Una recente elaborazione di Federorafi sull’andamento dell’oreficeria, dell’argenteria e della gioielleria italiana, conferma l’importanza di questo settore del made in Italy per l’economia nazionale. I ritmi di crescita del biennio 2021-2022, periodo in cui si doveva recuperare anche il blackout da pandemia, erano di fatto impossibili da sostenere. Eppure, pur rallentando il trend in ascesa rispetto ai due anni precedenti, il 2023 ha fatto segnare ancora un incremento del fatturato del 10,2%. 

Si è giunti così a sfiorare i dodici miliardi di ricavi complessivi. E a farla da padrona, come al solito, sono state le esportazioni. Da molto tempo, oramai, la loro incidenza sul fatturato supera abbondantemente l’80%.

Napoli e la Campania in generale costituiscono uno dei maggiori centri produttivi italiani. Sull’asse Napoli-Caserta, in particolare, operano eccellenze ramificate in siti come lo storico Borgo Orefici o la moderna e dinamica cittadella orafa del Tarì di Marcianise, oltre che nel Centro Oromare. Per l’oreficeria campana la nota critica non è mai stata la qualità, di livello sempre altissimo, grazie a una millenaria tradizione che ci riporta fino alle fibule di pompeiana memoria. I problemi, se mai, risiedono in un ritardo nelle strategie di marketing e di internazionalizzazione, che hanno impedito alle imprese del territorio di avere una presenza sui mercati esteri paragonabile al valore delle impareggiabili creazioni. Sotto questo profilo, peraltro, vi sono segnali incoraggianti. È vero che l’incremento dell’export del distretto di Napoli-Caserta si è limitato al 5%, nettamente inferiore ad Arezzo (9,4) o Alessandria (8,7) o alla straordinaria performance di Milano (66,2). Va tuttavia evidenziato come l’aumento sia stato considerevole e comunque superiore a quello riscontrato in un altro polo nazionale del settore come Vicenza 1,7%.

C’è dunque spazio per una espansione del gioiello made in Naples sul piano globale, magari indotta anche dal rilancio dell’immagine della città avvenuto negli ultimi anni e tuttora in corso.

La dimensione media delle imprese orafe campane è piuttosto ridotta. È quindi necessario che, nel loro sforzo di penetrazione dei mercati internazionali, siano sostenute da politiche incentivanti da parte delle istituzioni centrali e locali. In tale quadro può e deve inserirsi anche qualche strumento agevolativo che favorisca la formazione di nuovi addetti e, quindi, il passaggio generazionale, in un comparto che da tempo stenta a trovare un’offerta di lavoro rispondente alle esigenze delle imprese.