
La missione, dal valore complessivo di 300 milioni di euro, è pensata per essere l’emblema della capacità italiana di muoversi da protagonista nello scenario globale della Space Economy. Il lancio è previsto con il vettore europeo Vega, un razzo già noto per l’affidabilità e lo sviluppo a forte partecipazione italiana. Ma la vera sfida inizia ben oltre l’atmosfera terrestre. Una volta raggiunta l’orbita marziana, la sonda rilascerà un satellite destinato a orbitare attorno a Phobos, una delle due misteriose lune di Marte. Da lì, inizierà il vero e proprio sbarco con tre payload – carichi scientifici e tecnologici – che scenderanno sul suolo marziano.
Ognuno dei payload ha una missione precisa. Il primo è un sofisticato rilevatore di polveri, pensato per analizzare la composizione del suolo e raccogliere dati fondamentali sulla geologia del pianeta. Il secondo è una delle punte più avanzate del progetto: un drone che volerà nell’atmosfera marziana, raccogliendo dati a bassa quota e offrendo una nuova prospettiva sulla morfologia della superficie, come un occhio curioso che scruta dall’alto canyon, crateri e dune di sabbia. Ma il terzo payload è forse quello più visionario: punta a dimostrare la possibilità concreta di realizzare strutture direttamente su Marte, utilizzando la materia prima del pianeta stesso. In altre parole, testare la produzione di ‘mattoncini marziani’ per costruire rifugi, laboratori, forse un giorno interi insediamenti umani, senza dover trasportare materiali dalla Terra.
Elemento chiave, e al tempo stesso sfida ingegneristica tra le più ardue, è il sistema di atterraggio. Il compito di sviluppare il paracadute per la discesa sul suolo marziano è stato affidato ad ALI (Aerospace Laboratory for Innovative components), storica azienda napoletana e socio fondatore del Distretto Aerospaziale della Campania. ALI è riconosciuta a livello internazionale per le sue tecnologie avanzate in ambito spaziale, in particolare per i progetti legati al rientro atmosferico e alle missioni in condizioni di microgravità. Il paracadute marziano rappresenta un elemento strategico: dovrà garantire la massima precisione e sicurezza nell’atterraggio, in un ambiente dove l’atmosfera è rarefatta e le condizioni metereologiche possono cambiare in pochi minuti.
“Questa missione è anche un manifesto della capacità italiana di costruire innovazione attraverso la cooperazione. Imprese, università e centri di ricerca lavorano insieme in un modello di sinergia virtuosa, che mette al centro il valore del capitale umano e della conoscenza scientifica – sottolinea Luigi Carrino, presidente del DAC -. Small Mission to MarS è la dimostrazione concreta di come il sistema Italia, quando lavora in rete, può raggiungere risultati di eccellenza anche nei campi più complessi e competitivi come quello aerospaziale”.
“In un momento storico in cui l’esplorazione spaziale torna al centro delle politiche industriali e scientifiche globali – aggiunge Carrino -, questa missione segna un passo avanti verso l’autonomia europea e italiana nelle operazioni planetarie. Non solo Marte: SMS è un simbolo di una visione strategica che guarda al futuro con coraggio e con l’ambizione di essere, non semplici spettatori, ma protagonisti nel grande teatro dello Spazio”.