Chi ancora ha memoria dell’opera epica di Ludovico Ariosto troverà molte affinità tra il Paladino di Carlo Magno Orlando e il nostro Sceriffo “salerno-lucano”, Vincenzo De Luca. Entrambi “guerrieri” infallibili e invincibili. Entrambi innamorati follemente: l’Orlando del poema di Ariosto, della bellissima Angelica, Principessa del Catai, che si rifugia alla Corte di Carlo Magno per sfuggire ai nemici mussulmani. L’amore profondo del nostro “Paladino del Terzo millennio” alias Vincenzino De Luca, é rivolto invece ad un “oggetto ingombrante”. Il nostro si é infatti invaghito follemente di una poltrona. La poltrona più alta che c’é in Campania. Quello scranno di Governatore che proprio non vuol mollare, neanche dopo che sarà scaduto il suo lungo secondo mandato, come Legge impone. Non ci dorme la notte, non si capacita di giorno, non si rassegna nè in estate nè in inverno. E questo arrovellarsi e tormentarsi notte e dì, alla lunga gli ha fatto perdere il senno (come il Paladino dell’ Orlando Furioso). E giù invettive, accuse, frasi volgari all’indirizzo di uomini e donne, politici e non, che a suo dire, minacciano i suoi programmi e il suo metodo singolare di governare la Regione Campania. Esternazioni farneticanti e senza fine rivolte alternativamente al suo “nemico giurato” dal nome Raffaele Fitto, Ministro per Gli Affari Europei e le Politiche di Coesione e la gestione del PNRR, con delega per il Sud, colpevole solo di aver comunicato alla Regione Campania che i Fondi di Coesione vanno concordati con il Governo centrale, al fine di individuare opere pubbliche coerenti con i progetti nazionali da finanziare in uno sforzo collettivo e condiviso per evitare spese inutili e improduttive. Apriti cielo! Tentativo subdolo di “Lesa Maestà del potente Sceriffo Paladino” posto in essere “segretamente” dal pugliese avversario che forse ha in animo subdolamente di sfilargli la poltrona tanto amata. Ma se gli attacchi a Fitto non bastano, ecco il nostro Paladino rivolgersi direttamente alla odiata Giorgia Meloni, che é donna, madre e pure Presidente del Consiglio di quel Governo di Centro Destra che nientemeno ha osato negare per legge la possibilità di autorizzare il terzo mandato da Governatore di Regione (non solo a lui, ma a tutti quei Presidenti delle Giunte Regionali che abbiano già compiuti due mandati consecutivi in quel ruolo prestigioso) . Provvedimento che ricalca e conferma la Legge Istitutiva delle Assemblee Regionali di tutta Italia sin dal 1970 e che si é deciso legittimamente di non modificare. In primis nella possibilità di estensione al terzo mandato consecutivo per i Presidenti eletti due volte consecutivamente. E anche qui la polemica si fa aspra e le ingiurie non si risparmiano. Anche quelle volgari e per di più personali e reiterate rivolte alla Presidente del Consiglio. Ma poi, secondo il novello “Orlando Furioso”, occorreva andare oltre. Spingersi dove la decenza e il buon senso, oltre alla prudenza che il profilo istituzionale ricoperto dal “nostro” gli avrebbe consigliato, o per meglio dire imposto. Ed ecco spuntare a ciel sereno e in modo violento le accuse al Parroco del Parco Verde di Caivano, quel Don Maurizio Patriciello, Paladino (Lui sì, autentico Paladino!) della lotta alle mafie combattute tutte personalmente e senza tentennamenti in un territorio pericoloso ed ostile a chi si frappone alle attività illecite della malavita. Quel Parroco di frontiera che per la sua missione di giustizia e legalità é finito sotto scorta di polizia dopo i ripetuti episodi di intimidazione alla sua Chiesa e alla sua persona. Anche quest’uomo che dovrebbe da tutti essere additato quale esempio di fulgido civismo, oltre che di profonda carità cristiana per la dedizione assoluta verso i sofferenti, i diseredati e le vittime di soprusi indicibili, in specie sui minori, anche quest’uomo di chiesa é stato oggetto di invettive gratuite e di dileggio violento e pericoloso per la stessa incolumità del Prelato. Un episodio senza precedenti e gravissimo. Non fosse altro perché rivolte ed esternate pubblicamente dal Capo di una Istituzione Pubblica, benché ormai senza senno (come l’Orlando di Ariosto) e senza alcun ritegno.