NAPOLI – Venerdì 22 Novembre alle ore 18 si alzerà il sipario nel cuore della Sanità per Exodus , strumentazione interattiva filtrata dall’intelligenza artificiale che usa la luce e lo spazio in cui è installata e il movimento che avviene nell’ambiente circostante per immergere il pubblico in un contesto di crisi. Un’installazione in grado di teletrasportare il visitatore in una realtà che il mondo occidentale ignora direttamente da tempo: quello della guerra. Il pubblico attraverso lo sfondo visivo e uditivo che riproduce immagini e registrazioni diverse di bombardamenti nonché suoni simili a sirene d’allarme si trasforma in una folla in fuga dalla propria casa. Un’esperienza multisensoriale in cui per pochi minuti si sente quello che prova una persona la cui vita è dilaniata quotidianamente dalla guerra. Ideatore della mostra è il giovane Adriano Tenore “in questo spazio, per esempio che c’è questa bellissima cupola affrescata-spiega l’artista- l’idea era di video mapparla facendo finta che fosse rotta e da dentro questo ambiente si vedesse il cielo notturno in cui si vedessero anche i missili che passano. In questo modo proietti il pubblico in un luogo che potrebbe essere inserito in un contesto di guerra e parte del messaggio è questo: ovunque potrebbe accadere. Il mio è un provare a scuotere le coscienze, un’urgenza sociale attraverso l’arte. Contestualmente stavo ricercando questa tecnologia che ti permette di interagire con l’intelligenza artificiale, è un cervello artificiale di una macchina che può interpretare ciò che vede. Attraverso Exodus si crea un dialogo tra la tua presenza di spettatore e la macchina che ti guarda e ti reinterpreta in un’altra chiave. La chiave è parzialmente guidata da me che ho lo scopo di proiettarti in un ambito di crisi per immergerti e farti capire una realtà che tu non conosci .La cosa interessante è che senza spettatori vedremo solo una stanza vuota, quindi l’opera si serve proprio della presenza umana per esistere!”. Un’arte non invasiva che lavora con la luce reinterpretando lo spazio. Un’installazione nata per mostrare e trasmettere un messaggio al pubblico “mi ha ispirato il bisogno di raccontare in una situazione in cui i mass media principali parlano della questione guerra ;riferito per tutti i contesti di conflitto del mondo; in maniera distorta, l’installazione descrive realmente attraverso l’empatia con il pubblico quello che potrebbe significare vivere situazioni di crisi e la sofferenza che si prova in prima persona a viverle. Un tentativo, un contributo minuscolo , il mio, per una comunicazione sociale più che artistica!”. L’ arte che racconta il mondo in modo trasparente e che squarcia il velo di maya che copre gli occhi. La mostra è organizzata e gestita dall’associazione ZTA “siamo un collettivo nato nel 2016- spiega Eva ,architetta e organizzatrice- e da quest’anno siamo anche un’associazione culturale che si chiama sempre ZTA, abbiamo fondato questo progetto che si chiama Fake Gallery che consiste in 13 mostre all’anno che segue il ciclo lunare dove esponiamo artisti contemporanei, viventi e indipendenti dal mercato e dalle gallerie. Questo progetto si chiama proprio Fake Gallery perché è una finta galleria, non siamo galleristi ma architetti che si occupano dell’organizzazione ,della promozione e dell’allestimento della mostra. Nel caso di Adriano ci siamo incontrati perché un nostro amico aveva visto la sua mostra Exodus, che è stata allestita anche in altri posti , e ci ha detto dovete assolutamente incontralo! Da questo contatto è nata la collaborazione, di cui sono molto contenta perché proprio in un momento in cui la televisione è piena di guerra è importante proporre una mostra sulla guerra. Con l’installazione di Adriano che permette un’operazione di immedesimazione nel contesto di guerra si fa la differenza, non sei più oltre lo schermo , ma sei nello schermo!”. Exodus non si esprime in una situazione politica, ma ti pone di fronte la realtà concreta di chi subisce la guerra ogni giorno in ogni luogo del pianeta. La mostra durerà una settimana su appuntamento dell’artista ed è ospitata in Via della Sanità 36A “il progetto in questo ciclo si chiama Fake Gallery Off perché siamo usciti dal nostro spazio che ha sede in via Gian Battista Basile 12, abbiamo girato altri posti e questo è diventato il nostro posto preferito che si chiama “Casa Sanità”, che fa parte dell’associazione Napoli InVita. Un luogo dove normalmente si incontrano persone del quartiere, si fanno conferenze relative alla storia della sanità, un associazione che si occupa della storia del quartiere” conclude Eva ponendo l’accento sulla collaborazione delle associazioni che hanno reso possibile questa esperienza video interattiva.