NAPOLI – Full remote working e “ghiaccioli” per i dipendenti al ritorno in ufficio. È questa la linea intrapresa dalla global agency Hubstrat nei giorni in cui El Niño mette a nudo le drammatiche conseguenze del cambiamento climatico anche in quell’Europa che negli ultimi decenni si riteneva – forse – solo sfiorata da una possibile emergenza.
L’agenzia specializzata in comunicazione e consulenza finanziaria per PMI e startup ha deciso in questi giorni di termometri impazziti e temperature record di passare dalla consueta formula mista di erogazione del lavoro a uno smart working al 100%. “Il problema non è tanto mostrare che siamo pronti ad affrontare il lavoro anche da casa, quella è una cosa che ormai per la tipologia di servizi che eroghiamo diamo praticamente per assunto”, spiega il CFO di Hubstrat Francesco Pellecchia. “Quello che invece vogliamo evidenziare è che l’attuale modello è insostenibile. In Hubstrat lavoriamo ogni giorno tenendo ben presente il futuro che vogliamo per il nostro Pianeta: fa parte della nostra vision e dell’insieme dei valori che condividiamo con i nostri partner. In questi giorni offriremo ai nostri collaboratori la possibilità di lavorare come e dove vorranno senza vincoli di presenza, invitandoli però a limitare il loro impatto ambientale. Meglio il mare e l’aria aperta che continuare a essere corresponsabili di questa corsa verso un futuro invivibile vivendo ogni istante del nostro tempo in ambienti chiusi e resi vivibili solo perché climatizzati”.
Non si tratta, però, solo di massimi sistemi, spiega Pellecchia. “Molti nostri collaboratori – racconta – per raggiungere il luogo di lavoro devono prendere due o più mezzi pubblici (quando non obbligati a causa delle inefficienze del tpl all’auto e conseguente inferno di lamiere) e attraversare parti delle città in cui gli alberi sono un miraggio. Napoli non è pronta ad affrontare il cambiamento climatico e qualche piantumazione spot in qualche quartiere cittadino non basta attualmente a far fronte ad asfalto, cemento e strade bollenti. Occorre velocemente ripensare il nostro modo di vivere, senza rinnegare quanto oggi è possibile grazie alle tecnologie”.
“Dal canto nostro – conclude Pellecchia – applicheremo questo protocollo ogni volta che le temperature lo richiederanno, sperando sia il minor numero di volte possibile. Lo chiameremo protocollo ghiacciolo, in attesa di un nome più impattante, perché al ritorno in ufficio offriremo ghiaccioli per tutti mostrando che un modo per rinfrescarsi senza produrre CO2 esiste e ci dobbiamo credere e puntare tutti”.