Venerdì scorso si è tenuta nell’auditorium Amedeo Maiuri , intitolata al grande archeologo che concentrò parte della sua attività d’indagine  sugli scavi di Pompei e d’ Ercolano,  la presentazione dell’opera “LA CASA DI C.GIULIO POLIBIO A POMPEI (IX,13.1-3) E I BRONZI DEL TRICLINIO(EE)”.Il libro editto dall’associazione Amici di Pompei ETS collana Quaderni di Studi Pompeiani analizza nel dettaglio una delle più antiche dimore pompeiane poste su Via dell’Abbondanza. La casa è del II sec a .c, ma l’impianto originario risale al periodo sannitico di Pompei (III a.C.) quando la dimora consisteva in due villette a schiera divise. Successivamente divenne un’unica casa ,dimora del figlio di un liberto: Giulio Polibio che esprime la sua ascesa sociale nella città di Pompei anche attraverso la ricchezza delle suppellettili e la volontà di preservare la memoria storica della dimora acquistata. Le bellissime pitture in I stile ,il pavimento in ciottoli di fiume, l’impluvio in cocciopesto dell’atrio e la collezione dei bronzi rinvenuti nel triclinio sono infatti volutamente ostentate da Polibio per rispondere alla sua candidatura come edile per entrare nella classe dirigente della città. “Con il bel contributo di Antonio Varone-è intervenuta Elsa Nuzzo ; curatrice del libro insieme a Fausto Zevi, entrambi esperti di archeologia campana;  su uno dei capitoli del libro volto a indagare la figura di Polibio -che grazie alla sua profonda conoscenza del corpus delle iscrizioni di Pompei arricchisce già l’indagine che aveva svolto nel 2015 su “Polibio ,cittadino pompeiano al di sopra di ogni sospetto”; ricostruiva le figure di Filippo e Polibio, discendenti di liberti della Gens Iulia ,probabilmente discendenti del liberto  che da Svetonio sappiamo che trascrisse il testamento di Augusto nel 14 d.C. In questo contribuito Antonio propone che Filippo e Polibio sono padre e figlio. Filippo, forse figlio del liberto di Augusto dal quale lo stesso figlio prende il nome, stabilitosi in Campania e arricchitosi comprò l’elegante Domus su via dell’abbondanza. Filippo non potendo partecipare alle elezioni essendo liberto contribuì con le sue amicizie  e gli scambi di favori con i personaggi più influenti di Pompei a costruire l’ascesa  del figlio Polibio alle cariche municipali, di cui la città è piena di scritte elettorali sulle facciate. Sulla  facciata della dimora stessa ce n’erano una decina, in particolare da una apprendiamo un termine su cui Antonio si sofferma che ci ricorda che la famiglia di ex liberti erano panettieri, un’importante corporazione professionale che portava voti. Antonio ha ipotizzato  già nel 2015 che a Polibio appartenesse un grande mulino con forno all’interno della casa dei Casti Amanti. Questa intuizione ha trovato poi conferma nella presenza delle iniziali di Polibio stesso su una delle macine.” Quindi Polibio è un uomo facoltoso che in quegli anni scala la gerarchia politica della Pompei romana “Polibio è uno Homo Novus, discendente di un liberto-ha continuato l’archeologa- quindi aveva bisogno di appoggi e se li procura appoggiando a sua volta candidature alle cariche municipali delle famiglie aristocratiche di Pompei. Polibio costruisce la sua ascesa nella municipalità con molta attenzione, da diverse iscrizioni si vede che quando il sostegno alla sua candidatura proveniva da persone di dubbia fama provvedeva a cancellarne il nome. Le iscrizioni elettorali di Polibio non si limitano solo alla facciata della casa, ma la novità è che Polibio non esitò a far scrivere i suoi programmi elettorali all’interno della sua stessa dimora. Nella  casa maestosa in cui Polibio ha la volontà di preservare la conservazione  della decorazione di I stile si scrive il nome per la sua visibilità. Un impegno per costruirsi la carriera anche attraverso la  conservazione della memoria storica della sua dimora che ne entra in possesso dall’età giulio- claudia”. Inoltre nell’ingresso sono presenti due quadri che ricordano l’appartenenza della famiglia alla gens Iulia “un quadro con Romolo che regge il trofeo del re Acrone e l’altro che raffigura la fuga di Enea da Troia: da parte di Polibio un modo per ricordare la sua ascendenza dalla gens Iulia”. La casa di Polibio ricostruisce la società romana con il suo sistema clientelare e l’ascesa degli homines novi che rivoluzionano il tradizionale assetto politico in mano alle famiglie aristocratiche. A ciò si collega il saggio di Domenico Esposito relativo alla storia edilizia della casa  alquanto complessa e alla decorazione pittorica come la raffigurazione del supplizio di Dirce nella parte centrale del triclinio che ha lo scopo di rammentare  ai commensali il rispetto delle leggi umane con esempi negativi puniti dall’ira degli dei. Temi ripresi che confermano la nuova appartenenza alla classe dominante.   

Adelia Giordano