Prandini “Abbiamo contribuito a garantire libertà e democrazia. Siamo stati motore della rinascita dell’Italia. E ancora oggi rappresentiamo il cuore pulsante che dà vita al sistema agroalimentare italiano con  il valore che genera in tutta la filiera.” “È il nostro settore ad animare questa Italia, non solo dal punto di vista economico, ma soprattutto sociale, culturale e turistico. Un’Italia fatta di bellezza, di paesaggio, di turismo, di biodiversità e di distintività, ma che ha bisogno di cura per esprimere ancora di più il proprio potenziale.” “Coldiretti crede nell’Europa dalla quale non si può prescindere senza condannarsi all’emarginazione e alla decrescita specie in uno scenario mondiale denso di conflitti che sono alle nostre porte, ma serve, come spesso ammonisce il Presidente Mattarella nei suoi interventi, un’ Europa più coraggiosa che dia risposte alle famiglie, alle imprese.”
Mattarella: “Rivolgere lo sguardo a questi ottanta anni che ci separano dal 1944 – ha detto nel suo intervento il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella  – significa leggere la storia di un Paese che ha saputo modernizzarsi, crescere, consolidare la libertà dei suoi cittadini, vivere in pace, realizzare importanti obiettivi che la Costituzione della Repubblica ci ha affidato. In questa storia, tra i protagonisti, troviamo la Confederazione Nazionale dei Coltivatori diretti, o, più semplicemente, la Coldiretti, come gli italiani hanno appreso a conoscerla.” “Le politiche europee hanno saputo introdurre percorsi che hanno collocato la difesa dell’agricoltura nel contesto delle politiche territoriali tese alla salvaguardia dei territori e delle popolazioni delle aree interne.” “La Repubblica sa che l’agricoltura è determinante per il futuro del pianeta. La Repubblica sa che è a partire da elementi essenziali come l’acqua e il cibo che si costruisce la pace tra i popoli. L’indispensabile cooperazione internazionale, nella quale siete impegnati per la vostra parte, vi rende veicoli di pace. L’agricoltura è futuro per l’umanità.”
Lollobrigida: “Abbiamo tante battaglie a livello locale, a livello nazionale, ma soprattutto – ha concluso il Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida – fuori dai nostri confini, con un’Europa che dobbiamo rafforzare, un’Europa che dobbiamo rafforzare, che vede nell’Italia un punto di riferimento, con un modello mondiale che ci vede i protagonisti.”
Coldiretti festeggia gli 80 anni dalla fondazione con un grande evento alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E’ intervenuto il Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida. Con il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini e il segretario generale Vincenzo Gesmundo,  presenti rappresentanti delle Istituzioni, del mondo politico, economico e della società civile, oltre che delle forze dell’ordine, assieme ad agricoltori provenienti da ogni regione d’Italia. “Gli 80 anni di Coldiretti – ha detto il presidente nazionale Ettore Prandini – sono una storia importante che non guarda solo il passato con riforme fondamentali che hanno tracciato il futuro oggi dell’agricoltura italiana.  La riforma agraria che distribuì più di 3,6 milioni di ettari, a quelli che venivano chiamati mezzadri che divennero contadini e agricoltori, un riscatto sociale economico che non ha avuto precedenti nella storia europea e soprattutto che oggi genera un valore complessivo nella filiera agroalimentare di 620 miliardi, 4 milioni di occupati, 70 miliardi, il record storico per quanto riguarda le esportazioni del nostro Paese. Dobbiamo fare ancora di più nel contesto europeo per modificare quei regolamenti che portano ad avere una tracciabilità dei prodotti, una certezza rispetto a quello che arriva sulle tavole dei nostri cittadini, evidenziando tutto ciò che l’Italia può offrire, non solo per il mercato interno, ma sempre di più per i mercati mondiali.” “Abbiamo contribuito a garantire libertà e democrazia. Siamo stati motore  – ha evidenziato Prandini –  della rinascita dell’Italia. E ancora oggi rappresentiamo il cuore pulsante che dà vita al sistema agroalimentare italiano con  il valore che genera in tutta la filiera . Siamo una grande comunità popolare e rivendichiamo con orgoglio il lavoro di relazione umana che ogni giorno mettiamo in campo nelle nostre aziende.
Siamo un grande laboratorio di inclusione a cielo aperto. Penso alle migliaia di esperienze di agricoltura sociale, alcune le abbiamo sentite prima, che in tutte le regioni rappresentano un welfare integrativo e di sussidiarietà a quello pubblico. Penso all’impiego dei lavoratori stranieri perché la nostra agricoltura è frutto del lavoro comune fatto anche con i nostri preziosi collaboratori che vengono da fuori e continueranno a venire per aiutarci a crescere contando sulla nostra ospitalità oltre che fuggendo dalle misere e dalle guerre e dalle paure avvertite nelle loro terre di provenienza. Ma nello stesso tempo abbiamo creato le condizioni con un atteggiamento completamente diverso rispetto a quello di altri paesi che non era quello di andare a colonizzare i nuovi territori in Africa, ma nel esportare le nostre conoscenze, il nostro elemento legato alla formazione, le intelligenze italiane, per dargli una nuova dignità col piano Africa per quanto si riguarda guidato da Bonifiche Ferraresi. Proprio per questo abbiamo voluto la legge anche sul caporalato.
Eravamo gli unici, venivamo attaccati, ma perché lo sfruttamento va sempre combattuto, in qualsiasi momento. Non è tollerabile in Italia come fuori dai nostri confini.  Il rispetto dei lavoratori non è per noi un valore negoziabile. Oggi celebriamo gli  Ottant’anni, della nostra grande organizzazione, del nostro padre fondatore Paolo Bonomi, ma in questa giornata un pensiero va a Satnam Singh che ha perso la vita  a Latina per la stupidità, inaccettabile, volgare di tutto ciò che purtroppo l’ha riguardato.”  “Lavoriamo da decenni per valorizzare anche il ruolo della donna in agricoltura.  Le  abbiamo ascoltate e questa sala lo dimostra.
Oggi – oggi specificato il presidente  di Coldiretti – un terzo dei nostri imprenditori è donna, e hanno portato nelle nostre imprese bellezza, capacità e vivacità. E non possiamo ricordare la multifunzionalità, ripeto, delle nostre imprese, che animano tutti i nostri territori. I nostri mercati  di Campagna Amica sono stati un elemento di vicinanza con il cittadino e il consumatore, nello spiegare la qualità dei nostri prodotti. Ma grazie ai mercati di Campagna Amica,  abbiamo creato le condizioni perché 50.000 imprese agricole potessero continuare a svolgere il loro lavoro che diversamente non sarebbero state in grado di continuare. I nostri agriturismi, l’enoturismo, l’ecoturismo sono l’immagine limpida di tutto questo, sono il luogo dove cittadini e agricoltori diventano coproduttori e condividono una visione democratica e sociale non è solo fatta di città, è la nostra Italia, la nostra bellezza, quella delle aree rurali, delle aree interne, collinare e montane, un’Italia viva dove ci sono oltre un milione e 600 mila giovani sotto i 18 anni, orgogliosi delle loro radici.  È il nostro settore ad animare questa Italia, non solo dal punto di vista economico, ma soprattutto sociale, culturale e turistico. Basta vedere come i nostri viticoltori hanno dipinto queste colline e questi territori, rendendoli unici e oggi sono diventati il più grande volano di carattere turistico che genera occupazione, valore economico, bellezza, che tutti ci invidiano. Un’Italia appunto fatta di bellezza, di paesaggio, di turismo, di biodiversità e di distintività.” “Un’Italia che ha bisogno di cura – ha evidenziato il presidente di Coldiretti Prandini –  per esprimere ancora di più il proprio potenziale. Abbiamo però bisogno di essere protetti dalla fauna selvatica incontrollata che distrugge i campi e mette a rischio la vita delle persone e degli animali. Abbiamo bisogno di infrastrutture materiali e immateriali che ci tengono collegati fisicamente e digitalmente al resto del paese. Abbiamo bisogno di un’attenzione rispetto al tema per il quale oggi tutti i sistemi produttivi perdono circa, in termini di capacità competitiva, 90 miliardi di euro ogni anno. 9 miliardi solo l’agroalimentare italiano. Ed è proprio per questo che il tema delle infrastrutture sarà centrale nelle scelte che verranno fatte a livello politico.  “Investire, per quanto riguarda il tema delle ferrovie, – ha detto il presidente di Coldiretti –  è giusto, sul trasporto ad alta velocità per i passeggeri. È altrettanto importante investire sul trasporto merci su rotaia, che diventa sostenibile per quanto riguarda ciò che ci potrà riguardare legato anche alle emissioni in atmosfera, ma rende più veloci quelli che sono i trasporti e con un collegamento stretto col tema della portualità, dove i porti saranno le vere autostrade del futuro. Serve all’Italia un grande piano per la realizzazione di bacini di accumulo e evitare la dispersione di acqua per la mancanza di una rete efficiente, perché senza acqua non c’è cibo, non c’è industria, non c’è sviluppo e non ci sarà nemmeno intelligenza artificiale. Basti pensare che per poterla sviluppare, sono dati di carattere tecnico-scientifico,  serviranno più di 7.000 litri per ogni singolo cittadino ogni giorno per riuscire a fare in modo di raffreddare tutti i processori dei dati e creare le condizioni per le quali l’intelligenza artificiale, per quanto regolamentata, possa realmente poi essere usata anche dalle nostre imprese. Ma soprattutto senza acqua non c’è vita. La siccità sempre più cronica va affrontata anche attraverso, mi ripeto, gli invasi alla loro manutenzione, ma soprattutto per quanto riguarda una nuova realizzazione. Non c’è più tempo da perdere. Penso alla transizione digitale necessaria che richiede strutture di connessione più veloci, anche per l’attivazione dell’agricoltura di precisione, per mettere l’innovazione al servizio delle persone. Già oggi stiamo investendo per dare futuro alle le nostre imprese, utilizzare le migliori tecnologie anche per essere sempre più sostenibili, come l’ETEA. Tecnologie che richiedono sempre più formazione specializzata. Presidente, da troppi anni manca una visione strategica che metta in connessione mondo della scuola, dell’università e delle imprese. Oggi abbiamo bisogno di una formazione di alto livello che dia prospettiva ai giovani che lavoreranno nelle nostre imprese e grazie a queste giovani competenze potremmo vincere le sfide che abbiamo davanti. In questa sala oggi abbiamo più di 200 ragazze e ragazzi che hanno deciso di fare gli agricoltori come scelta di vita. Molti di loro non sono figli di contadini. A loro dobbiamo risposte e da loro prendiamo l’entusiasmo che genera il cambiamento. Non chiedono l’assistenzialismo, ma rispetto. Dobbiamo garantire loro la possibilità di avere un giusto reddito economico con una nuova forma di ripartizione del valore all’interno della filiera agroalimentare, dove l’agricoltura non può essere sempre l’anello debole sul quale vengono scaricate tutte le inefficienze dalla filiera stessa.” “L’agricoltura italiana – ha sottolineato Prandini – in questo si pone alla guida di un modello di sviluppo, capace di valorizzare insieme ambiente e distintività, cura del territorio e benessere animale. Crediamo nella scienza libera. Abbiamo bisogno di più ricerca pubblica per affrontare il cambiamento climatico. Siamo l’agricoltura più sostenibile d’Europa e l’Europa è il continente più sostenibile a livello globale, lo dicono i numeri. Ma sono numeri che spesso non conoscono nemmeno i cittadini italiani. Dobbiamo insegnarli alle nuove generazioni. Dobbiamo uscire da quelle forme di strumentalizzazione, dove spesso e volentieri anche la nostra zootecnia viene attaccata e additata in termini di responsabilità che non ha. Nel mondo la zootecnia italiana è un esempio per quanto riguarda l’efficienza, per quanto riguarda il benessere animale, per quanto riguarda la qualità dei prodotti agroalimentari che va a generare e garantire ai cittadini. Lei, Presidente, è stato vicino fin da subito alla nostra iniziativa della Festa dell’Educazione Alimentare, un percorso che ci ha permesso di entrare in contatto con milioni di giovanissimi cittadini. Dobbiamo fare un passo ulteriore Dobbiamo rendere le mense scolastiche un luogo attivo di formazione culturale sul cibo. Vogliamo collaborare per garantire l’accesso al miglior cibo di qualità a tutti i nostri bambini, a prescindere dal reddito delle loro famiglie. È una questione di giustizia, è un investimento sulla salute del nostro Paese, è un modello educativo che valorizza la dieta mediterranea, anche da chi ha tentato di utilizzarne  denominazione in modo improprio e speculativo. Le mense scolastiche pubbliche devono essere un luogo per contrastare quel fenomeno sempre più diffuso dell’obesità infantile, collegato ad una cattiva alimentazione che riguarda i nostri figli, ma anche gli adulti, dove i cibi ultra-processati stanno prendendo sempre più spazio. Facciamo nostro l’allarme del mondo medico e degli scienziati. Le scuole, mi ripeto, dovrebbero diventare parte attiva nella concreta diffusione e promozione della dieta mediterranea, sì patrimonio dell’Unesco, ma sempre meno seguita a tavola. Vogliamo condividere con le nuove generazioni la ricchezza della distintività del nostro cibo, le sue radici culturali profonde, biodiversità, distintività, il settore biologico è quello che oggi il mondo ci invidia. Ne abbiamo un patrimonio dove l’Italia, sullo 0,50% della superficie che rappresenta a livello globale, rappresenta più del 70% dalla biodiversità al mondo. Per questo siamo contro i modelli di omologazione che portano a concentrare nelle mani di pochi la ricchezza e la produzione degli alimenti. Crediamo che le diversità siano un valore che si può affermare attraverso i mercati internazionali aperti, con regole chiare e con accordi che portano al rispetto del principio di reciprocità, alla valorizzazione delle nostre IGP, delle nostre DOP contro il rischio della falsificazione dei marchi italiani che generano un valore nell’Italian Sounding di 120 miliardi di euro.” “La trasparenza, la certezza data al cittadino, al consumatore, – ha specificato il presidente di Coldiretti  – ci metterà nella condizione di recuperare questo valore che in Italia si traduce in nuova occupazione. Noi difendiamo l’agricoltura famigliare. Nel mondo rappresenta l’80 per cento delle aziende agricole. Siamo noi a produrre e non permetteremo a nessuno di volerci sostituire con prodotti fatti in laboratorio. Vogliamo l’applicazione piena del principio di precauzione per la salute dei nostri cittadini. Siamo per la trasparenza perché pensiamo sia un diritto di ogni persona conoscere da dove proviene il cibo che mangia. Per questo stiamo raccogliendo le firme per la modifica del codice doganale e all’etichettatura d’origine a livello europeo. Sono orgoglioso di poter dire che abbiamo già raccolto più di trecento mila firme del milione necessario e partiremo con una campagna di mobilitazione che ooinvolgerà tanti altri Paesi dell’Unione per raggiungere questo importante risultato.
“Sia chiaro – ha specificato il presidente Prandini – che Coldiretti crede nell’Europa dalla quale non si può prescindere senza condannarsi all’emarginazione e alla decrescita specie in uno scenario mondiale denso di conflitti che sono alle nostre porte, ma serve, come lei spesso ammonisce, Presidente nei suoi interventi, un Europa più coraggiosa che dia risposte alle famiglie, alle imprese. Siamo consapevoli che nessuno Stato, ripeto, da solo possa farcela. Per questo lavoriamo per un’Unione Europea diversa, un’Europa più semplice e meno burocratizzata, dove agricoltura e ambiente si tengono per mano e affrontino le sfide che abbiamo. Un’Europa che sia in grado di guardare alle sfide globali senza lasciare un protagonismo economico alla Cina e agli Stati Uniti. Serve velocità nelle scelte. Un’Europa che si apra ad una sfida mai sottolineata prima, quella della sovranità alimentare e agricola senza pregiudizi di carattere ideologico. Paolo Bonomi diceva: L’Europa deve sentire l’imperativo categorico di unirsi, ma senza mai pregiudicare i nostri territori. Io mi permetto di aggiungere senza mai pregiudicare la nostra identità, la nostra cultura. Credo che la sua lezione sia più viva che mai. Credo che la sua Coldiretti, la nostra Coldiretti, la mia Coldiretti, quella del Segretario Generale, quella di ogni socio di questa grande organizzazione, dopo 80 anni sia più viva che mai. Viva i nostri Dirigenti, viva i nostri Dipendenti, viva gli agricoltori, viva gli allevatori. Qua in mezzo a noi. Viva l’Italia, Paese straordinario, e viva la Col diretti, presidio e custode del nostro territorio.”
“Rivolgere lo sguardo a questi ottanta anni che ci separano dal 1944 – ha detto nel suo intervento il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
 – significa leggere la storia di un Paese che ha saputo modernizzarsi, crescere, consolidare la libertà dei suoi cittadini, vivere in pace, realizzare importanti obiettivi che la Costituzione della Repubblica ci ha affidato. In questa storia, tra i protagonisti, troviamo la Confederazione Nazionale dei Coltivatori diretti, o, più semplicemente, la Coldiretti, come gli italiani hanno appreso a conoscerla.”
“Se, nel 1951, la messa in comune del carbone e dell’acciaio, con la istituzione della Ceca, diede il via al processo di pace nell’Europa occidentale, sarà l’agricoltura a essere protagonista della seconda fase, quella dei Trattati di Roma del 1957, alle origini dell’odierna Unione Europea – ha ricordato il Presidente Mattarella.”
Significativi sono gli obiettivi sanciti nell’articolo 39 del Trattato che istituisce la Comunità economica europea  in tema di agricoltura. “La valorizzazione delle produzioni italiane  – ha detto il Presidente Mattarella – ci vede oggi al primo posto nella UE per prodotti a cui viene riconosciuta la qualità DOP (denominazione origine protetta), IGP (indicazione geografica protetta), STG (specialità tradizionali garantite). Le politiche europee hanno saputo introdurre percorsi che hanno collocato la difesa dell’agricoltura nel contesto delle politiche territoriali tese alla salvaguardia dei territori e delle popolazioni delle aree interne. Il nostro obiettivo, costantemente alla nostra portata – e anche il nostro interesse nazionale – è quello di avere successo sui mercati internazionali grazie all’alta qualità dei nostri prodotti. Su questo piano non abbiamo nulla da temere. Al contrario, siamo al vertice.”

“Riprendendo una considerazione del Segretario generale, Gesmundo, – ha aggiunto il Presidente della Repubblica –  saremmo danneggiati da una competizione tra i vari Paesi, tramite regole di chiusura dei mercati, quasi di sapore autarchico, tentazione che ogni tanto affiora qua e là in Europa. Si chiuderebbero spazi al prevalere della buona qualità. Quella che noi, in ogni campo, assicuriamo. L’agricoltura esercita un’influenza polifunzionale incidendo in modo importante sui tradizionali rapporti che vedevano la dipendenza delle aree rurali dalle aree urbane.”

“È questo un terreno di sfida che  – ha detto, altresì, il Presidente della Repubblica  – riguarda una grande organizzazione come la Coldiretti. Giovanni Galloni, importante economista agrario, oltre che uomo politico, osservava che “l’agricoltura è generativa di beni comuni”. Agricoltura e identità dei territori sono strettamente connesse, come sottolineava poc’anzi il Presidente Prandini. Il paesaggio italiano è debitore nei confronti delle opere di trasformazione introdotte dalla pratica agricola. Così come la difesa dell’ambiente, la sostenibilità, la salubrità degli alimenti, la sicurezza alimentare, sono questioni che vi vedono protagonisti. L’agricoltura, l’alimentazione, connotano una civiltà, quella italiana, innanzitutto. E, come ha molto opportunamente osservato il presidente Prandini, l’agricoltura si ripropone, oggi, come un significativo fattore di coesione, di integrazione, di legalità, di cittadinanza.”

“Difatti, non bisogna avere paura del nuovo. Forse  ribaltando l’immagine ben conosciuta, potremmo dire che non serve vino vecchio né in otri né in tempi nuovi. Vale per il cambiamento climatico. Occorrono ricette, soluzioni aggiornate, con la stessa lungimiranza che permise di affrontare, con i mezzi di allora, la rinascita del nostro Paese.” – ha rilevato il Presidente Mattarella, domandando: “Se avessero avuto lo sguardo rivolto indietro i Padri della Repubblica, i Padri della Coldiretti, dove ci avrebbero condotto? Dove saremmo oggi?”

“Siamo loro debitori e – ha detto concludendo –  dalla loro esperienza siamo sollecitati alla medesima lungimiranza. La Repubblica sa di identificarsi in ampia misura nell’agricoltura. È valso al tempo della pandemia; e agli agricoltori va il ringraziamento della Repubblica per avere assicurato nutrimento al Paese in quei tempi difficili. Vale, è valso, per le alluvioni – poc’anzi ricordate dal Presidente Prandini – che colpiscono l’Italia, che vedono prove di autentica responsabilità e di grande solidarietà nel mondo agricolo. La Repubblica sa che l’agricoltura è determinante per il futuro del pianeta. La Repubblica sa che è a partire da elementi essenziali come l’acqua e il cibo che si costruisce la pace tra i popoli. L’invasione russa in Ucraina, la gravissima crisi medio-orientale, stanno ponendo a dura prova la possibilità di sopravvivenza di intere popolazioni, con un uso spregiudicato della risorsa alimentare come arma. L’indispensabile cooperazione internazionale, nella quale siete impegnati per la vostra parte, vi rende veicoli di pace. L’agricoltura è futuro per l’umanità. Fedele alle proprie radici, sono certo che troveremo sempre su questa strada la Confederazione dei prossimi decenni.” “Qualcuno dice dove c’è agricoltura, c’è maggiore aggressione al territorio. E’ esattamente il contrario, dove non c’è agricoltura viene giù tutto.” Ha esordito nel suo intervento il Ministro dell’agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, rilevando:  “lo sanno in Emilia, lo sanno nelle altre regioni dove manca l’agricoltura, la situazione peggiore. Ma intuizioni che insomma, vi assicuro, non sono una novità di questo tempo e di questo secolo. Abbiamo lavorato sulla concorrenza sleale, certo c’è ancora molto da fare perché è giusta la ripartizione all’interno della filiera, ma il primo obiettivo che ci dobbiamo porre è valorizzare la filiera perché è più facile, difendendo un prodotto dall’alto valore, parmigiano o reggiano, per esempio, pagare di più il latte ai nostri produttori. È più facile se noi difendiamo il valore dei nostri prodotti, riuscire ad avere più valore, da ripartire più equamente all’interno della filiera. Sono obiettivi comuni, avremo altre battaglie da fare. Abbiamo difeso il territorio. Qualcuno, tanti, tanti, ci hanno contestato l’articolo 5 del decreto agricoltura: proibire i pannelli a terra. Noi abbiamo specificato con chiarezza: siamo il Ministero che ha permesso la maggiore produzione di energia solare, grazie alle imprese agricole, sui tetti, sulle stalle, sulle serre, senza togliere però un metro quadro di terra che è destinata alla produzione di prodotti agricoli e per quello ha una fiscalità agevolata.”  “Marcora della stessa impostazione della Coldiretti con cui lavorò in sinergia per raggiungere importanti risultati, prima di fare il ministro dell’Agricoltura ebbe la capacità di immaginare l’obiezione di coscienza”– ha ricordato Lollobrigida, annunciando: Noi abbiamo voluto declinare, anche in nome di questa suggestione, quello che nel 2001 è stato inserito tra i progetti di servizio civile, che è il servizio civile in agricoltura. ”   “Noi abbiamo intenzione di leggere le leggi che lo Stato ha e poi metterle in campo – ha affermato il Ministro dell’Agricoltura  della Sovranità alimentare e delle Foreste, evidenziando: Significa che le persone che sono qui, gli imprenditori agricoli, prenderanno dei giovani e li sfrutteranno non pagandoli? No, il servizio civile non è il lavoro. Il servizio civile è quello, anche in agricoltura, che era scritto in una foto bella di un congresso: Chi ama la terra ama la patria. E avere la possibilità di conoscere meglio, di promuovere il prodotto italiano, di lavorare a fianco degli imprenditori agricoli, non è sfruttamento, è valorizzazione di un’esperienza che tanti giovani italiani potranno fare, come la fanno nell’ambiente, nelle biblioteche, nei sindacati, nei comuni, anche a contatto con le imprese agricole.” “Abbiamo tante battaglie a livello locale, a livello nazionale, ma soprattutto – ha concluso il Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida – fuori dai nostri confini, con un’Europa che dobbiamo rafforzare, un’Europa che dobbiamo rafforzare, che vede nell’Italia un punto di riferimento, con un modello mondiale che ci vede i protagonisti. Vedete, anche il G7. Noi abbiamo una serie di cose da fare. La PSA mi veniva ricordato come un fatto pandemico. È un virus molto più aggressivo di quello del Covid 10, 20 volte più aggressivo. Per fortuna non contagia l’uomo direttamente, ma indirettamente nelle proprie attività economiche. Dobbiamo cercare intanto di far resistere le nostre imprese, garantire l’export delle nostre imprese e valutare anche in termini internazionali come superare alcuni egoismi di alcune nazioni che a volte fanno le birichine e pensano di approfittare di una situazione difficile della singola nazione per occupare fette di mercato.”