Cresce la speranza per i pazienti affetti dalla seconda patologia più frequente in Italia (44mila le nuove diagnosi) grazie all’immunoterapia prima e dopo l’intervento chirurgico o abbinata alla chemioterapia. Le nuove sfide oggi nel Convegno: <Oncologia Polmonare nel 2025, Navigando verso il Futuro>, organizzato al Pascale con il patrocinio dell’Aiom.

 Con 44 mila nuove diagnosi all’anno il tumore del polmone non a piccole cellule è la seconda neoplasia più frequente in Italia dopo il tumore al seno. Quando la malattia si trova in uno stadio avanzato e la chirurgia non è più un’opzione, l’obiettivo delle terapie diventa il controllo delle metastasi. Fino al 2010 nessun farmaco aveva dimostrato significativamente l’aspettativa di vita dei pazienti. Nei casi di malattia avanzata solo il 5,5% dei malati trattati con chemioterapia era vivo a cinque anni dalla diagnosi. Una situazione cambiata radicalmente con l’introduzione dell’immunoterapia: gli ultimi dati di sopravvivenza globale a cinque anni per i pazienti trattati con immunoterapia in combinazione con la chemioterapia è più che raddoppiata, raggiungendo oltre il 20 per cento. Pazienti che di fatto hanno una malattia stabile e sotto controllo grazie all’utilizzo di anticorpi che sono in grado di aiutare il sistema immunitario a riconoscere ed e eliminare le cellule cancerose. <Oggi sono disponibili numerose strategie terapeutiche per i pazienti con tumore polmonare non a piccole cellule. Nello studio Keynote 671 –spiega Alessandro Morabito, direttore della Struttura Complessa Toraco Polmonare dell’Istituto dei tumori di Napoli – in cui si usava l’immunoterapia con pembrolizumab prima o dopo l’intervento chirurgico, si è osservata una riduzione del rischio di progressione del 40% ed un miglioramento della mortalità di circa il 30%. Tali dati sono stati confermati anche in tutti gli altri studi (Checkmate 816, Checkmate-77T, AEGEAN) condotti con altri immunoterapici (Nivolumab, Durvalumab). In tutti questi studi, inoltre, si è osservata una percentuale di risposte complete patologiche (e cioè la completa regressione del tumore) all’atto operatorio dopo l’immuno-chemioterapia nel 20% circa dei casi>. E mentre un inibitore di PDL-1, Atezolizumab è stato approvato dall’ente regolatorio italiano del farmaco Aifa per il trattamento adiuvante dei pazienti operati con elevata espressione di PDL-1, è partito in Italia da alcuni mesi un uso nominale dell’immunoterapia perioperatoria con Durvalumab, al quale ha aderito anche il Pascale, per ora con due pazienti. Il tumore del polmone è la principale causa di morte a livello mondiale. Nel 2023, in Italia, sono state stimate circa 44mila nuove diagnosi di carcinoma polmonare. Il tumore del polmone non a piccole cellule è il tipo più comune e rappresenta circa l’80% di tutti i casi. Negli ultimi decenni, il tasso di sopravvivenza globale a 5 anni per i pazienti con tumore del polmone è aumentato in media dall’11% al 15% nei Paesi europei. <Nonostante i progressi registrati – dice Francesco Perrone, nella doppia veste di ricercatore del Pascale e presidente Aiom – nello stadio metastatico, il carcinoma polmonare continua a rappresentare la principale causa di morte per cancro in Italia, confermando, da un lato, la necessità di trattare i pazienti negli stadi precoci di malattia, per i quali è veramente possibile ottenere i migliori risultati terapeutici ed avere obiettivi di cura ambiziosi. Ma anche sottolineando quanto sia necessario intensificare le strategie di lotta al tabagismo. Per questo motivo AIOM supporta la campagna per un radicale incremento del costo dei prodotti da fumo, unica strategia che a livello internazionale abbia dato frutti significativi in termini di riduzione del consumo di sigarette>.