La crescita del reddito delle famiglie italiane, nel primo trimestre del 2024, è stata superiore quella degli altri paesi G7. Al netto dell’inflazione, l’incremento registrato nella Penisola è stato del 3,4%, rispetto a un media G7 dello 0,5%. Si tratta di un recupero sull’inflazione iniziato già nel 2023, dopo un lungo periodo di decremento del reddito familiare reale. La distanza con un lontano passato, infatti, non è stata ancora colmata. Ancora oggi il reddito reale delle famiglie italiane è appena il 94,6% di quello conseguito nel 2007.
Va naturalmente valutata con grande soddisfazione l’inversione di tendenza. La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un post su Facebook, ha sottolineato, tra l’altro, che il risultato è frutto anche dell’impegno finanziario assicurato per il rinnovo dei contratti, dell’aumento delle pensioni, del sostegno dei salari con il taglio del cuneo contributivo e la riduzione dell’Irpef. In ogni caso, le politiche complessive del Governo hanno favorito una svolta assolutamente necessaria e improcrastinabile. Occorre anzi proseguire in questa direzione con ancora maggiore incisività per permettere di recuperare e superare gli standard del passato. La ricchezza delle famiglie, d’altra parte, dipende in misura rilevantissima dall’andamento generale dell’economia. In tal senso, non va trascurata l’incidenza che, se non nell’immediato nel prossimo futuro, potranno avere la spesa per il Pnrr, quella del nuovo ciclo dei fondi europei e del fondo sviluppo e coesione.
I dati pubblicati nei giorni scorsi, riportati in un dossier del Servizio studi della Camera dei Deputati, ci dicono che, a fine giugno di quest’anno, risultavano attivati 294 mila progetti Pnrr per un valore di 125,9 miliardi. Tra le regioni del Sud, a essere posizionata meglio è la Campania, che ha impegnato 11,9 miliardi ed è terza dietro Lombardia e Lazio.
La spesa per il Mezzogiorno, tuttavia, per ora si ferma al 38%, i miliardi attivati nell’area si fermano a quota 47,9. È un aspetto su cui confidiamo il Governo possa porre la massima attenzione. Bisogna assicurare il rispetto quanto meno della riserva minima del 40%, provvedendo a far recuperare il terreno perduto al Sud. Se necessario, come pure si è ipotizzato, va effettuata a tale scopo una ulteriore revisione, ‘in corsa’, del Pnrr. La crescita dell’occupazione e del reddito delle famiglie meridionali può rappresentare l’arma vincente per consentire all’intera nazione di recuperare ulteriormente posizioni nello scenario economico e politico, europeo e internazionale.