Il Puzzle

Era il 5 Febbraio del 2018. Il primo grado del processo per la mancata (o fasulla) bonifica dell’ex sito industriale di Coroglio-Bagnoli si chiudeva con sei condanne comminate ad altrettanto personaggi “eccellenti”: Gianfranco Caligiuri, ex Direttore Tecnico della Società “Bagnoli Futura” ( la STU- Società di trasformazione Urbana di proprietà del Comune di Napoli), condannato a 4 anni di reclusione; Il Notaio Sabatino Santangelo, ex Presidente di Bagnoli Futura ed ex Vicesindaco del Comune di Napoli con condanna a 3 anni di reclusione; così come a 3 anni di reclusione fu condannato Alfonso Di Nardo, Dirigente dell’Arpac, l’Agenzia per l’Ambiente della Regione Campania. Due anni di reclusione, invece, venivano inflitti a Gian Franco Mascazzini ex Direttore Generale del Ministero dell’Ambiente, a Mario Hubler, ex Direttore Generale di Bagnoli Futura e, non ultimo, a Giuseppe Pulli, Dirigente del Dipartimento Ambiente del Comune di Napoli. Le pene richieste dalla Procura napoletana erano inizialmente più elevate (dagli 8 ai 4 anni) ma taluni reati furono “declassati” da disastro ambientale doloso a disastro colposo ed ancora altri reati, quali il traffico illecito di rifiuti tossici, era stato nel frattempo prescritto. L’indagine si aprì a seguito di un esposto di una cittadina residente nella zona (Sig.ra Irene Iandoli) che fu colpita da un terribile tumore ai polmoni, presumibilmente per le nocive esalazioni tossiche provenienti dai terreni fortemente inquinati da idrocarburi, amianto ed altre sostanze inquinanti.  La Iandolo, per sua sfortuna, non fece in tempo ad assistere a quella sentenza di condanna del 2018.

UNA SENTENZA SCONFESSATA E RIBALTATA

Naturalmente questa sentenza di primo grado ebbe un seguito con il ricorso in Appello proposto dai soggetti condannati in Corte d’Assise. Senza star qui a valutare l’iter processuale, va detto che dopo 4 anni dal primo giudizio, si giungeva ad una sentenza completamente ribaltata di assoluzione con formula piena per i 6 politici, tecnici e amministratori precedentemente condannati in Corte d’Assise. Come fu possibile un simile atteggiamento dei Giudici di Secondo Grado? Come si è potuta ribaltare in maniera così drastica la sentenza di condanna? Sostanzialmente attraverso una valutazione certamente legittima dei magistrati che ha lasciato, tuttavia, non pochi interrogativi senza una convincente risposta. Ma, soprattutto, senza individuare né tantomeno incriminare alcun responsabile effettivo dei disastri ambientali e finanziario-contabili perpetrati nell’ex area industriale flegrea, in luogo dei 6 prosciolti.  Per non parlare delle migliaia di lavoratori delle fabbriche preesistenti o singoli cittadini residenti, deceduti per patologie oncologiche e respiratorie tra le più gravi conosciute.  Il ragionamento seguito dai Giudici di secondo grado si fondava sul fatto che occorresse necessariamente risalire agli anni immediatamente seguenti la chiusura definitiva delle fabbriche del polo industriale di Bagnoli-Coroglio del 1992. E il successivo periodo in cui fu decisa la riqualificazione dei suoli dell’ex comprensorio industriale (1995).  In quegli anni andavano piuttosto individuati i responsabili di tanti misfatti o comunque delle gravissime inadempienze. Proprio in quegli anni furono violate tutte le normative sulla corretta esecuzione di opere così tanto specialistiche e complesse. Furono create Società di scopo: dapprima la “Bagnoli S.p.A” e dopo alcuni anni la “Bagnoli Futura” di proprietà del Comune di Napoli, con il ruolo tecnico amministrativo di Società di Trasformazione Urbana per la definitiva e completa riqualificazione urbanistica dell’ex sito industriale, partendo dall’indispensabile disinquinamento dei suoli e bonifica complessiva dagli agenti inquinanti depositati. Società miseramente fallite perché sommerse di debiti dei fornitori. Furono realizzate infrastrutture sportive complesse, dalle piste di atletica ai campi da tennis, dal BasKet alla Pallavolo. Ma nessuna di queste infrastrutture fu mai collaudata o men che meno aperte al pubblico, sino alla totale vandalizzazione. Anche il grande edificio denominato “Parco del Benessere” e “Porta del Parco” realizzato da Bagnoli Futura ai limiti dell’ex area industriale di Via Nuova Bagnoli (ai confini tra i quartieri di Fuorigrotta e Bagnoli) viene completato ma mai aperto al pubblico. Tutto intorno è il deserto. L’ex area industriale si presenta ancora oggi esattamente come la lasciarono le imprese edili che avevano smantellato gli impianti dell’acciaieria. E così, dopo 33 anni di oblio e oltre 500 milioni di Euro di risorse pubbliche sperperate, il sogno di un’ex area industriale completamente riconvertita e disinquinata, pronta per essere opportunamente rilanciata in termini socio economici, turistici e naturalistici, va a farsi benedire. E con l’area di Bagnoli al palo e chissà per quanti anni ancora, va a farsi benedire anche la legittima aspettativa della popolazione dell’ex quartiere operaio e non soltanto, di vedere assicurati alla giustizia i responsabili dei disastri compiuti sul loro meraviglioso territorio. Tecnici, politici e burocrati infedeli che rimarranno impuniti perché i ritardi nelle indagini, i depistaggi e gli insabbiamenti di prove, per trent’anni continuativi, hanno prodotto l’impossibilità di far luce su fatti e comportamenti criminosi a danno della collettività. Crimini compiuti alla luce del sole e nel pieno e più totale disinteresse anche della stessa magistratura. Arrivata a far luce su un verminaio, fuori tempo massimo e sol perché sollecitata da una donna coraggiosa che gridava giustizia per sé e i suoi concittadini divenuti carne da macello. 

IL TERZO ATTO DELLA TELENOVELA INFINITA

Ma è di queste ore la notizia che la Procura Generale ha impugnato l’assoluzione di tutti gli imputati precedentemente assolti con formula piena nel giudizio di appello per la mancata bonifica dei suoli ex italsider di Bagnoli. Ed ora si torna davanti ai Giudici di Cassazione per comprendere quale sia la verità su Bagnoli. Se è vero o non è vero che è stato perpetrato un crimine odioso e tutt’ora impunito. Se i personaggi prima condannati e poi assolti in Appello siano davvero completamente estranei ai reati ascritti, e in tale ipotesi, se si intende istruire un nuovo processo per individuare gli effettivi responsabili di quei reati indegni. Naturalmente in tempi brevissimi per evitare ulteriori e vergognose prescrizione dei reati.  Anche così si può ristabilire un rapporto di collaborazione e di apprezzamento della cittadinanza nei confronti dell’azione della Magistratura e di fiducia nella giustizia del nostro Paese.