VENEZIA – Cristina ha sempre creduto nel valore del lavoro, nella fatica delle mani che trasformano e creano, nella bellezza che può nascere anche nei momenti più difficili. Nel 2010, con coraggio e determinazione, decise di aprire il suo salone di parrucchiera a Mestre. Un sogno costruito giorno dopo giorno, con sacrificio e dedizione, nato dalla passione per il suo mestiere e dalla voglia di offrire qualcosa di unico ai suoi clienti. All’inizio tutto sembrava andare per il verso giusto. Il salone cresceva, la clientela aumentava e Cristina vedeva i frutti del suo impegno. Ma, come spesso accade, la vita ha iniziato a metterla alla prova. Dopo pochi anni, il pensionamento della sua collaboratrice più fidata, che per anni le era stata accanto, si rivelò un duro colpo. Non solo perché perse un supporto fondamentale, ma perché la stessa persona, approfittando della fiducia costruita negli anni, si portò via una parte significativa della clientela, minando la stabilità dell’attività. A questo si aggiunsero problemi esterni: l’aumento della concorrenza, soprattutto da parte di saloni gestiti da operatori stranieri con prezzi estremamente bassi, e il degrado del quartiere, diventato teatro di microcriminalità e spaccio. I clienti, preoccupati per la sicurezza, iniziarono a diminuire. Nonostante le difficoltà, Cristina non si arrese. Assunse nuovi dipendenti, investì nella loro formazione, cercò in ogni modo di far ripartire l’attività. Ma i costi aumentavano e le entrate non erano più sufficienti a coprire tutto. Poi arrivò la pandemia. Nel 2020, il Covid-19 impose una chiusura forzata che colpì duramente il settore della bellezza. Il salone rimase chiuso per mesi, e con esso si fermarono anche gli incassi. Le spese però continuavano: l’affitto, i dipendenti, i fornitori. Per provare a resistere, Cristina chiese un finanziamento da € 15.000 con garanzia dello Stato, sperando che, una volta riaperto, il salone potesse riprendersi. Ma le cose non andarono come sperava. La crisi aveva cambiato tutto: la clientela era diminuita ulteriormente, i costi di gestione erano diventati insostenibili e il peso delle tasse non faceva che aumentare. Nel disperato tentativo di salvare il salvabile, Cristina prese una decisione dolorosa: vendere la casa di proprietà in cui viveva con il marito. Quella casa, il luogo di tanti ricordi e sacrifici, fu venduta con la speranza di coprire almeno una parte dei debiti. Riuscì a saldare il mutuo e a pagare alcuni arretrati, ma il grosso delle passività restava ancora lì, a gravare come un macigno sulla sua vita. Nel luglio 2022, con il cuore pesante, fu costretta a chiudere definitivamente il salone e la partita IVA. Anni di lavoro, sacrifici e sogni si sgretolarono sotto il peso di una realtà che non le lasciava scampo. I debiti accumulati, in gran parte verso l’Agenzia delle Entrate, erano ormai insostenibili. Nonostante avesse sempre cercato di onorare gli impegni con i dipendenti e i fornitori, l’accumulo progressivo di tasse non pagate e il ricorso a finanziamenti per cercare di tamponare l’emergenza la portarono a un punto di non ritorno. Cristina trovò un lavoro come parrucchiera dipendente in un altro salone, con un contratto part-time. Il suo stipendio però era appena sufficiente a gestire le spese ordinarie ed era impossibile per lei riuscire a far fronte ai debiti che superavano i 236.000 euro. Viveva con il marito in un appartamento in affitto e le spese di casa erano divise equamente, ma il pensiero del debito la tormentava ogni giorno. Era come una prigione invisibile da cui sembrava impossibile uscire. Ogni notte si addormentava con un peso sul petto, ogni mattina si svegliava con la paura di ricevere l’ennesima notifica di pagamento, l’ennesima richiesta impossibile da soddisfare. La vergogna, la frustrazione, la rabbia di non poter cambiare il proprio destino la consumavano. Poi, quando sembrava non esserci più via d’uscita, Cristina scoprì la Legge 3/2012, la legge che tutela chi, come lei, è vittima del sovraindebitamento. Con il supporto dei professionisti di Legge3.it, decise di intraprendere la strada delle procedure contro il sovraindebitamento e la speranza iniziò a farsi spazio tra la disperazione. Finalmente, il Tribunale di Venezia ha accolto la sua richiesta ed ha dichiarato aperta la sua procedura di Liquidazione Controllata, ai sensi del nuovo codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza. Con questa sentenza Cristina dovrà versare solo 300 euro al mese per tre anni, e alla fine della procedura potrà tornare totalmente libera dai debiti. Quei 236.000 euro di debiti verranno definitivamente cancellati, un sollievo del 95% rispetto al peso che portava sulle spalle. “A tutti può succedere. Basta poco: sfortuna, qualche errore, ma anche fattori che non possono essere controllati, primo tra tutti il lockdown del Covid. Le procedure introdotte dalla Legge 3/2012 e oggi inserite nel codice della crisi permettono a chi si è trovato sommerso dai debiti di tornare alla vita, di ridare pace a famiglie, e di tornare ad essere un cittadino produttivo per la società. Oggi Cristina può guardare avanti. Il peso del passato non è più una catena che la trattiene, ma una lezione che le ha insegnato il valore della resilienza. Ha trovato il coraggio di affrontare la realtà, di chiedere aiuto e di costruirsi una seconda possibilità. E per chi, come lei, si sente perso, la sua storia è la prova che una via duscita esiste sempre.” – ha dichiarato Gianmario Bertollo di Legge3.it.