“Già nella fase dello studio occorre avvicinare i ragazzi all’evoluzione della tecnologia che modificherà il nostro futuro. La logica deve essere sempre quella di evolvere ma tenendo come punto di riferimento la centralità dell’essere umano, che deve essere quello che imposta l’intelligenza artificiale e poi ne raccoglie gli esiti”. Lo ha dichiarato Rosaria Tassinari (deputata di Forza Italia in Commissione Cultura alla Camera), nel corso del Cnpr forum “Scendere in campus: scuola e università in prima linea per trasformare le sfide in opportunità” promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
“Sono anche convinta – ha aggiunto Tassinari – che l’intelligenza artificiale, se utilizzata in maniera adeguata, possa essere di grande supporto eliminando quelle mansioni che possono essere il più possibile ripetitive e dando l’opportunità all’uomo di occuparsi della parte organizzativa. Sono altresì convinta che la scuola debba essere al passo con i tempi e favorire un’integrazione assoluta modificando anche i programmi, rendendoli il più possibile moderni in un’ottica di matching fra il mondo della scuola e il lavoro. Non dimentichiamo che i ragazzi devono essere formati per affrontare la loro vita”.
Sulla disomogeneità dei percorsi scolastici punta il dito Gaetano Amato (deputato del Movimento 5 Stelle e componente della Commissione Cultura a Montecitorio): “Il Pensiero di Pirandello nella celebre commedia ‘L’uomo dal fiore in bocca’ quando dice “Il futuro è nel passato” è perfettamente centrato. La scuola italiana si è modificata, è cambiata. Prima formava l’uomo, dava gli strumenti che servivano alla formazione dell’individuo; adesso ci ritroviamo una scuola puntata sulle professioni specifiche senza sapere neanche se queste avranno sviluppo occupazionale nel futuro. Sono del parere che la scuola deve tornare alla formazione di base, che è essenziale allo svolgimento di qualsiasi attività. Se lo studente cresce su strutture solide saprà adeguarsi alle nuove esigenze. La scuola italiana deve fare un passo indietro, ritornare a quello che è stato. Senza dimenticare che al Meridione è messa peggio che al Settentrione; già questo basta a creare una profonda disparità di offerta a tantissimi ragazzi che si trovano a dover scegliere tra un ventaglio di opportunità inferiori. L’Autonomia differenziata sta provando a spaccare l’Italia maggiormente e porterà quei giovani che vogliono affrontare la vita lontano da un Sud sempre più impoverito”.
Per Andrea De Bertoldi (parlamentare di Fratelli d’Italia) in Commissione Finanze alla Camera): “La nostra cultura scolastica generalista, di estrazione classica, ha abituato lo studente a ragionare e ci ha sempre differenziato positivamente nei confronti degli altri modelli di istruzione. Questa nostra peculiarità ritengo possa essere un vantaggio in un momento nel quale l’intelligenza artificiale sicuramente potrà modificare i mestieri così come le caratteristiche dei nostri lavori. Ma resterà il fatto che l’uomo sarà sempre determinante nei processi di crescita e sviluppo del Paese. La nostra cultura dunque potrà essere un’arma assolutamente fondamentale per dare risposte più soddisfacenti al mercato del lavoro e al mondo delle professioni, stante la straordinaria capacità di sapersi meglio adeguare al cambiamento. Bisogna credere nella nostra storia, nella cultura classica improntata sul pensiero, sul ragionamento. Gli strumenti informatici dovranno essere al nostro servizio, l’abilità sarà proprio quella di riuscire a governarli con sapienza, nella consapevolezza che non potranno mai sostituire il contributo di originalità ed esperienza offerti dall’uomo”.
Devis Dori (deputato di Alleanza Verdi-Sinistra in Commissione Giustizia a Montecitorio) ha sottolineato come “l’intelligenza artificiale non sostituirà mai l’uomo, potrebbe in alcune situazioni entrare in competizione ma questo deve essere per noi uno stimolo a migliorare. In determinati campi l’intelligenza artificiale offre supporti importanti. Pensiamo alla ricerca scientifica, medica e anche quella storiografica. Da questo punto di vista anche il nostro percorso scolastico deve essere rivisto. Già da diversi anni si diceva che nel 2030 l’8% dei posti di lavoro sarebbero stati caratterizzati da attività assolutamente nuove con tipologie del tutto innovative. Mettendo in discussione anche la parte formativa dei giovani e i percorsi scolastici. Una cosa è certa: noi dobbiamo preparare i nostri ragazzi ad avere tutti quegli strumenti utili a predisporsi a lavori che effettivamente oggi nemmeno immaginiamo. Da questo punto di vista l’intelligenza artificiale non credo possa essere, come alcuni la intendono, addirittura come una minaccia. Io penso che sia un’opportunità”.
In apertura del Cnpr Forum si è parlato dell’incontro con gli studenti alla tappa salernitana del Salone dello Studente con Rosa Santoriello (Consigliera d’amministrazione della Cassa dei ragionieri e degli esperti contabili) e Giuseppe Esposito (delegato della Cnpr).
Nel corso del dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Eleonora Linda Lecchi, commercialista e revisore dei conti di Bergamo: “In un contesto in rapida evoluzione i bambini che oggi vanno a scuola probabilmente svolgeranno attività lavorative che attualmente non esistono. Poi l’Intelligenza artificiale minaccia di far scomparire mestieri e professioni. Di fronte a questi processi oramai inarrestabili bisogna individuare i migliori percorsi formativi per trasformare le sfide in opportunità”. Le conclusioni sono state affidate aPaolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale Esperti contabili: “Abbiamo esattamente percepito la dicotomia rispetto al tema dell’istruzione: da un lato c’è il richiamo al passato, cioè ritornare a una scuola che ha come compito primario quello di formare dal punto di vista umano gli studenti; dall’altra parte c’è la necessità di avvicinare sempre più il mondo della scuola a quello del lavoro per fare in modo che la scuola sia sempre più capace di sviluppare capacità specifiche e formazioni direttamente applicabili. E’ una dicotomia dalla quale non si riesce a uscire e la nostra scuola non è più né l’una né l’altra cosa. Non riesce più a essere maestra di vita e non riesce a essere formatrice in materia di lavoro. Nel contempo abbiamo il corpo insegnante demotivato e poco riconosciuto. Bisognerebbe completamente riformare l’idea di scuola, decidendo per cambiamenti importanti e agendo piuttosto che restare inerti in una situazione che serve a poco nell’uno e nell’altro senso. Il nostro Paese si muove molto lentamente a dispetto di quel che accade in altre nazioni”.