Fortunato Calvino è nato a Napoli ed inizia la sua attività artistica nel 1978 come teatrante e filmaker. Nel 1985 debutta come regista teatrale con “La Signorina Margherita” di Robert Athayde. Seguono: “Vuoti a perdere” di Maurizio Costanzo(1989), “Il bacio della donna ragno” di Manuel Puig(1989/90), “Gocce su pietre roventi” di Rainer Werner Fassbinder(1992), “Anna Cappelli” di Annibale Ruccello, (1992), “Gardenia” di Maricla Boggio (1996), “Serao” di Maricla Boggio (2018), “Fuoriscena”(2018), “La Resistenza negata 2021”, “Vico Sirene 2023).

Nel 1990 esordisce come autore con la “La Statua”. Nel 1995/’96/’97 vince con “Cravattari” il Premio di Drammaturgia:“Giuseppe Fava”, il Premio “Girulà-Teatro a Napoli” e il premio speciale “Giancarlo Siani”. 2005 finalista al Premio Riccione per il teatro con “Lontana la città”, nel 2008 porta a Londra il testo “Madre Luna”. Altri Premi a “Cuore nero” Premio “Calcante 2009”, “Antonio Landieri 2013”, nel 2014 vince la I Edizione del Premio “Concetta Barra”, “Premio Centro Antico”, e il Premio”Annibale Ruccello”. Nel 2019 con “Pelle di seta” riceve la Menzione speciale al Premio “Carlo Annoni”. Nel 2015 realizza il film-documento “La Tarantina (Genere femminièllo)”, che porta anche in scena a Roma, Napoli, Salerno; con protagonista “La Tarantina” (Carmelo Cosma). Nel 2018 la trasposizione filmata del suo testo “Cravattari”. Nel 2020 riceve a Milano al Teatro il Piccolo il Premio di Drammaturgia – Carlo Annoni- con il testo <La Resistenza negata>. Nel 2023 porta in scena in collaborazione dell’Accademia di Belle Arti di Napoli – Ordinaria violenza/ tema il femminicidio. E nel 2023 al Campania Teatrale Festival con (VICO SIRENE con GIGI&ROSS).

E in scena attualmente con “Cravattari” che compie 30 anni di rappresentazioni: 1994/2024.

Tesi di Laurea al Teatro di Fortunato Calvino: 010 – Università degli Studi di Roma TRE – Relatore Prof.Giorgio Taffon, canditata Antonia Schiavone. 2014 – Université de Liège Faculté de Philosophie et Lettres “La Camorra napolitaine dans l’oeuvre de Fortunato Calvino- Memoire présenté par Melissa Zat etrèalisè la direction de Madame Paola Moreno(Premio “Tesi Di Laurea” Siad 2017) 2016 –Università degli Studi di Napoli “Federico II” – Indagine linguistica sul teatro di Fortunato Calvino CRAVATTARI(1994) e LA REGGENTE(2012)Relatore Prof.ssa Patricia Bianchi , candidata Palmira Aceto. 2009 – Università IUAV di Venezia – Drammaturgia contemporanea napoletana studio sugli scrittori emergenti della scena partenopea(1990/2010): Fortunato Calvino e Mimmo Borrelli – relatore Prof. Claudio Longhi, laureando Luigi Scaglione.

Quali sono state le sue prime esperienze nel mondo del teatro?

<< Ho fatto la gavetta che non sento dire più in giro, eppure è stata per me utilissima per formarmi e capire il teatro…bisogna anche dire che vengo da genitori che hanno lavorato come “scavalcamontagna” con la Compagnia Cafiero-Fumo e i Maggio. Senza quella spinta iniziale non avrei fatto teatro. Comunque ho dovuto iniziare da zero, a 18 anni i miei genitori erano molto anziani >>

Cosa l’ha spinta a intraprendere la carriera di regista e drammaturgo?

<< Ho vissuto da ragazzino questo mondo e quando i miei provavano io andavo e assistevo, ma inizialmente era un gioco; poi una sera mio fratello mi porta a vedere una replica al teatro San Carlo di “Napoli milionaria”, con Eduardo ed è fatta! Scegliendo subito solo due ruoli: il regista è l’autore di testi >>

Ci sono opere o autori in particolare che considera centrali nella sua formazione?

 

<< Certo! Eduardo, Viviani, PatroniI Griffi >>

Come nasce un’idea per un’opera teatrale?

 

<< Non è facile stabilire l’origine di un’idea che poi si trasforma in un testo teatrale. A volte è una voce da lontano, un racconto ascoltato per caso; oppure qualcosa che è maturato in te per mesi e mesi, ritengo per me resta un mistero il fiume di parole, di frasi che diventano piano piano personaggi protagonisti di una storia che si evolve e cambia faccia e percorso giorno dopo giorno >> 

 

Qual è il suo approccio alla scrittura e alla regia?

<< Il mio approccio nella regia di un mio testo è quello di non essere coinvolto emotivamente dal mio stesso testo e ne prendo le distanze già nelle prime prove >>

 

Come riesce a equilibrare l’aspetto creativo con le esigenze tecniche e organizzative di una produzione?

<< Per fortuna ho iniziato prima come assistente alla regia e poi come regista e così che ho maturato vivendo il palco quotidianamente come si costruisce uno spettacolo e con quali strumenti di persuasione si lavora non solo con gli attori ma anche con tutte le altre e qualificate maestranze >>

Qual è il ruolo della città di Napoli nel suo immaginario e nelle sue opere?
<< Il ruolo di Napoli nei miei testi è presente e sia attraverso il passato, l’infanzia, e sia attraverso il dolore che a volte questa città mi da…ma l’amo profondamente e mai ho pensato di andarmene e dunque entrano nei miei testi le figure, i caratteri di uomini e soprattutto donne che portano un mondo in parte ancora denso di tradizioni, riti, e misteri di una città che si ribella, che non arretra ma resta combattiva; a volte scandalosa, spietata ma viva, palpitante di contraddizioni e ricca di bellezza e ricchezza culturale che vuoi di più? La mia Napoli è la sua voce, è quella che porterò sempre in scena, è la mia fonte d’acqua a cui mi disseto. La vita che porto in scena è quella che vive intorno a me, e restando ai confini di questa umanità riesco a disegnare le sue figure, riuscire a farlo è per me un privilegio >>

Qual è il messaggio che desidera trasmettere al pubblico attraverso le sue opere teatrali?

<< Parlare della propria opera è difficile e pericoloso. Io racconto quello che sento urgente descrivere e poi il pubblico a dare una sua valutazione >>

In che modo le sue esperienze personali e il contesto culturale influenzano le sue storie?

 

<< In quello che scrivo rivive una parte del mio passato certo, ma quello che vorrei raccontare di me lo celo in uno scrigno e verrà il giorno che l’aprirò >>

 

Come definirebbe il suo stile artistico?

<< Ho cercato di non assomigliare a nessuno altro autore e di avere una mia identità riconoscibile. E neppure a volte ci penso infatti, io percorro due binari opposti: quello dell’impegno sociale e quello di portare in scena la diversità in tutte le sue forme, credo che proprio essere ognuno di noi diverso dall’altro ci rende unici, così è la scrittura teatrale >>

Ci sono tematiche che considera imprescindibili nella sua produzione?
No ogni tematica è importante, ma deve suscitare in me una motivazione forte per trattarla, qualunque sia. Eppure dovrei dire di si! Ma l’apparenza inganna: in “Vico Sirene” mi sono reso conto di aver portato in scena fondendole insieme le tematiche a me preferite riscuotendo dal pubblico un consenso unanime. E’ stato bellissimo assistere alla partecipazione di un pubblico che fuori da quel contesto si sarebbero scontrati. E invece applausi e risate >>

Che importanza attribuisce al lavoro di squadra nel teatro?

<< Il lavoro di squadra è importante determina a volte la riuscita di uno spettacolo. Cerco durante le prove una sintonia con gli attori e le maestranze dove ognuno porta un contributo essenziale allo spettacolo >>

Come si rapporta con il pubblico e la critica?

 

<< Mi pongo con rispetto certo! Il pubblico è qualcosa a cui tengo molto: e ogni volta che porto in scena un nuovo lavoro io alle repliche sono lì da qualche parte del teatro per sentire l’umore e la sua reazione a questa o a quella battuta. Indispensabile confronto per poter in seguito intervenire sul testo e modificandone qualche passaggio, una battuta >> 

Può parlarci dei suoi ultimi progetti e delle opere in programma per il futuro?
<< Evito di parlare in anticipo di progetti futuri; posso dire di aver terminato il mio 41esimo testo pubblicato sulla rivista di teatro Ridotto dal titolo: “ZUCCHERO AMARO”. E poi altri progetti che vorrei fare ma non è così semplice a volte portarli a compimento. Sono scaramantico sì! >>

 

Qual è la sua visione del teatro contemporaneo e il ruolo che esso deve svolgere nella società?
<< Vado spesso a teatro e questo mi permette di vedere varie visioni del teatro e della drammaturgia che si affacciano attraverso le nuove generazioni. Non ne faccio una questione di età, ci sono giovani che nella loro scrittura appaiono già vecchi, e viceversa. La questione è sempre la stessa: avere originalità, e fare anche scelte coraggiose. Ma tra il dire e fare c’è di mezzo il mare, sempre >>

 

C’è un’opera della sua carriera che sente particolarmente vicina o rappresentativa?

<< Ogni volta che devo rispondere a questa domanda una spina mi punge il cuore. Banalmente potrei dire che sono tutti figli e uguali, ma non è così. La verità è che tutti hanno diritto di cittadinanza. Tutti devono confrontarsi con un pubblico e lui alla fine decide, ma per me sono tutti uguali >>

Qual è il sogno artistico che non ha ancora realizzato?

 

<< Il mio sogno sarebbe quello di avere un teatro sì, mi manca la sala, il palco, il sipario…cioè ci vivrei per giorni e i palcoscenici che calco per un breve tempo delle prove sono tutti il mio “Teatro” >>

Ci saluta con un suo motto?

 

<< “Nisciuno campa pe niente” >> (da Cravattari)