L’Italia sta recuperando tassi di occupazione più vicini alla media europea, anche se la distanza è ancora ampia. Una delle strade da praticare per accelerare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro è la formazione. Una ricerca della Fondazione Altagamma e Unioncamere, in tal senso, è illuminante. L’alto di gamma made in Italy è in cerca di 276 mila professionisti da qui al 2028 nei settori motori, hospitality, alimentazione, design e moda. Già attualmente per il solo settore moda non si riesce a trovare lavoratori in grado di occupare circa 75 mila posti. Un dato che ovviamente stride con un tasso di disoccupazione giovanile che è pari a circa il 20%. È forte dunque il disallineamento tra domanda e offerta per le filiere del lusso. Sono circa la metà le imprese che non riescono a individuare i profili adeguati. Bisogna quindi potenziare la formazione per assicurare i talenti necessari a perpetuare la grande tradizione del Made in Italy. Un discorso che non riguarda solo i grandi brand, le imprese molto strutturate, ma anche le botteghe artigianali. Per queste servono interventi pubblici che compensino i maestri artigiani delle spese sostenute per la formazione, incluse ovviamente le paghe di apprendisti. Costoro, nei primi tempi, non sono ovviamente in grado di ripagare, il tempo e i costi occorrenti alla loro formazione, non avendo ancora acquisito il know how necessario. Qui le istituzioni, con il loro intervento, possono risultare decisive per la salvaguardia di un patrimonio fondamentale per la continuità della grande tradizione manifatturiera italiana.