Peppe Romano – Napoli – Classe 2000.

È un attore, drammaturgo e formatore teatrale diplomato in recitazione all’Accademia d’Arte Drammatica ‘Bellini Teatro Factory’ del teatro Bellini di Napoli. Durante il periodo del liceo ha mosso i primi passi artistici sul palcoscenico debuttando, nel 2016, da completo autodidatta, tra i professionisti. In accademia ha avuto la possibilità di studiare con maestri riconosciuti a livello nazionale, tra cui: Paolo Cresta, Mimmo Borrelli, Francesco Saponaro, Carlo Boso, Gabriele Di Luca (Carrozzeria Orfeo), Hajo Shuler (Familie Floz).Tra le varie esperienze lavorative, a teatro, ricordiamo: “Mia madre non capisce” regia di Salvatore Cutrì per il “Napoli Teatro Festival 2020”; “La fidanzata – Pandemico vaudeville” regia di Francesco Saponaro; “Ardore” regia di Annalisa D’Amato; “Sulle orme di Ercole” regia di Diego Sommaripa e Nino Lauro (ruolo – protagonista); “Pazzeria degli incurabili” di Corrado Visone (ruolo – protagonista); “HERCULES – Che fatica essere Eroi” adattamento e regia di Peppe Celentano. Per il cinema, invece: “Il pezzo di carta’’ regia di Giuseppe Gervasio, con cui ha vinto il premio di Miglior Attore al Courtyard Independent Film Festival 2023; “Pensando ad Anna’’ regia di Tomaso Aramini; “Sete’’ regia di Barbara Napolitano (produzione Rai).

Come ha iniziato la sua carriera di attore? Ha frequentato scuole di recitazione o corsi di formazione specifici?

<< Ho iniziato a recitare quando frequentavo il secondo anno di liceo scientifico. È nato tutto per gioco: la ‘mia’ scuola aderì ad una competizione artistica indetta tra gli istituti superiori del territorio vesuviano; io mi proposi per la sezione di ‘musica’ poiché suono le percussioni a mano ma, mi ritrovai a fare, anche, da protagonista delle scene di ‘recitazione’, dato che i miei compagni di classe mi spinsero a sostituire il ragazzo che avrebbe dovuto interpretarle e che non poté più. Alla fine ci aggiudicammo quell’edizione del talent studentesco, vincendo tutte le gare. Il giorno dopo la finale fui contattato dalla regista teatrale che era in giuria, che mi scritturò per un suo spettacolo. Nel 2016 debuttai, da completo autodidatta, tra i professionisti. Capii che mi ero innamorato. Successivamente, ho avuto l’opportunità di studiare recitazione con Vincenzo Borrelli, direttore del Centro Teatro Spazio di San Giorgio a Cremano, grazie al percorso di alternanza scuola-lavoro organizzato dal liceo, di cui lui era tutor formatore; e con Diego Sommaripa, che mi prese sotto la sua protezione, quando avevo appena 17 anni, dandomi estrema fiducia, sia da attore che da suo assistente per i corsi di recitazione. Finito il liceo, tentai l’ingresso all’accademia d’arte drammatica del teatro Bellini di Napoli ‘Bellini Teatro Factory’, e venni ammesso. Sono stati tre anni intensi, in cui ho avuto l’opportunità di studiare con alcuni dei Maestri migliori a livello nazionale, tra cui Paolo Cresta, Francesco Saponaro, Mimmo Borrelli, Carlo Boso, Gabriele Di Luca. Ho imparato cosa vuol dire ‘fare l’attore’ a 360 gradi, e di quanto studio, impegno e dedizione necessiti questa professione. Ne sono ancora completamente innamorato >>

Cosa l’ha ispirato a diventare attore?

In realtà, mi piace credere che sia una vocazione, un po’ come succede per i preti: sento di aver ricevuto ‘la chiamata’. 

Ha avuto dei modelli di riferimento nel mondo del cinema o del teatro?

<< Sicuramente amo guardare film o spettacoli teatrali in cui le interpretazioni maschili possano insegnarmi qualcosa. Cerco di apprendere costantemente da chiunque mi capiti dinanzi: penso che il miglior cinema e il miglior teatro lo possa regalare soltanto la vita quotidiana >>

Può raccontarci del suo primo ruolo importante?

<< Il primo ruolo importante, a teatro, è stato nel 2020 quando ho interpretato il protagonista di uno dei due spettacoli dell’accademia previsti per il cartellone del Napoli Teatro Festival. ‘Primo’, un figlio che, insieme ai suoi fratelli e alle sue sorelle, si trova a dover decidere se partire o restare, mentre la loro madre sta morendo. Il personaggio era stato scritto su di me, da Marta Polidoro, e sono stato estremamente orgoglioso di interpretarlo, ripagando la fiducia del giovane e talentuoso regista Salvatore Cutrì >>

Qual è stato il progetto più sfidante a cui ha lavorato finora?

<< L’anno scorso sono andato in scena, a Ischia, con un monologo che si intitola ‘Pazzeria degli incurabili’ di Corrado Visone, un ottimo drammaturgo dell’isola. Credo sia stata l’interpretazione più difficile della mia  -giovane- carriera: è una storia tratta dal racconto ‘La corsia n.6’ di Anton Cechov e, in quel caso, ho dovuto interpretare tutti i personaggi che componevano il manicomio. Ah, dimenticavo… il regista dello spettacolo ero io.

C’è un ruolo o un progetto di cui è particolarmente orgoglioso?

<< Sono estremamente orgoglioso di essere uno degli insegnanti di recitazione degli allievi del centro di formazione di Volla ‘Domus Form SRL’. Abbiamo pochi anni di differenza, io e loro, ma quando si rivolgono a me guardandomi come un esempio da seguire, un obiettivo a cui arrivare, un ‘fratello’ a cui affidarsi, il mio cuore si riempie di orgoglio >>

Quali sono i suoi obiettivi a lungo termine come attore?

<< Sono una persona LEGGERMENTE scaramantica. Posso dirvi questo: vorrei continuare a fare questo mestiere fino alla fine dei miei giorni >>

Ci sono ruoli o generi che le piacerebbe esplorare in futuro?

<< Colgo l’occasione: ringrazio Gianluca per l’intervista e faccio un appello ai registi e produttori cinematografici: mi piacerebbe lavorare a un progetto del genere, da protagonista. Sarebbe un modo per mettermi alla prova, a lungo termine, anche con la macchina da presa >>

Quali pensa siano le sfide principali per i giovani attori oggi?

<< La sfida più grande per un giovane attore, oggi, credo sia quella con se stesso. Riuscire a non cadere nella trappola ‘Tik Tok’, nella ricerca del ‘tutto e subito’, resistere alla tentazione di fare l’attore per fama, non è affatto facile. Consiglio a tutti i giovani attori di studiare recitazione, leggere molti libri, guardare tanti film, andare ai musei, circondarsi d’arte e, oltre tutto, vivere la vita reale… non quella virtuale >>

Come vede l’evoluzione del cinema e del teatro nel prossimo futuro?

<< Sono fiducioso. Recentemente ho visto messinscene degne di nota, e i progetti appartenevano ad under 35. Per quel che riguarda il cinema, io credo che la storia che in Italia si facciano film brutti sia una stupidaggine messa in giro da chi non sa apprezzare l’erba del suo orticello. I film italiani sono di spessore. Se potessi decidere, investirei tanto nella formazione degli sceneggiatori… quello è il tallone d’Achille di alcuni progetti >>

Su cosa sta lavorando attualmente? Ci sono nuovi progetti o collaborazioni che puoi condividere con noi?

<< A settembre ripartiranno i vari corsi di recitazione di cui sono insegnante, tra cui quello al centro sociale anziani di Sant’Anastasia. Sono molto affezionato ai ‘non più giovani’ miei alunni. A fine agosto comincerò le prove col teatro Diana per l’allestimento degli spettacoli per le scuole. Sono entrato in compagnia da qualche settimana e sono molto emozionato per questo nuovo inizio >>

Ci saluta con un suo motto?

<< Prendetevi cura dei vostri sogni >>