Da quasi vent’anni vado sostenendo che per aprire un’attività artigianale, così come per cessarla, non dovrebbero esserci trafile burocratiche. Qualche giorno fa il Ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, ha annunciato il varo di un decreto che azzererà, burocrazia e relativo l’iter. Plaudo alla decisione, anche se il ritardo stratosferico con cui è stata presa, e ovviamente non mi riferisco a questo Governo, è un esempio lampante delle motivazioni del distacco tra politica e cittadini e della crescita del partito dell’astensione. Se si pensa poi che alla semplificazione i nostri governanti sono di fatto costretti dal Pnrr, vale a dire da un Piano definito in condizioni di emergenza e finanziato con prestiti e contributi dall’Unione Europea solo a patto che si facessero riforme come quella della pubblica amministrazione, si ha un quadro più chiaro delle difficoltà in cui sono costretti a operare imprese e artigiani.
Il successo del made in Italy di eccellenza nasce anche dal talento di tantissimi artigiani, unici nel saper ideare e realizzare creazioni, ed erogare servizi, di alta qualità, facendo sempre più ricorso negli ultimi anni anche a tecnologie innovative.
In Italia, secondo stime della Cna, vi sono poco meno di un milione trecentomila imprese artigiane, per un’incidenza pari al 22% del tessuto produttivo del Paese, un’occupazione intorno ai 2 milioni e mezzo di unità, un fatturato di 155 miliardi. Nel Mezzogiorno le imprese artigiane sono poco più di 250 mila, in Campania sfiorano le 70 mila. Non mancano punte di straordinario valore; per restare in Campania si pensi all’oreficeria, alla tradizione della ceramica, alla sartoria, ai maestri dei presepi, non solo di San Gregorio Armeno.
Ma l’artigianato rischia di morire di vecchiaia. Nell’ultimo decennio sono sparite 28 mila imprese under 30, mentre le ditte individuali guidate da over 70 sono aumentate del 50%.
Da almeno quindici anni chiedo che i maestri delle botteghe ricevano un sussidio per ripagarli del tempo e delle spese necessarie per formare giovani apprendisti. Per quanto tempo ancora si dovrà attendere, prima di avere una risposta positiva come quella in arrivo per la sburocratizzazione delle autorizzazioni di inizio attività?
Il costo di un’operazione del genere, per lo Stato, non solo sarebbe molto contenuto, ma ampiamente ripagato dalla crescita di base imponibile generata dall’afflusso di risorse giovanili, in un comparto che ne ha assoluto bisogno sia per sopravvivere che per espandersi sui mercati nazionali e internazionali.