L’ex presidente della BCE e ex premier Mario Draghi ha presentato a Bruxelles il Rapponto sulla competitività dell’Unione Europea nei confronti dei giganti come Cina e Stati Uniti che era stato commissionato dalla Commissione Von der Leyen un anno fa. La presidente designata Von der Leyen della nuova Commissione Europea presente con Draghi ha introdotto i lavori della relazione che potrebbe diventare anche un osservatorio per le scelte di indirizzo della nuova Commissione UE,Oltre 150 proposte per varie sfide principali che toccano le aree più significative nel rapporto che esamina le sfide che l’industria e le aziende devono affrontare nel Mercato unico.
La diagnosi di Mario Draghi evidenzia la lenta crescita dell’Unione Europea, troppo lenta, più lenta degli Stati Uniti. Il peso dell’economia dell’Unione Europea e degli Stati Uniti a livello globale erano pari negli anni ’80, poi però l’Unione Europea ha rallentato più di quanto hanno fatto gli Stati Uniti che entrambi hanno rallentato perché nel frattempo la Cina è diventata la Cina che conosciamo oggi.
La prima sfida è chiudere l’innovation gap, quindi il ritardo di innovazione che c’è nei confronti degli Stati Uniti con una politica industriale che possa anche rivedere le regole sulla concorrenza in Europa, dice Draghi. Fra le 18 aziende al mondo che investono di più mostrate nella presentazione primeggiano quelle con bandiera americana. Sono solo due aziende le aziende europee, Mercedes e Volkswagen, entrambe automotive, entrambe tedesche: un po’ la old economy, ha detto lo stesso Mario Draghi, che quindi non sono sull’ultima frontiera dell’innovazione, come invece, per esempio, sono le prime quattro classificate Google, Meta, Microsoft, Apple, che investono molto sull’innovazione digitale.
Dunque quello il modello a cui si ispira Draghi. “In Europa, ha detto Draghi, non mancano le buone idee.” In effetti guardando i brevetti, a livello mondiale, l’Unione Europea è tra i tre, prima il mondo. Il 17% dei brevetti arrivano proprio dall’Unione Europea. Ma per quanto riguarda le loro applicazioni, per esempio le startup con oltre un miliardo di euro di valore sono solo il 9% perché mancano, per esempio, i finanziamenti per venture capitali per finanziare le buone idee che poi possono diventare aziende di successo in tutto il mondo.
Seconda sfida: la decarbonizzazione che però deve essere a vantaggio anche economico dei cittadini europei. Quardando il prezzo dell’elettricità per l’industria l’Unione Europea spicca, purtroppo in alto per il prezzo dell’elettricità che ancora non rientra nel livello pre-invasione dell’Ucraina. E qua Draghi propone un decoupling, cioè una divisione tra quello che è il prezzo delle commodity, come il gas, e il prezzo, invece, per le bollette di industrie e famiglie. Una via potrebbe essere per abbassare il prezzo di energia, affidarsi alla Cina, da cui vengono, per esempio, il 95% dei pannelli solari che abbiamo installato all’Unione Europea nell’ultimo anno, perché costano meno.
Però “attenzione perché così perderemo interi settori industriali” dice Draghi.
Altra sfida è quella della sicurezza. Sicurezza che vuol dire, per esempio, spesa militare, spesa per la difesa che è cresciuta in Unione Europea, ma se andiamo a guardare il settore, purtroppo, questa è la realtà dei fatti, comunque gli Stati Uniti ci surclassano anche per la dimensione dell’azienda e della difesa. Le prime cinque sono americane e poi arriva Airbus francese, poi Leonardo, quindi sono molto più grandi e spendono anche i medio il loro soldi in maniera meno frammentata. Infatti le armi che abbiamo utilizzato in Unione Europea per darle anche in Ucraina arrivano per l’80% da paesi extra europei.Così per tanti altri settori. Un esempio è quello dei microchips o delle materie prime critiche. La storia è la stessa. Siamo troppo dipendenti. .
Questa per grandi linee la fotografia dell’esistente. Il Rapporto Draghi indica come intervenire indicando che servono maggiori aggregazioni, serve maggiori innovazioni, serve la politica industriale e servono risorse finanziarie. il Rapporto Draghi stimare. L’ammontare stimato per fronteggiare le sfide evidenziate è di 750, 800 miliardi di euro all’anno, al minimo. A confronto con il Next Generation EU, l’ultimo piano dopo la pandemia, di rilancio dell’economia europea che è pari, ma Next Generation EU con il PNRR prevede questa somma in sei anni, non all’anno con fondi pubblici di debito comune. Gli 800 miliardi all’anno ipotizzati ci si aspetta che arrivino anche dai privati, soprattutto dai privati, in realtà, e da questo arrivata la buona notizia del Rapporto, perché gli europei risparmiano più degli americani, quindi ci sarebbero più soldi da mettere nell’economia, purtroppo però tra mercato dei capitali e mercato finanziario frammentato nella stessa condizione senza un safe asset comune in Unione Europea, gli investimenti in Unione Europea rendono molto meno che negli Stati Uniti con ricadute problematiche sulla competitività.