Il silenzio si fa linguaggio, il gesto diventa racconto, e la ripetizione ossessiva delle azioni si trasforma in una riflessione sull’esistenza. “Atto senza parole” di Samuel Beckett, nell’adattamento e nella regia di Antonio Iavazzo, è un’esperienza teatrale che travolge e ipnotizza, restituendo tutta la forza dell’assurdo e la struggente bellezza della resistenza umana.
A dar vita a questo universo sospeso sono Gianni Arciprete e Gennaro Marino, straordinari nel trasmettere, con il solo corpo e la mimica essenziale, il senso di un’umanità intrappolata in un ciclo senza fine. Il loro agire, scandito dal perpetuo cadere di una goccia d’acqua, si fa rito e condanna, obbligo e bisogno, in un tempo dilatato che sembra non avere via d’uscita. Le loro interpretazioni sono asciutte, potenti, capaci di evocare con precisione chirurgica il dramma e l’ironia della condizione umana.
L’adattamento di Antonio Iavazzo si muove con estrema sensibilità nel solco beckettiano, esaltandone la poetica senza mai appesantirla. Il suo tocco registico è raffinato e misurato: ogni dettaglio – dal ritmo delle azioni alla loro ripetizione incessante – è orchestrato con una precisione che amplifica il senso di attesa e sospensione. Non c’è spazio per il superfluo, ma solo per l’essenziale, per il gesto puro che si fa significato. Il respiro, il movimento, il semplice esserci bastano a giustificare la meraviglia e il tormento dell’esistenza.
Fondamentale il contributo dell’aiuto regia di Gianni Arciprete e del disegno luci e dell’audio di Giovanni Guarino, che creano un’atmosfera sonora e visiva capace di amplificare il vuoto e la tensione, in perfetta armonia con la visione registica.
In questo debutto assoluto, Antonio Iavazzo non solo rende omaggio a Beckett, ma lo restituisce con un’interpretazione personale e profondamente evocativa. La sua regia, essenziale e potente, riesce a raccontare l’eterna lotta tra l’uomo e il tempo, tra la fatica del vivere e il bisogno ineluttabile di andare avanti, con uno sguardo lucido e insieme poeticamente struggente.