ROMA – “I commercialisti italiani hanno lanciato un grido d’allarme rispetto al nuovo calendario fiscale previsto per l’anno 2024. Un ingorgo di scadenze che metterà in forte difficoltà imprese e professionisti. Ma soprattutto rischia di vanificare quelli che sono gli obiettivi del governo rispetto al nuovo istituto del concordato preventivo biennale, una modifica necessaria per poter essere efficace anche in termini di gettito”. Lo ha dichiarato Marco Cuchel, presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti, nel corso della conferenza stampa di presentazione delle proposte per un “Calendario fiscale 2024 sostenibile” formulate da Anc, Adc, Andoc, Fiddoc e Unico insieme a Confimi imprese e Assosoftware, che si è svolta all’hotel Nazionale a Roma.
“La riduzione degli scaglioni Irpef da quattro a tre aliquote – ha proseguito il presidente Cuchel – determinerà un risparmio fiscale di poche centinaia di euro per ditte individuali e famiglie. Bisogna invece prevedere una riduzione del carico fiscale ben più importante per rilanciare l’economia del Paese ma soprattutto renderla strutturale e non estemporanea come è avvenuto quest’anno”.
Sulle criticità del calendario fiscale si è espresso Mario Pedrazzini, vicepresidente Assosoftware: “Nei prossimi mesi vedremo attuarsi una triplice convergenza: una contrazione dei termini per la presentazione dei redditi al 30 settembre; l’inserimento di un nuovo adempimento come il concordato biennale preventivo; infine una compresenza di flussi di informazione che devono arrivare all’Agenzia delle Entrate sia per il concordato che per le dichiarazioni. L’insieme di questi tre fattori causerà una congestione del calendario fiscale che non era nello spirito della riforma”.
Preoccupazione è stata espressa anche da Francesco Zuech, responsabile Coordinamento Fiscale Confimi: “L’anticipazione dei termini la presentazione della dichiarazione dei redditi mal si concilia soprattutto con l’aggiunta delle scadenze del concordato preventivo biennale e con un calendario che è già fitto di scadenze durante il periodo estivo. Dal nostro punto di vista non c’è fretta nel dover per forza anticipare queste scadenze. La riforma è ambiziosa, ma le criticità che sono state evidenziate sono tali da ripensare il calendario in una logica più distensiva. Mancano anche altri interventi che sicuramente sul versante iva potrebbero alleviare la criticità operativa che non è solo dei professionisti ma anche delle imprese che devono misurarsi con tutte queste incombenze. Condividiamo perfettamente la proposta di Anc che rappresenta un punto di equilibrio tra le esigenze di professionisti e imprese e dell’amministrazione finanziaria dall’altra parte”.
Secondo Antonio Misiani, responsabile economia e finanze del Pd: “Le proposte e le critiche avanzate dalle associazioni dei commercialisti insieme a Confimi e Assosoftware sul calendario fiscale devono essere ascoltate dal governo e dall’amministrazione finanziaria. Il rischio è non solo il fallimento della riforma fiscale sul terreno del ridisegno delle imposte ma anche sul terreno delle semplificazioni degli adempimenti e delle scadenze. I dettagli attuativi si stanno rivelando un vero inferno, lontani anni luce da quelli che erano i propositi del governo”.
Critico Mario Turco (Movimento 5 stelle): “La riforma fiscale che non abbiamo condiviso né approvato non cambierà la vita dei cittadini contribuenti e soprattutto quella dei professionisti. Il governo sta facendo una corsa contro il tempo per rendere attuativa una riforma per la quale il Paese non è pronto. Un calendario fiscale inconciliabile con quello delle imprese e dei professionisti stessi. Diciamo no a una riforma che invece di semplificare aggiunge altri adempimenti fiscali ingolfando gli studi professionali”.
Per Mauro Del Barba (Italia Viva): “Questa delega sta deludendo le aspettative. Avevamo votato favorevolmente per i principi contenuti in tema di semplificazioni e tutela del contribuente che andavano nella giusta direzione. L’attuazione è però deludente e il calendario fiscale è il sintomo finale di questa incapacità di far fronte alla complessità di semplificare e venire incontro alle esigenze di imprese e professionisti”.