Il Senato ha approvato il Decreto Sud. Tra i suoi contenuti, c’è la riforma della governance del Fondo sviluppo e coesione (Fsc). Si tratta di uno degli strumenti più importanti per ridurre il divario territoriale. Uno strumento che non ha funzionato in passato, come dimostrano anche i dati della percentuale di spesa finora realizzata.
Il nuovo sistema impone alle Regioni di definire Accordi per la Coesione con il Governo, se vogliono spendere i soldi loro assegnati. È una norma comprensibile, perché un maggiore coordinamento tra Governo e Regioni può da un lato accelerare la spesa, dall’altro migliorarla qualitativamente, facendola rientrare in una visione strategica dello sviluppo condivisa. È tuttavia importante sapere cosa succede se Governo e Regione non trovano un accordo. Bisogna evitare che ciò rappresenti un nuovo motivo di rallentamento.
Nel frattempo, per migliorare la capacità di spesa dei fondi, è previsto un piano di 2200 assunzioni a tempo indeterminato da ripartire tra Dipartimento delle politiche di coesione di Palazzo Chigi, Regioni, Province e Comuni. C’è bisogno, sicuramente, di rinfoltire i ranghi. Speriamo, tuttavia, che l’operazione non si risolva nella solita infornata fine a sé stessa, ma si traduca in risultati apprezzabili. I fondi servono innanzitutto per la coesione territoriale, non per alimentare la cerchia di chi non riesce a realizzarla!