C’è un punto in cui il Governo guidato da Giorgia Meloni può distinguersi in meglio da tutti gli altri Esecutivi. Non parliamo di indirizzi politici ma della loro realizzazione. Ci riferiamo infatti ai decreti attuativi. Il cittadino comune, affaccendato nella sua attività, spesso è portato a credere che il varo di un provvedimento modifichi una condizione e, a seconda del suo punto di vista, la trasformi in positivo o in negativo. Ma, in Italia, la proliferazione di leggi che, per essere operative, richiedono l’emanazione di successivi decreti, dimostra quanto illusoria sia questa sensazione. Perché, prima che si varino i decreti, spesso trascorrono anni e anni. È un fenomeno, naturalmente, ben noto alla classe politica, e proprio per questo motivo il Governo Meloni ha puntato a ridimensionarlo drasticamente, avendo cura che, fin dall’inizio, le leggi risultassero autoapplicative, non richiedessero, cioè, appendici di sorta. Ma, per quanta attenzione sia stata posta, la normativa prodotta con queste caratteristiche dall’entrata in azione del nuovo Esecutivo è pari a soltanto un terzo di quella complessiva, mentre si arriva a poco più del 60% se si considerano provvedimenti che chiedono, per essere applicati, l’emanazione di un solo decreto. È così che, limitando il computo al Governo Meloni, siamo in attesa di ben 206 decreti. Ma il numero diventa superiore più del doppio, arriva infatti a 460, se si calcola anche l’arretrato, ossia i decreti, tuttora non ancora emanati, previsti dai Governi di Giuseppe Conte e di Mario Draghi. Un ritardo che pesa anche economicamente, visto che determina il blocco di più di undici miliardi di euro, con le conseguenze, in termini di freno allo sviluppo, che si possono bene immaginare. La proposta, che proviamo a lanciare in questa sede, è che, oltre a perseguire con ancora maggiore determinazione il principio di autoapplicazione delle leggi, il Governo Meloni istituisca una task force snella e incisiva, con due finalità fondamentali: il recupero graduale ma costante degli ‘arretrati’, sia provocati dai precedenti che dall’attuale Esecutivo; la definizione di un metodo rigoroso, sostanziato da un cronoprogramma puntuale, che stabilisca con precisione le scadenze della decretazione attuativa e assicuri l’effettività dell’impegno temporale assunto. Naturalmente, a questo scopo, la Premier dovrebbe assumersi in prima persona la responsabilità del risultato, caratterizzando in tal modo come prioritaria la svolta impressa. I vantaggi ripagherebbero di sicuro per l’intensità dello sforzo necessario.