri. 

In che senso?

Contrariamente a quanto accaduto per tutti gli altri Paesi europei, nei sette trimestri del Governo Draghi il Pil è sempre cresciuto. Pure nel 2022, malgrado il caro prezzi energia e materie prime e lo scoppio della guerra in Ucraina, l’Italia crescerà di quasi quattro punti sul 2021, con una performance superiore a Paesi come Francia e Germania. L’Italia inoltre, negli ultimi anni, è stata l’unico Paese europeo a incrementare la propria quota di export sul mercato mondiale. Dall’inizio del ’21 a ottobre ’22, il tasso di disoccupazione è sceso dal 10 al 7,8%. Il tasso di occupazione ha raggiunto finalmente la storica quota del 60%, anche se resta inferiore alla media europea. Trascurare questi risultati sarebbe stato irresponsabile. Giorgia Meloni ha dimostrato invece saggezza e intelligenza, doti peraltro che aveva già avuto modo di esprimere da leader politico.

L’orizzonte internazionale, tuttavia, si presenta preoccupante in prospettiva 2023…

Proprio per questo motivo è confortante avere ribadito, come ha fatto la premier, una ferma scelta di campo, sia nella Nato che nell’Unione Europea. È importante dimostrare che, a prescindere dai cambiamenti di maggioranza e di schieramento, l’Italia è un Paese affidabile. Così come Meloni ha fatto, confermando la posizione a sostegno dell’Ucraina e, in ambito interno, proseguendo con determinazione nell’attuazione degli adempimenti relativi al Pnrr, necessari per poter ottenere le periodiche tranche erogate da Bruxelles.

Non si potrà governare di luce riflessa. Non pensa che il successo di Meloni dipenderà dalla capacità di andare ‘oltre Draghi’? 

Non soltanto lo penso, ma ne sono convinta. È evidente che una cosa è parlare di Legge di Bilancio, un’altra di strategie future. Ma, anche sotto questo profilo, per ora il Presidente del Consiglio si sta muovendo bene. L’annunciata volontà di volere fare dell’Italia un hub energetico, tale da convogliare e distribuire energia a mezza Europa, mi sembra indicativa di una determinazione a svoltare rispetto a impostazioni di politica economica errate del passato.

Un cambio di marcia rispetto allo stesso Draghi?

Direi piuttosto un grande salto di qualità, dopo che il governo precedente aveva già posto le premesse per un importante cambiamento. Mi riferisco alle diverse intese definite dopo l’inizio del conflitto in Ucraina per ridurre e, nel medio termine, azzerare la dipendenza dalla Russia. Con il Governo Meloni si apre l’ulteriore prospettiva di collegare questo processo graduale verso l’autosufficienza nazionale, nonché verso un ruolo da top player energetico del Paese. Con una conseguenza indiretta molto interessante.

Quale?

La realizzazione di questa strategia farebbe del Mediterraneo e quindi del Mezzogiorno la sede privilegiata di un grande rilancio economico. Con enormi benefici per la crescita della capacità produttiva del Sud e quindi dei suoi tassi di occupazione. 

8 pensiero su “Anna Lepre: se l’Italia diventa hub energetico si rilancia il Mezzogiorno ”

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