In soli cinque anni, dal 1991 al 1995, per recuperare il ritardo della Germania est, il governo federale ha speso la bellezza di 433,6 miliardi di euro, cioè quasi una volta e mezzo la cifra spesa in Italia dal 1951 al 1998. Mentre in Italia non si è riusciti mai ad ottenere una vera perequazione territoriale, in Germania – a dimostrazione di cosa significhi essere un popolo unito – si è pagato un contributo straordinario per finanziare in parte lo sviluppo dell’Est. Uno studio documentato sul tema del raffronto Mezzogiorno-Germania Est è stato realizzato da Luigi Ruscello per Eurispes e pubblicato da Rubbettino Editore. Quando di parla di sprechi, additando il Sud come area maggiormente responsabile di risorse pubbliche dilapidate, bisognerebbe riconoscere che il Paese non ha mai fatto abbastanza per recuperare una condizione di squilibrio economico e sociale territoriale formatasi per la gran parte dopo l’unificazione del 1861. Se il passato è passato, e se nessuno vuole anacronisticamente rievocare nostalgie borboniche, occorre tuttavia prendere atto che la coesione territoriale è una necessità indifferibile e che quindi l’Italia deve provvedere a ridurre drasticamente le distanze tra le sue macroaree, se vuole avere un futuro. Non come ha fatto nel recente passato: mentre il Pil della Germania Est è cresciuto più di quello medio tedesco, il Pil del Mezzogiorno ha fatto registrare un incremento inferiore a quello del resto del Paese. Nel 1995, il rapporto tra il Pil pro capite del Mezzogiorno e quello della Germania Est era pari al 78,45%. Nel 2020 era precipitato al 61,89%. Bisogna invertire questa tendenza. Ne va del destino dell’intera Penisola, non solo del Meridione.