La legge delega n. 111 del 2023 punta a definire modalità più eque per i contribuenti, diminuendo gradualmente l’Irpef e snellendo le procedure, semplificandole. Sono per ora intenti, che dovranno essere tradotti dal Governo entro due anni in uno o più decreti legislativi e, per la parte economica, dovranno poter contare su apposite risorse, superando le oggettive difficoltà di un bilancio con limiti d’intervento aggravati da criticità come inflazione e guerra in Ucraina. Ma è importante che il Governo si sia posto l’obiettivo, anche perché un fisco più giusto è la migliore garanzia per una rinascita economica. Non soltanto per la pressione fiscale. Di sicuro questa è troppo elevata e, secondo stime recenti, fino all’inizio di giugno si lavora per le tasse: è come se la parte di reddito che entra effettivamente nelle tasche dei cittadini maturasse solo nei successivi sette mesi dell’anno. C’è tuttavia anche la burocrazia a danneggiare il contribuente, facendogli perdere tempo prezioso e, con pratiche inutili, finendo per essere di danno anche allo Stato. La compilazione di modelli F24 diventa un districarsi tra voci innumerevoli, spesso per pagare tributi del valore di pochissimi euro. Si pensi non solo a chi paga, ma anche a chi riceve risorse ridottissime che a stento pareggiano i costi della struttura organizzativa messa in piedi per redistribuire quel poco che avanza.

L’evasione fiscale e contributiva, peraltro in diminuzione negli ultimi anni, si attestava nel 2020 (ultimo anno di rilevazione disponibile) su circa 90 miliardi. Si può e si deve ridurla ulteriormente e in misura marcata, ma il migliore modo per farlo è contrastare i grandi evasori, o anche chi non paga per una legislazione carente, che finora ha permesso a multinazionali di versare pochi punti percentuali degli enormi guadagni incamerati in Italia. La lotta all’evasione deve essere ispirata da criteri razionali. Un politico, diversi anni fa, coniò l’espressione ‘evasore di sofferenza’, per indicare chi non versava per non essere costretto a cessare l’attività.

Sarebbe bene puntare su chi ha tanto denaro da dover corrispondere, e, solo in una fase successiva, quando la pressione fiscale sarà finalmente abbassata, pretendere da chiunque che versi il giusto.

La legge va rispettata, ma la giustizia è un valore che a volte la trascende. Finché gli oneri sono elevatissimi per i piccoli e quasi irrilevanti per diversi grandi operatori, bisogna prenderne atto e orientare strategicamente la lotta all’evasione.