In un suo recentissimo intervento sul Riformista, Stefano Caldoro sottolinea giustamente il risultato positivo ottenuto dal Governo con l’approvazione della revisione del Pnrr da parte della Commissione europea e l’aumento del finanziamento complessivo, passato da 191,5 a 194,4 miliardi. Caldoro, tuttavia, nella sua analisi lucida e come sempre onesta intellettualmente, non manca di evidenziare una criticità. Paventa, in particolare, un pericolo, originato dal probabile trasferimento di opere – depennate dal Pnrr perché non realizzabili secondo le rigorose scadenze imposte dal Piano di ripresa e resilienza – al Fondo Sviluppo e Coesione. Caldoro ricorda che l’80% delle risorse indirizzate al Fsc spettano al Sud, ma in passato questi soldi sono stati utilizzati come bancomat per finanziare interventi di sostegno in altre aree del Paese.

In pratica, l’ex Presidente della Regione Campania ci dice: fate attenzione agli interventi ‘stralciati’ dal Pnrr e che dovrebbero essere realizzati al Nord. Sono sicuramente più del 20% dell’importo complessivo, visto che la quota Pnrr destinata al Mezzogiorno dovrebbe essere del 40%. Per quanto si possa pensare che la maggior parte delle opere pubbliche non eseguibili nei tempi del Pnrr riguardi le aree meridionali, non sarà mai tale da poter essere quantificata nell’80% delle risorse depennate. Quindi, se la matematica non è un’opinione, il Sud perderà parte dei fondi Fsc, stornata per completare gli interventi al Nord.

Personalmente, abbiamo già indicato un ulteriore rischio, ossia che anche la riserva del 40% dei fondi Pnrr possa disperdersi nelle nebbie di questo maquillage contabile. Se non altro perché, come dichiarato dalla Presidente del Consiglio, con la revisione del Pnrr aumenteranno gli incentivi alle imprese. Ossia, meno soldi alle infrastrutture, più soldi alla politica industriale.

Normalmente, per questa forma di agevolazioni il Sud non riesce a fruire più del 20%. Morale della favola: il Mezzogiorno rischia di perdere risorse sia dalle fonti di finanziamento originarie, sia da quelle sostitutive.

Chiediamo alla premier di impedire un esito così improvvido per il Sud e per il Paese. Ma al suo Governo chiediamo anche di rendere finalmente più efficace la governance del Fondo sviluppo e coesione. Ci sta provando il Ministro Fitto. Non sappiamo se riuscirà nell’intento, ma di sicuro non si può dire che non vi fossero motivi per intervenire, considerando che vi sono risorse Fsc non ancora spese che risalgono ai primi anni del nuovo secolo!