Ciro Pauciullo, classe 1991. Si è formato artisticamente presso l’AIAD Accademia internazionale d’Arte Drammatica del Teatro Quirino di Roma sotto la direzione di Alvaro Piccardi, dove ha affinato le sue competenze recitative. Nel corso della sua carriera ha partecipato a diverse produzioni teatrali e cinematografiche. Tra i suoi lavori più noti figura il film “Qui rido io” (2021), diretto da Mario Martone. In ambito televisivo, ha preso parte alla serie “Ripley” (2024), basata sui romanzi di Patricia Highsmith. Oltre al cinema e alla televisione, Pauciullo ha una solida esperienza teatrale. Ha recitato in spettacoli come “Miseria e Nobiltà” e “Fatti Unici”, collaborando con registi di rilievo nel panorama teatrale italiano. Grazie alla sua versatilità e dedizione, Ciro Pauciullo continua a distinguersi nel panorama artistico italiano, contribuendo con le sue interpretazioni alla valorizzazione della cultura teatrale e cinematografica del paese.
Come ha scoperto la sua passione per la recitazione?
<<Non l’ho scoperta! Nel senso che è nato tutto un po’ per gioco; Io sono uno che gioca poco perché rischio di isolarmi per mesi restando nel mondo dei videogame, dato che quando gioco a qualcosa, devo vincere! Per me il gioco, quando inizia, prende il sopravvento sulla realtà e diventa la priorità! Da piccolino, la prima volta avevo 9 anni e mi ritrovai catapultato in una compagnia amatoriale di Ercolano, tutti adulti, avrebbero dovuto mettere in scena “Questi fantasmi” ed io avrei interpretato Arturo, figlio di Armida e Alfredo, ad un certo punto ricevevo uno schiaffetto… Abbiamo provato per mesi, ed ho sempre preso questo schiaffetto più volte a sera… Alla fine lo spettacolo non è mai andato in scena, ma forse mi ha segnato quello schiaffo, chissà! Comunque da allora ho cominciato con altre compagnie amatoriali locali fino a formarne una mia, insieme a mia sorella ed altri amici. Ho continuato così fino all’accademia e devo dire che, nonostante sia diventata la mia professione (il primo contratto da professionista con conseguente primo contributo versato risale al 2013), sto continuando a farlo “per gioco” ; e finché mi permettono di “giocare” … Io gioco! >>

Quali tappe fondamentali hanno caratterizzato il suo percorso di formazione artistica?
<< Io sono convinto che ogni tappa sia fondamentale nella formazione di un individuo e, ancor di più, in quella artistica. Da tutte le esperienze, sia belle che brutte (forse soprattutto quelle brutte, perché mi hanno temprato e fatto capire cosa – non –  bisogna fare e come – non –  bisogna comportarsi) credo di aver imparato molto, però posso dire che alcune le rivivrei con piacere e le consiglierei a tutti e quindi non posso che citare l’accademia per avermi insegnato la disciplina e per avermi aiutato a vedere il mondo della recitazione oltre il parlato ed il “dire bene” una battuta, per avermi fatto conoscere ed incontrare maestri della scena internazionale che ti portano lontano dalla comfort zone; A queste aggiungo i matinée che ti portano in una dimensione molto terrena ed umana, carico, scarico, montaggio e smontaggio scene oltre ad affrontare le folle di ragazzini pronti a dirti “Non ti credo!” se non sei veramente un “Re” o il “Cappellaio Matto” ma provi a limitarti a “recitarlo”.
E poi, una tappa fondamentale è stata la formazione de “Il Croco” , non è la compagnia teatrale o l’associazione con cui faccio i miei spettacoli… Ma è la mia famiglia dove respiro “il bello” e dove investo tempo, salute , soldi e idee e non mi pesa mai , anzi, è la mia “isola felice” che mi salva dai momenti bui, mi dà quella boccata d’ossigeno che mi permette di affrontare tutto il resto… Diciamo che investo nel “Croco” i soldi che dovrei investire in uno “Psicologo” e approfitto di questo spazio che mi dedicate per dire :” Grazie!” A due persone in particolare che capiranno subito e poi a tutti gli scalmanati che ci seguono accettando tutto col sorriso e, fidati, per sorridere sono veramente matti!

Avendo esperienza sia nel teatro che nel cinema, in che modo differenzia il suo approccio interpretativo nei due ambiti?
<< Secondo me se si viene dal teatro, si può arrivare a fare del buon cinema lavorando in sottrazione… Mentre se si viene dal cinema, è assai più difficile arrivare a fare del buono teatro perché si tende o a fare “troppo poco” quasi ‘niente’ , quindi non si porta per nulla la voce e non si riesce a tenere il personaggio per due ore di fila ( considerando che al cinema ogni take ha durate diverse ma di pochi minuti in genere) o si pensa di dover fare ‘troppo’ e diventa tutto esagerato e poco credibile, si rischia di strafare pensando che a teatro sia necessario quello. Purtroppo ho interpretato solo piccoli ruoli nel cinema e quindi non saprei dire come sarebbe interpretare un protagonista, ma in linea di massima cerco di lavorare proprio in sottrazione, inizialmente ,per deformazione, penso al personaggio come se fosse per il teatro, poi inizio a pensare che deve passare tutto , magari, solo da un primo piano , quindi riduco tutto al volto provando a scegliere e dosare piccoli ma precisi movimenti, magari uno sguardo, un movimento delle labbra, un sospiro , un sopracciglio che fa un certo movimento ecc ecc. Ma comunque posso garantire che un bravo attore sa essere bravo dappertutto anche se deve prendere confidenza con i diversi strumenti e mezzi che utilizza per raccontare una storia e fare arrivare un’emozione. Fondamentale è saper diventare “strumento” nelle mani del regista fidandosi e affidandosi! >>

Quali strategie adotta per prepararsi mentalmente ed emotivamente all’interpretazione di un nuovo personaggio?
<< Mentalmente non mi preparo, emotivamente mi lascio trasportare dalle parole nelle prime letture e durante le prove, cerco di non preimpostare un’emozione, un sentimento, altrimenti non sarebbero mai veri e sinceri , cerco di lasciar fluire, lasciarmi attraversare provando ad ascoltarmi ed ascoltarli, cerco di comprenderli e poi provo a riutilizzarli mettendoli a servizio del personaggio ma, cosa essenziale, è riuscire a gestirli e non lasciarsi mai sopraffare altrimenti si perde di vista la missione di questa professione… ‘trasmettere al pubblico’  e non ‘godere e compiacersi’ (diciamo che il godimento ed il piacere proprio devono essere un piacevole effetto collaterale) >>

Quali opere cinematografiche o teatrali hanno maggiormente influenzato la sua crescita artistica?
<< Non mi fermo ad un’opera, ma ad un personaggio, un genio… Guru indiscusso Massimo Troisi! L’eleganza con cui mette in mostra la fragilità maschile scardinando l’idea maschilista della “virilità” ostentata, senza far pesare tutto ciò, farlo risultare comico pur essendo un vero e proprio dramma per i personaggi che interpreta, tutto ciò che lui dice e vive nei suoi film e nei suoi sketch de ‘la smorfia’ per me è filosofia! >>

Esiste un ruolo o un genere che non ha ancora avuto modo di interpretare e che ambirebbe a portare in scena?
<< Due ruoli e due commedie molto diverse tra loro: Parlo di Pasquale Lojacono in “Questi Fantasmi” di Eduardo e Shylock in  “Il mercante di Venezia” di Shakespeare. Essendo ancora giovane per entrambi, ho ancora qualche speranza …>>

Vi è un attore o un’attrice con cui desidererebbe collaborare in futuro?
<< Non c’ho mai pensato a questo per riuscire a godermi sempre al meglio ciò che ho ( pur non riuscendo sempre al meglio), ma ora che ci penso Anthony Hopkins potrebbe essere il sogno irrealizzabile… Sapere di non poterci mai lavorare insieme mi permette di continuare a non imparare l’inglese! >>

Qual è stata la critica o il complimento che più l’ha colpita nel corso della sua carriera?
<< La critica peggiore è stata non essere preso proprio in considerazione per un ruolo , a detta di chi decideva, troppo grande per me, infattibile, non ‘sarei riuscito a reggere un personaggio così grande’… Sentirsi dire queste cose non è bello, soprattutto senza nemmeno provinarti prima. Mentre il complimento più grande è stato proprio l’opposto, sentirsi dire che sarei stato giusto per un ruolo per cui ero stato scartato , che si era sbagliato a non prendere me… sentirselo dire da chi ti ha scartato è bello.  Ah, il tutto prende ancora più valore perché entrambe le cose sono state dette dalla stessa persona.

Qual è la sua visione riguardo all’evoluzione del teatro e del cinema italiano nei prossimi anni?
<< Non riesco ad avere una visione molto a lunga gittata, ma considerando come vanno le cose, dico che il cinema italiano è in grande fermento e questo è un bene, ma la paura è che L’IA prenda il sopravvento man mano… Per costi e comodità. Per quanto riguarda il teatro credo che manchino le scommesse, i teatri, i direttori artistici, i produttori, hanno paura di investire… Non si ricoprono più determinati ruoli per l’amore verso l’arte ma solo per soldi, e quindi diventa tutto un trito e ritrito di usato garantito! Non esistono persone che investono veramente sulle compagnie “senza nomi” pur apprezzandone i lavori che fanno e riconoscendone il valore artistico, questo è un grande problema perché,  loro stessi, si ritroveranno tra 10 anni senza più “i nomi” e saranno costretti a produrre in teatro spettacoli con nomi televisivi che, nella maggior parte dei casi, non porteranno nulla di artistico ma solo incassi alti, abbassando le esigenze del pubblico e non permettendo a nessuno di crescere… Con questo, però, non dico che morirà, anzi ci sono tantissimi gruppi di resistenza artistica, continueranno ad esserci ne nasceranno dei nuovi… Poi nel teatro non possiamo aver paura dell’IA, non potrà prendere il sopravvento. >>

Può anticiparci qualcosa sui suoi prossimi progetti artistici e sugli obiettivi che intende perseguire nel futuro?
<< A breve cominciamo la tournée con Biagio Izzo , faremo il nord Italia con lo spettacolo “L’arte della truffa” di Augusto Fornari. Poi il 26 e 27 aprile sarò in scena al teatro Acacia di Napoli con “Amore perduto” una commedia degli equivoci, molto divertente , col mio fratello d’arte Domenico Pinelli e con una compagnia straordinaria composta da Camilla Bruno, Francesco Rivieccio, Dino Porzio e Mariangela Rinaldi; Poi l’1-2-3-4 Maggio ci aspetta il debutto al Teatro Bracco di Napoli , dello spettacolo “Scrivi che ti passa” scritto da me e Domenico Pinelli ed in scena saremo quasi la stessa formazione di “Amore Perduto”, con: Francesco Rivieccio, Dino Porzio e Adele Vitale ad affiancare me e Domenico in scena e come aiuto regia Camilla Bruno e ai Costumi Mariangela Rinaldi. Poi dalla prossima stagione , prima di ripartire con la tournée de “l’arte della truffa” con Biagio Izzo, distribuiremo un po’ “Scrivi che ti passa” e nel frattempo altra roba bolle in pentola in attesa che sia presto pronta.>>

Ci saluta con un suo motto?
“Per angusta ad Augusta” … Per vie anguste fino alla Felicità!
È anche l’augurio che rivolgo a tutti i lettori.