Nel cuore pulsante di Napoli ubicata nel prestigioso palazzo Leonetti a via dei Mille c’è la rinomata sartoria Antonelli , eccellenza dell’artigianato napoletano. Ogni giorno nel  laboratorio specializzato nelle realizzazioni di abiti maschili su misura fatti rigorosamente a mano si destreggiano con abilità e accuratezza i futuri  sarti della moda italiana sotto la direzione del Maestro Sartore Lello Antonelli che con passione e tenacia insegna ai suoi giovani collaboratori l’antico mestiere. Lello è tra i dieci veri sarti rimasti in tutta Napoli  precursore di una tradizione sartoriale in bottega che sta ormai scomparendo “ non è giusto che questo mestiere vada perso- spiega il Maestro- si sta perdendo il lavoro, si sta perdendo la tradizione, si sta perdendo l’arte, si sta perdendo la continuità di quello che abbiamo sempre fatto e la possibilità di far lavorare i giovani domani con questo mestiere; basti pensare che io sono uno dei più giovani sarti rimasti a Napoli e che un tempo tutti i palazzi di sartoria pullulavano di lavoro!”. Lello, anche vicepresidente della confraternita Sartoni di Napoli,  per evitare che in futuro muoia l’artigianato napoletano trasmette l’arte appresa che è stata ed è  vita stessa per lui  fin da giovanissimo ai giovani che lavorano nella sua bottega “noi facciamo un insegnamento gratuito e  finanziato da noi,  poi la maggior parte di questi ragazzi li  terrò qui in sartoria con me, l’idea è farli restare con noi e di fargli contratti di lavoro , per il momento stanno imparando il mestiere come ho imparato io agli inizi della mia arte  con le stesse modalità e la stessa metodologia del lavoro come si fa in bottega”. E proprio in una bottega nella Galleria Umberto I  nasce  il suo percorso “la mia storia nasce per necessità perché perdendo papà dovevamo tutti quanti lavorare, io ero gracile e non potevo fare un lavoro pesante e quindi andai a lavorare presso un grande maestro in galleria, e mi indicò questa bottega il mio amico Armando Gragnaniello, fratello del grande Enzo Gragnaniello,  che lavorava nella libreria dello zio. A 12 anni ho iniziato e nel corso del tempo ho lavorato per   diverse sartorie affinando l’arte. Il lavoro in bottega lo consiglierei a tutti perché ti insegna e ti educa al lavoro. In Italia ci vorrebbe un’alternanza scuola/lavoro che di fatto non viene realizzata perché non c’è l’interesse politico, la politica dovrebbe investire sull’artigianato perché se non si permette un ricambio generazionale i mestieri della tradizione andranno persi!”. “Noi facciamo ancora un lavoro molto artigianale, facciamo soltanto tre passaggi a macchina su un abito e facciamo tutto a mano incluse le tele. Un lavoro meticoloso e accurato, tutto fatto millimetricamente sulle proporzioni del cliente!”. Un’ eccellenza del made in Italy in pericolo per cui molti si bagnano solo la bocca con “noi abbiamo la sartoria napoletana fatta a mano”, ma di fatto nessuno fa niente preferendo la quantità a discapito della qualità, investendo nelle multinazionali e con tasse sempre più alte. Eppure ci sono persone come Lello Antonelli che combattono per continuare la tradizione aperta  all’innovazione a alle nuove idee portate dai suoi ragazzi in una sartoria buona, genuina e artistica apprezzata da sempre in tutto il mondo . Un’arte dove c’è solo la mano dell’uomo che permette a chi una volta impara il mestiere di vivere dignitosamente “un lavoro artistico completo in tutto, sole o pioggia tu cuci ,completo anche nelle relazioni umane” dice Lello. “In questo lavoro non si smette mai di imparare, ogni percorso che si fa insegna qualcosa e ogni persona che si conosce può insegnare qualcosa, è proprio  uno stile di vita!” dice Martina, laureata all’accademia e apprendista nella sartoria Antonelli. “Lello ha visto il potenziale, crede molto in quello che faccio. Io mi sono laureata prima in design per la moda e poi fashion eco design ad Aversa, poi ho studiato e Barcellona e sono ritornata. La moda italiana dovrebbe rallentare, dovrebbe valorizzare il fatto a mano e dare dignità a chi la produce e a chi l’acquista!” spiega Luana. Giovani che hanno alle spalle una realtà scolastica e che insegnano al loro stesso  maestro in un confronto continuo, una condivisione tra generazioni che ha una visione generale che non si chiude a riccio per costruire la moda del futuro tra tradizione e  la nuova linfa di idee.