I dati sull’economia campana, illustrati dal rapporto Bankitalia, inducono a un moderato ottimismo. È vero, infatti, che la crescita nel primo semestre di quest’anno si è ridotta, con un aumento limitato all’1,1%, di fatto in linea con la media nazionale. Ed è vero che alcuni settori dell’industria hanno fatto registrare un vistoso rallentamento. A migliorare la percezione di quanto avvenuto, ci sono tuttavia i dati sull’export e sul turismo.

La Campania sbalordisce, con un incremento dell’export di oltre 25 punti percentuali sul primo semestre 2022, trainato dal settore farmaceutico, ma con un importante contributo dell’automotive e dell’agroalimentare. Se si pensa che, nel resto d’Italia, l’aumento delle vendite all’estero è stato del 4,2% e che nel Mezzogiorno non è andato al di là di un +1,3%, si può capire che stiamo parlando di un fenomeno molto interessante. Destinato, con buona probabilità, ad avere ripercussioni positive anche sul tasso di occupazione, per ora fermo a poco più del 43%. Tra le dolenti note, questa è la maggiore, perché solo un forte innalzamento del tasso occupazionale può portare a un rilancio strutturale della Campania, come dell’intero Mezzogiorno.

La nota Bankitalia è all’insegna del chiaroscuro. Un esempio eclatante ci è offerto dai sorprendenti dati sull’utilizzo delle risorse Pnrr da parte dei Comuni della regione. Il 64% degli importi assegnati è già a gara: più di 2 miliardi di euro su una dotazione di 3,2 miliardi. Si tratta di una percentuale superiore di quasi dieci punti alla media dei Comuni italiani e di circa quindici a quella media dei comuni del Sud.

Insomma, qui le cose vanno meglio che altrove. Il rischio è che il quadro si offuschi con la revisione del Pnrr, che taglierà circa 1,4 miliardi alla Campania.

Dobbiamo fare molta attenzione su questi dati. Deve farla il Governo, innanzitutto. Le scelte in atto devono accompagnare il processo di crescita, dandogli seguito e alimentandolo. Guai se, al contrario, alcune decisioni dovessero sortire un effetto opposto a quanto desiderato.

A tal proposito, c’è da verificare, come ha opportunamente rilevato la direttrice della sede campana della Banca d’Italia, Marina Avallone, anche l’effetto determinato dalla sostituzione delle otto Zes con una unica Zes per tutto il Mezzogiorno. Il cambio di governance non dovrà provocare una sospensione del flusso di investimenti che, pur senza ancora raggiungere livelli eccezionali, era stato attivato dalle otto Zes.