Incontro operativo a Villa Madame di presentazione del Piano d’azione del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per l’export italiano nei mercati più promettenti al di fuori della UE.

“La situazione commerciale internazionale è una situazione in movimento e il governo, in modo particolare, il mio ministero, fin dalla fine dello scorso anno ha cominciato a lavorare per avere una strategia che permettesse alle nostre imprese di poter continuare a crescere nella loro attività di esportazione. Non cambia il mio obiettivo quello di arrivare a 700 miliardi di euro entro la fine di questa legislatura, siamo a 620 nonostante quello che potrebbe accadere nel rapporto con gli Stati Uniti d’America con i dazi.”
Così il vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani in occasione della presentazione del Piano d’azione per l’accelerazione dell’export sui mercati ad alto potenziale extra-UE, tenutosi a Villa Madama, a Roma con l’intervengono dei vertici di ICE, CDP, SACE e Simest e delle principali associazioni di categoria del mondo produttivo.

“Ieri – ha detto il Ministro Tajani – ho avuto un secondo lungo incontro con il commissario Maroš Šefčovič, responsabile della politica commerciale dell’Unione Europea, che ha l’esclusività nella trattativa per quanto riguarda le politiche commerciali dell’Unione. Mi ha espresso la sua intenzione, cosa che poi la stessa Presidente von der Leyen ha illustrato ai Capi di Stato e di Governo riuniti nel Consiglio, di non avviare una guerra commerciale, ma di avere una posizione di prudenza e di rinviare quindi di qualche settimana la decisione di avere misure di risposta a quelli che potrebbero essere i dazi imposti dagli Stati Uniti il 2 Aprile. Questa presa di tempo servirà a dialogare con gli stessi americani, servirà poi a elaborare eventualmente le liste dei prodotti, oggetto centrale di riferimento della trattativa.”

“Già ieri- ha specificato Tajani – ho ribadito a Šefčovič quali sono i prodotti che potrebbero provocare una controreazione sui prodotti americani sui quali imporre dazi proprio per tutelare nel modo migliore le nostre imprese. Perché quello è il punto centrale. Il mio obiettivo è quello di proteggere le imprese e poter permetter loro di continuare ad esportare, ma anche ad internazionalizzare.”

Prima di parlare del piano d’azione dell’export, il vice presidente e Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale ha voluto premettere la sua opinione sull’utilità di un dialogo. Un indirizzo che vede orientato in tal senso anche Šefčovič, commissario europeo esperto e suo collega negli anni 2010-2015, rivolto alla trattativa e che ha già instaurato un buon rapporto di dialogo con l’amministrazione americana per possibili soluzioni.

“Non parlarsi – ha detto Tajani – è peggio, certamente, di discutere e confrontarsi.
Io ritengo, perché poi è anche una delle questioni emerse durante gli incontri che abbiamo fatto con le imprese per preparare questo piano d’azione al Ministero, che la decisione di investire di più negli Stati Uniti e di importare di più degli Stati Uniti potrebbe essere un ottimo scudo per continuare ad esportare negli Stati Uniti, cioè cercare di bilanciare la bilancia commerciale che oggi è il nostro vantaggio, oggettivamente.”

“Questo non significa – ha precisato Tajani- dire che tutto va bene e non bisogna mai sottovalutare i problemi o i rischi, ma non bisogna neanche farsi prendere dal panico, modo peggiore per affrontare un’emergenza. Ecco perché noi abbiamo lavorato intensamente in questi mesi sulla questione dazi e sulla preparazione di questo piano d’azione per l’export italiano.“

“Visto che noi potremmo trovare qualche difficoltà negli Stati Uniti, se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi, dobbiamo crescere – ha rilevato il vice premier e Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani – fuori dai nostri mercati tradizionali che sono il mercato americano e il mercato europeo. Dobbiamo crescere anche su quelli internazionali. Sappiamo che la crisi dell’auto tedesca portato qualche problema per l’esportazione dei nostri prodotti di componentistica. L’Europa rimane certamente uno straordinario importante mercato. Non dobbiamo lasciar né il mercato americano, né il mercato europeo, però dobbiamo cominciare a guardare con maggiore intensità, avendo una strategia, perché se non si ha una visione complessiva è difficile poter ottenere dei risultati. Se lavoriamo day by day non riusciamo a raggiungere obiettivi ambiziosi, dobbiamo lavorare per andare a vedere in quali mercati si possa ottenere di più.
Per fare questo, intanto ho deciso di fare una riforma del Ministero degli Esteri, e ringrazio per questo il Segretario Generale, che nei prossimi giorni porterò in Consiglio dei Ministri. Modifica sostanzialmente la struttura del mio dicastero, trasformandolo in un dicastero con una testa politica e una testa economica, con una direzione generale orientata alla crescita. Si lavorerà tantissimo per questo, per una diplomazia della crescita con l’export, ma con tutti i diversi settori che noi possiamo utilizzare per rinforzare le nostre esportazioni. Perché il nostro grande vantaggio è quello di avere una straordinaria varietà di prodotti da esportare. La nostra piattaforma merceologica è la più ampia dopo la Cina. Non dobbiamo mai dimenticare quali sono queste nostre potenzialità per raggiungere i nostri obiettivi.”

Trasformazione quindi del Ministero e dell’impegno delle Ambasciate che saranno sempre orientate a diventare basi operative e luoghi di sostegno per le nostre imprese che operano all’estero, sia che esse esportano, sia che internazionalizzano, inteso come esatto contrario di delocalizzare. E’ operativo un ufficio dedicato a dare informazioni alle imprese con una email e numero di cellulare dedicato per lavorare di più e meglio su mercati considerati con analisi di mercato in collaborazione con la Commissione UE emergenti e promettenti dalla Turchia, ai mercati arabi, alla Cina, al Messico, all’Arabia Saudita, al Brasile, all’India, al Sudafrica, all’Algeria, ai Balcani, tutta l’Africa, l’America latina e l’Asia Centrale.