Nel 2023 in Italia sono stati immessi in rete 63,4 miliardi di metri cubi di gas. Poco più della metà, il 51%, è giunto nel Mezzogiorno, grazie ai metanodotti Transmed, Tap e Greenstream. Rispetto al 2020 il gas approdato nel Sud è più che raddoppiato, e questo forte potenziamento delle immissioni ha compensato la drastica riduzione verificatasi nei punti di ingresso situati nel Nord Italia.
Il motivo di questo ribaltone è noto: la guerra in Ucraina. Nel 2021 il 33% degli approvvigionamenti di gas derivava dalla Russia. Nel biennio successivo le misure adottate dal Governo italiano hanno rivoluzionato il quadro: si è passati al 13% nel 2022, per poi ridursi al 2% nel 2023. La dipendenza da Putin è così stata scongiurata.
Naturalmente, si è dovuto far posto ad altri fornitori, e il principale ausilio è venuto dall’Algeria, partner destinato a diventare strategico con il Piano Mattei, e che nel frattempo è balzato da una incidenza sugli approvvigionamenti pari al 25% nel 2021, al 29% del 2022 e al 33% del 2023. Come ha affermato Massimo Derchi, Chief Operations Officer di Snam, la cui rete di condotte copre in Italia ben 33mila chilometri, con diversi siti di stoccaggio e impianti di rigassificazione, il Mezzogiorno è stato al centro di questa rivoluzione energetica.
La prospettiva per il Sud non è solo quella di provvedere con questa ed altre fonti (il Mezzogiorno in Italia è già leader per le rinnovabili) al fabbisogno nazionale, ma di soddisfare la domanda di altri stati europei, anche all’est. L’incremento delle relazioni con il Nord Africa può consentire inoltre di implementare gli arrivi con l’idrogeno verde destinato a essere prodotto in quell’area.
È evidente, dunque, l’importanza per il Mezzogiorno e per l’Italia che si stemperino al più presto le tensioni fomentate dal barbaro eccidio dell’8 ottobre, proseguito con le tragedie umanitarie nella striscia di Gaza e con la nuova rivolta degli Houthi, i pirati del duemila che imperversano nel Mar Rosso.
Ma, al di là di evoluzioni che purtroppo non dipendono solo dalla volontà di una singola nazione, è essenziale che le Istituzioni favoriscano questa crescita di ruolo del Mezzogiorno, colmando divari infrastrutturali e di servizi e rendendo l’area sempre più in grado di sfruttare la sua posizione baricentrica per rafforzare i legami economici, sociali e culturali con Africa, Medio Oriente ed Europa. La coesione interistituzionale è la premessa per far sì che i fondi disponibili a tale scopo siano utilizzati proficuamente a vantaggio del Meridione e, di conseguenza, dell’Italia intera.