Tra tanti problemi drammatici, che riempiono di tensione gli scenari internazionali, può apparire fuori luogo parlare di mercato del lusso. E invece si può e si deve, perché la vita è fatta di preveggenza e quindi di sguardi rivolti al futuro, e per farlo bisogna nutrire speranza e ottimismo. La Fondazione Altagamma ci ha ricordato, pochi giorni fa, che oggi sono 400 milioni i consumatori ‘altospendenti’ stimati nel mondo e che nel 2030 diventeranno 550 milioni. L’Italia è leader nella manifattura di lusso, ma non riesce a coglierne appieno le potenzialità. Basti pensare che il 60% degli acquisti di beni di lusso sono fatti da turisti e che i proventi italiani attualmente si attestano sui 30 miliardi, mentre potrebbero raggiungere agevolmente i 100, se l’offerta di alta gamma fosse integrata con proposte alternative, ‘esperienziali’, per dirla con Stefania Lazzaroni della Fondazione Altagamma. In questa prospettiva il Sud, con i suoi valenti artigiani, dal sistema moda all’oreficeria e gioielleria, avrebbe enormi carte da giocare. Bisogna potenziare le strutture, internazionalizzarle, costruire proposte di ‘pacchetti’, che includano l’offerta del bene di lusso nel quadro di un soggiorno del visitatore studiato e curato nel suo insieme, dagli itinerari proposti alla qualità dell’offerta avanzata.