L’EDITORIALE
Gran parte dell’anno 2023 e questo 2024 appena archiviato passeranno alla storia per le “sfide” lanciate dal Presidente del Consiglio, già all’indomani del suo insediamento a Palazzo Chigi, in materia di scelte di politica economica e sociale, per consentire all’Italia di uscire rapidamente dalle morse di una crisi internazionale senza precedenti: dal taglio del cuneo fiscale per i redditi da lavoro dipendente sino a 40 mila Euro l’anno, con l’obiettivo di aumentare ancora nel corso del 2025 il potere di acquisto dei lavoratori e stimolare adeguatamente la crescita economica, alla riduzione delle aliquote Irpef, passate da 4 a tre scaglioni di reddito; dalla flax tax del 15% per i lavoratori autonomi, alla detassazione premi di produttività; dall’’esonero contributivo per le madri lavoratrici, all’assegno unico per chi ha figli a carico fino a 21 anni, con maggiorazioni per nuclei familiari con 4 figli, al congedo parentale rafforzato per entrambi i genitori; dal fondo di garanzia per mutui prima casa per giovani coppie o famiglie numerose, al fringe benefit per tutti i lavoratori, utilizzabile per pagare utenze domestiche, affitto o rate mutuo; dalle privatizzazioni, al concordato preventivo biennale e quant’altro. Una mole di provvedimenti giudicati oltremodo incoraggianti ed efficaci dagli Osservatori nazionali ed internazionali. Dagli Istituti di Revisione Contabile a quelli di Statistica di mezzo mondo, la fiducia per il “Sistema Italia” è largamente condivisa e ormai nota a livello globale. In particolare, I dati più recenti diffusi dall’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) proprio a fine Dicembre dello scorso anno, conferiscono all’Italia il riconoscimento di Paese del G7 con il miglior reddito reale nel 2024, grazie all’incremento del reddito da lavoro dipendente del 3,4% (ricordiamo che nel G7 sono compresi i paesi occidentali più industrializzati del mondo). E come se non bastasse, l’Ocse pone l’attenzione sugli investimenti nei settori produttivi di ciascun Paese, riconoscendo la “svolta” impressa dal Governo Italiano grazie all’adozione del Provvedimento di estensione delle Aree ZES a tutte le Regioni del Mezzogiorno. Con ciò comportando la possibilità di attivare molteplici sostegni alle imprese che operano o si insediano ex novo sul territorio meridionale del Paese. Dagli sgravi fiscali per le aziende che procedono a nuove assunzioni in area ZES, alla riduzione sostanziale o addirittura l’eliminazione dei carichi contributivi per i giovani assunti con contratti a tempo indeterminato. A tutto questo si aggiunge il dato storico della occupazione, con il risultato ancor più incoraggiante dell’impennata occupazionale delle donne che conquistano sempre più spazio nel mercato del lavoro in Italia. Ma l’OCSE pone l’accento anche sul PIL sempre crescente ; la percentuale più bassa di inflazione tra i paesi dell’Area U.E.; la Riforma fiscale e gli ottimi risultati sin qui conseguiti nella progettualità del PNRR e relative modalità di spesa dei finanziamenti, oltre ai tempi di realizzazione degli interventi pubblici. A questi risultati certamente incoraggianti, per non dire entusiastici, non può che essere ricompreso il calo significativo dello SPRRED (differenziale di rendimento tra i Titoli di Stato di due paesi. Nel nostro caso i BUND tedeschi e BPT Italiani) praticamente dimezzato in questi ultimi due anni di Governo Meloni. E poi il dato della Borsa Italiana che, contestualmente, ha raggiunto livelli da autentico record. Ma passiamo ad osservare i risultati dell’Esecutivo di Centro Destra in tema di politica estera. Da poche settimane l’Italia ha terminato il suo semestre di Presidenza del G7. Vetrina internazionale assolutamente “trasparente” e ricca di contenuti significativi e di risultati molto brillanti e di primo piano per il nostro Paese, posizionatosi al centro delle decisioni sulle principali tematiche geo-politiche, rafforzando il suo ruolo sulla scena internazionale. Il Governo Meloni ha sempre e coerentemente supportato l’Ucraina. Ha mantenuto la posizione di condanna dell’aggressione russa e il sostegno più assoluto al paese invaso arbitrariamente con forze militari e armamenti soverchianti. Il Governo si è allineato senza esitazioni con gli alleati occidentali e rafforzato la sua posizione, ottenendo anche il riconoscimento esplicito della NATO. In sede G7 ha posto con forza la necessità di attuare politiche di sostegno delle economie dei paesi africani per incoraggiare e promuovere la nascita di opportunità occupazionali in territorio africano. Un sostegno efficace e duraturo da parte dei paesi più ricchi per ostacolare la fame che costituisce il primo caso di morte per i bambini sino a 6 anni di quel continente. Un progetto che deve offrire l’opportunità di non fuggire dai propri luoghi di origine per guerre, calamità o per mancanza di qualunque presupposto di una vita civile. E’ il “Piano Mattei” che nasce per volontà del Governo Italiano. Un progetto strategico che non preveda più aiuti a pioggia o con il contagocce. Ma piuttosto opere pubbliche, acquedotti, scuole, ospedali e assistenza sanitaria diffusa per le popolazioni locali. E poi insediamenti industriali ed aiuti all’agricoltura per rendere autonoma e autosufficiente la loro economia. Una proposta italiana fatta propria dai paesi del G7 che sta già muovendo i primi passi necessari in tale direzione. Ed è anche grazie al ruolo di Presidenza del G7 assunto dall’Italia che la nostra Diplomazia, supportata dal Primo Ministro e dal Ministro degli Esteri, ha potuto svolgere un ruolo di primo piano nelle lunghe e faticose trattative per il cessate il fuoco in Libano e che tutt’ora si adopera perché siano deposte le armi in Ucraina e in Palestina. Monitorando con ogni attenzione gli sviluppi della crisi Siriana. Con ciò accrescendo la considerazione internazionale e il prestigio dell’Italia anche nei teatri più difficili e nelle situazioni più laceranti e obiettivamente più pericolose. Come nel caso dei nostri militari dell’UNIFIL/ONU di stanza al confine tra Libano e Israele. Un governo Italiano dialogante con tutti i partners mondiali, che non ha esitato a promuovere incontri bilaterali con gli attori della politica internazionale. Summit tenuti in Italia e in tutto il mondo. A partire dai Paesi che si affacciano sulle sponde del Mediterraneo, agli USA, all’Argentina, alla Cina, ai Paesi Baltici. In ciascun Paese la Premier ha aperto la strada a nuove cooperazioni nei settori più delicati: dalle tecnologie più avanzate a quelle della sicurezza, alle intese commerciali, alla cultura e alle infrastrutture. Ma soprattutto ha instaurato rapporti di sincera amicizia dell’Italia in ogni angolo del globo con interlocutori autorevoli che hanno sempre espresso elogi e apprezzamenti entusiastici per il nuovo ed efficace ruolo dell’Italia nello scacchiere internazionale. Auspicando stagioni future di nuove e più proficue relazioni diplomatiche con il nostro Paese. Prova ne sia, la dinamicità e l’efficacia del nostro Governo in politica estera e il rafforzamento delle sue relazioni internazionali, la recente visita di Stato dei Reali di Spagna a Roma e Napoli, che sottolineano l’importanza della cooperazione in ambiti quali la sicurezza, l’economia, il contrasto della immigrazione clandestina, i legami culturali. O ancora l’invito ricevuto dalla Finlandia a partecipare al primo vertice Nord-Sud dei paesi UE in Lapponia, poco prima delle festività natalizie, per rafforzare la partnership con i Paesi più settentrionali dell’UE interessati alla collaborazione sulla sicurezza dei confini comunitari tanto a Nord , quanto nel bacino del Mediterraneo. E terminiamo con l’ultimo viaggio internazionale della Premier Meloni che ha suscitato tanta curiosità ma anche tante pretestuose ed inutili polemiche in Italia. Ci riferiamo al viaggio lampo negli Stati Uniti, nel quartier generale di Trump di Mar-a Lago in Florida. Un Presidente ancora non insediatosi alla Casa Bianca e pertanto un viaggio oggetto di critiche, non individuando facilmente le motivazioni reali di questa missione. Solo ieri, con la liberazione della giornalista italiana detenuta nel peggiore penitenziario iraniano, la giovanissima e brillante Cecilia Sala, il mondo intero ha potuto apprezzare il “sacrificio” di Giorgia Meloni che in America ci è andata esclusivamente per ottenere una più agevole e condivisa azione politico diplomatica tra Italia e Stati Uniti per riportare Cecilia in Patria quanto prima. Noi non vogliamo (anche per motivi di spazio) addentrarci sulla vicenda della giornalista del “Foglio” o sulle modalità e tempistica della sua liberazione. Tuttavia ci piace chiudere questo pezzo con la dichiarazione commossa del papa’ di Cecilia Sala, appena ricevuta la telefonata della Premier Meloni che anticipava l’imminente rientro in Italia di sua figlia: “LE DIRO’ CHE SONO ORGOGLIOSO DI MIA FIGLIA: E’ STATA UNA DONNA FORTE. E A PROPOSITO DI DONNE FORTI SICURAMENTE FACCIO RIFERIMENTO AD UNA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO CHE E’ RIUSCITA A MANTENERE UNA LUCIDITA’, UNA IPERATTIVITA’ CHE E’ STATA STRAORDINARIA”.