Nel cuore del Rinascimento italiano, tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, una figura misteriosa e affascinante ha preso forma in numerose opere d’arte, diventando uno degli esempi più iconici e riconoscibili della tradizione pittorica di quegli anni. Il volto di questa donna, dai lineamenti dolci e aggraziati, è stato immortalato da uno dei più grandi artisti dell’epoca, il celebre Pietro Perugino. Eppure, chi era realmente questa donna,  che divenne la protagonista di tante Madonne e figure femminili?

Il volto ritratto da Perugino non è altro che quello di Chiara Fancelli, sua moglie e modella. Figlia dell’architetto Luca Fancelli, Chiara divenne ben presto la musa ispiratrice di Perugino, il maestro delle figure delicate e dolci, che avrebbero segnato la sua arte. Il loro legame non fu solo professionale: la coppia ebbe insieme cinque figli, tre maschi e due femmine, formando una famiglia che avrebbe avuto un ruolo di rilievo nella Firenze del tempo.

La bellezza di Chiara Fancelli, con il suo viso rotondo, la bocca sottile e il mento delicato, divenne l’effigie per eccellenza della Vergine Maria nei dipinti del marito. Un’immagine che sarebbe stata riprodotta con costanza nelle opere di Perugino. Ma la sua influenza non si limitò solo all’arte di Perugino: la sua figura divenne un modello iconografico che si diffuse anche nelle opere dei suoi allievi, tra cui il giovane Raffaello. Quest’ultimo, divenuto uno dei pittori più celebri del Rinascimento, riprese il volto della Fancelli nelle sue Madonne e nei suoi ritratti. 

La fama di Chiara Fancelli, tuttavia, non si esaurì nel mondo dell’arte. Nel 1524, infatti, scrisse una lettera a Isabella d’Este, marchesa di Mantova, per offrirle un dipinto del suo defunto marito, “Marte e Venere sorpresi da Vulcano”. Tuttavia, la marchesa declinò l’offerta.

Chiara Fancelli morì il 21 maggio 1541 a Firenze e fu sepolta nel chiostro dei morti della basilica della Santissima Annunziata. La sua memoria, tuttavia, rimase viva attraverso le sue immagini, che continueranno a ispirare l’arte e la cultura del Rinascimento.

Il suo volto, un simbolo di dolcezza e grazia, è diventato un’icona immortale del Rinascimento, un legame tangibile tra arte, vita privata e cultura. C