La cosiddetta Blue Economy continua a crescere in maniera esponenziale soprattutto al Sud dello stivale, e lo testimoniano i traffici marittimi dei container che cresceranno nel mondo, da qui al 2028, a una media annua del 2,5%. Nel Mediterraneo, malgrado le note turbolenze originate dagli attentati degli Houthi, l’incremento sarà superiore, intorno al 3% annuo. La stima è contenuta nell’undicesima edizione del rapporto “Italian Maritime Economy”, che non lascia adito a dubbi su quella che è una impennata dell’economia generata dal mare. Se si pensa che via mare, viene trasportato circa il 90% delle merci, con un tasso di inquinamento pari ad appena il 2% di quello totale e con l’obiettivo di raggiungere entro il 2050 un livello di emissioni zero, allora si capisce la valenza di una filiera che si sta imponendo tra le principali in Italia. Il sud del Paese in questo scenario ha potenzialità rilevanti da far fruttare. Già attualmente il 47% del traffico marittimo in Italia passa per i porti del Sud. Poiché l’economia meridionale costituisce solo il 20% di quella nazionale, è evidente che la funzione di snodo del sistema portuale meridionale è anche al servizio dell’industria settentrionale. Il ruolo dei porti del Sud, peraltro, dovrebbe risultare sempre più strategico, in particolare per gli scali di Gioia Tauro, Taranto e Napoli, purché si realizzino gli interventi necessari di ammodernamento e adeguamento, anche col supporto delle risorse del Pnrr. Ma la questione è molto più ampia di così, se consideriamo anche il Green Deal. La decarbonizzazione imporrà un utilizzo sempre più diffuso delle energie rinnovabili, nel Sud già presenti in misura maggiore che nel resto d’Italia. Anche perché un pannello solare, se installato nel Meridione, produce circa il doppio dell’energia che produrrebbe in Germania, e chissà perchè…. Ma per tutto questo c’è da giocare un carta fondamentale che è e resta la ZES Unica. Il suo decollo potrebbe assicurare quel riequilibrio produttivo nel Mezzogiorno indispensabile per avvicinarne gli indicatori economici basilari, come tasso di occupazione, pil e reddito pro capite, a quelli medi nazionali. La nuova industria, a tal fine, dovrà sorgere soprattutto a Sud. Anche per sfruttare la disponibilità rilevante di energia a costi contenuti, che nel prossimo futuro il Mezzogiorno dovrebbe poter vantare, tanto da diventare hub capace di servire anche altre aree d’Italia e d’Europa.