“Ferentino, candidata con le altre Città Erniche quali Anagni, Alatri e Veroli, a capitale Italiana della Cultura 2028, sarà protagonista de La Primavera dei Borghi, Domenica 27 Aprile. Escursioni, trekking, cammini e passeggiate dal Teatro romano del II sec. d.C. in via di definitivo restauro a – Porta Sanguinaria che evidenzia le tre tipologie delle mura della Città, in basso quelle megalitiche IV sec.a.C., al centro le romane II sec. d.C. ed in alto quelle medioevali, o ancora dall’Abbazia di Santa Maria Maggiore del XII sec al  Monumento di Aulo Quintilio Prisco magistrato romano del II sec.d.C., con esperti in beni culturali, guide abilitate. Ferentino è la città del Teatro Romano del II sec.d.C.  che oggi è vero protagonista di rinascenza.  Tra Via Antiche Terme e Via delle Torri di Porta Sanguinaria sono, infatti, visibili i resti di un teatro romano risalente all’epoca imperiale (traianea o adrianea): esso segue il declino naturale della collina, raggiungendo i 12 metri di altezza ed un diametro di 54 metri. Le strutture sono in parte a cielo aperto e in parte inglobate nelle abitazioni private che occupano la gradinata del suddetto teatro. Sono in luce la cavea – gradinata riservata al pubblico – e parte della scena – adibita agli attori. Tre sono le maniere di struttura di questi ruderi: laterizia la prima – costruita da grandi mattoni quadrati legati con un sottile ma tenace strato di malta e pozzolana; a pietrame la seconda – legata con lo stesso tipo di malta; a costruzione mista la terza – con alternanza stratificata di pietrame e laterizio. Il paramento a blocchetti di calcare a file orizzontali, legate da fasce di laterizio è tipico dell’età di Traiano-Adriano con l’eccezione del tufo sostituito dal calcare, materiale facilmente reperibile nella zona. Sia il materiale che la tecnica edilizia sono perfettamente attribuibili al II sec. d.C, epoca di particolare splendore per Ferentino che proprio nel periodo di Traiano ebbe Aulo Quintilio Prisco come patrono.Il monumento, quindi, acquista eccezionale valore sia come unico edificio teatrale nella zona degli Ernici, sia come testimonianza monumentale di epoca imperiale, sia perché denota la cultura del popolo ferentinate amante degli spettacoli scenici, nonché l’importanza che la città ernica aveva ai tempi degli imperatori romani come centro di vacanza e residenza, posizionato, non a caso, nelle vicinanze delle Terme di Flavia Dimitilla”. Lo ha annunciato Antonio Ribezzo, Presidente di Archeoclub d’Italia sede di Ferentino, nel Lazio.

A Ferentino c’è Porta Sanguinaria!

“È la porta più importante della città e quella meglio conservata. Si trova a sud della città e guarda verso est. In origine aveva un architrave sostituito al tempo dei Romani da un arco a tutto sesto costituito da 13 conci radiali. Probabilmente detto architrave fu sostituito con un arco a tutto sesto nel periodo sillano quando vennero attuate altre opere di difesa sull’Acropoli. Le mura laterali mostrano i segni di 3 differenti epoche: preromana, romana e medievale. Nella parte inferiore le poligonali attestano l’età preromana – IV secolo a.C; al di sopra dell’arco – ha continuato Ribezzo –  l’opera quadrata di travertino con 2 vuoti lasciati forse appositamente per alleggerire il peso dell’arco stesso, denota la romana – II sec. a.C. Su questa zona di travertino, il muro continua divenendo costruzione incerta denotando l’ambito cronologico medievale. Nel muro di età medievale sono visibili fori rettangolari disposti a distanze regolari: forse sono gli appoggi per le incastellature lignee, posto di guardia o offesa (caditoie), che nelle fortificazioni medievali venivano innestate sulla parete esterna del muro a difesa degli ingressi. La finestra aperta nel muro, quindi, potrebbe giustificarsi come passaggio dal ballatoio interno a quello esterno. Nel nome ci sarebbe l’eco di cruente battaglie, avvenute nei pressi della porta o il ricordo del percorso dei condannati a morte, che dalla porta uscivano per essere giustiziati nella sottostante Aia del Monticchio”. Ma il 27 Aprile saranno protagonisti anche i siti di Santa Maria Maggiore, il Testamento di Aulo Quintilio Prisco

“La splendida Abbazia di Santa Maria Maggiore, di impostazione e moduli costruttivi di evidente derivazione cistercense è uno dei monumenti più insigni del Lazio Meridionale in quanto una delle prime chiese in stile gotico cistercense, assieme a Fossanova e Casamari. Si pensa, infatti, che anticamente detta abbazia dovesse essere collegata con la grangia dell’abbazia di Casamari e come quest’ultima dovesse possedere un chiostro, testimoniato dai resti di arcate nella parete nord. Fu edificata probabilmente nella seconda metà XIII secolo (F. Munoz, C. Enlart, E. Lavagnino) e la costruzione è opera dei monaci cistercensi presenti nella zona già dal 1135, da quando cioè San Bernardo da Chiaravalle, con la protezione e la spinta di Papa Innocenzo III, venne a rinnovare l’ordine benedettino. Quindi agli abili costruttori cistercensi venne affidato il compito di monumentalizzare solennemente l’edificio. A Ferentino abbiamo anche il Testamento di Aulo Quintilio Prisco. L‘epigrafe  è situata in un contesto suburbano – ha concluso Ribezzo –  ed è il monumento più celebre della città. Il testamento, rarissimo e fatto erigere nel II secolo d.C, è ricavato su una viva roccia ed è costituito da un’edicola impostata su un basamento con pilastrini angolari. Al centro dell’edicola è inserita l’iscrizione, di carattere onorario e di notevole interesse giuridico. Essa fa memoria di un magistrato locale, appartenente alla tribù Palatina, vissuto nella prima metà del II sec. d.C di nome Aulo Quintilio Prisco, eletto 2 volte quattuorviro, quattuorviro quinquennale, pontefice e prefetto dei fabbri, nonché magistrato e patrono di Ferentino.La lunga iscrizione celebra, dunque, Aulo Quintilio Prisco ricordando le sue numerose cariche pubbliche e i benefici che procurò al popolo ferentinate. Dal testo si evince che il magistrato stabilì che parte delle rendite fosse destinata alle distribuzioni gratuite alla popolazione, da effettuare ogni 5 anni in occasione del compleanno del testatore che cadeva il 10 maggio. Aulo scelse con accuratezza il sito (rivolto verso la sottostante pianura, attraversata dall’odierna Casilina), affinché chiunque avesse letto il testo del suo testamento, avrebbe potuto ammirare la feracità dei fondi da lui donati alla città e conservare perenne il ricordo delle sue virtù politiche e della sua magnaminità”.