Il Governo Meloni, su impulso del Ministro per il Sud Raffaele Fitto, ha ottenuto un consenso di massima da parte della Commissaria alla Concorrenza dell’Unione Europea, Margrethe Vestager, su una proposta rivoluzionaria: fare del Mezzogiorno d’Italia una Zona economica speciale unica. Estendendo quindi i vantaggi fiscali e le semplificazioni amministrative vigenti per le otto Zes esistenti a tutto il territorio meridionale.
Siamo stati fra i primi a suggerire la convenienza di questo salto di qualità, ma non lo diciamo per metterci al petto delle stelline, bensì per sottolineare l’importanza di quanto sta accadendo: un sogno può tramutarsi in realtà.
È assolutamente fondamentale che il Governo faccia rapidamente tutti i passi in avanti necessari per definire con Bruxelles condizioni e parametri per la ‘Zes unica Sud’, avendo cura ovviamente che le condizioni e i vincoli non siano tali da svilirne la portata.
Per capire le potenzialità di questa svolta, basta riflettere su un commento recentemente rilasciato dal Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Questi ha chiesto, molto opportunamente, che la Zes unica venga concessa a tempo indeterminato, fino a che il reddito medio pro capite del Sud non abbia raggiunto almeno l’85% del pil del Centro-Nord. Questa affermazione ci dice due cose: innanzitutto, che De Luca considera l’eventualità della Zes unica con favore; in secondo luogo, che sulla questione il Presidente campano non si lascia condizionare dalle recenti frizioni col Ministro Fitto, facendo prevalere l’interesse delle aree meridionali su altri aspetti, al confronto, trascurabili. Ma, più di ogni altra cosa, è quell’indicazione sulla necessità di raggiungere almeno quota 85% che la dice lunga sulla posta in gioco.
Ricordiamo che, in questi ultimi mesi, le Zes sono decollate e stanno attivando numerosi investimenti e insediamenti, con ritorni occupazionali tutt’altro che trascurabili. Se concepita con ponderatezza, come ammonisce saggiamente Nicola Rossi, la Zes unica può rappresentare per il Sud “una inversione di tendenza significativa” e “una novità potenzialmente di grande importanza”.
È evidente che la governance di un organismo del genere sarebbe centralizzata, quanto meno nei termini di un incisivo coordinamento. Ma se questa prospettiva può oggettivamente ridurre qualche potere sul piano territoriale, non è detto debba scatenare, gioco forza, una guerra di posizione tra centro e periferia. Come lascia sperare, del resto, il commento ‘super partes’ di De Luca.