Complessivamente, l’analisi Congiuntura Flash diffusa dal Centro Studi Confindustria aiuta a ben sperare. Nel primo trimestre del 2024 il Pil è cresciuto dello 0,3%, trainato da un turismo da record e da un più contenuto incremento dei servizi. Bene anche l’export, ma l’industria accusa una flessione sia in termini di produzione che di consumo di merci.
Vi è tuttavia da considerare che a frenare l’industria sono fattori potenzialmente legati al periodo indagato, come ad esempio il crollo dei transiti nel Mar Rosso, che da fine 2023 a tutto aprile sono diminuiti addirittura del 61,5%. Gli ultimi segnali indicano una parziale inversione di tendenza, con un affievolimento del fenomeno degli attentati da parte degli Houti. Un altro elemento di criticità per l’industria è dato dal costo del denaro elevato che, peraltro, è destinato a scendere, visti gli orientamenti della Bce per il prossimo giugno. Un ulteriore fattore penalizzante è il caro energia, anche qui in prospettiva destinato a pesare sempre meno, se l’Italia e l’Unione Europea proseguiranno rapidamente nelle loro politiche di riconversione delle fonti, sia sotto l’aspetto geopolitico che su quello della tipologia di risorsa utilizzata.
Al momento, dunque, si può essere moderatamente ottimisti, a condizione che il Governo utilizzi le potenzialità di ulteriore sviluppo indicate in direzione del decollo del Mezzogiorno, quale nuovo motore produttivo italiano.