ERCOLANO – Quando pensiamo alla scultura dell’antichità, la nostra mente evoca generalmente statue in marmo bianco e candido, simbolo di perfezione classica. Tuttavia, la realtà è ben diversa da ciò che immaginiamo. Vi pongo come esempio un’affascinante scoperta avvenuta nel 2006 a Ercolano, durante gli scavi nella Basilica Noniana,che ha rivelato una testa femminile in marmo del I secolo d.C. Questa testa femminile, che colpisce per la sua straordinaria bellezza, presenta infatti tracce di pittura sui capelli, sulle sopracciglia, sulle ciglia e addirittura sulle pupille degli occhi. Un particolare che rivela come, contrariamente a quanto generalmente si pensava, le sculture antiche non fossero mai monocromatiche, ma completamente policrome. Le statue, in particolare quelle in marmo, erano dipinte con colori vivaci, che davano vita e realismo alle opere. La visione del marmo bianco era in realtà una versione idealizzata, frutto del passare del tempo e della naturale erosione dei pigmenti. È affascinante pensare a come, nel loro contesto originale, queste statue fossero pervase da una vivacità che oggi possiamo solo intravedere, e che parte della loro bellezza si trovava proprio nella loro policromia. Inoltre, questo tipo di scoperta ci aiuta a comprendere meglio la cultura e l’estetica del mondo antico. I Greci e i Romani, infatti, non solo celebravano la perfezione della forma umana, ma cercavano anche di dare alla scultura una dimensione che fosse più vicina alla realtà quotidiana, una realtà in cui il colore non era solo decorativo, ma faceva parte dell’esperienza estetica complessiva. Questa testa femminile di Ercolano è dunque una testimonianza incredibile di come l’arte antica fosse molto più dinamica e colorata di quanto avessimo mai immaginato. E grazie agli scavi come questi, possiamo finalmente riscoprire la policromia perduta, restituendo alle sculture antiche la loro piena vitalità e magnificenza.