Degna delle sceneggiate napoletane, Vladimir Putin, un Mario Merola moscovita, è riuscito a portare in scena una telenovela alla quale, almeno all’inizio, tutti hanno creduto. Il traditore Prigozhin che vuole fare la rivoluzione, i tagliagole ceceni pronti ad intervenire, lo zar che fa finta di scappare a San Pietroburgo ma fa partire solo il suo aereo e lui resta a 50 metri sotto il Cremlino, ed infine il fido Lukashenko che alza la mano (come papa Leone I contro gli Unni) per fermare l’avanzata della Wagner verso Mosca. Ma quindi, in molti si chiedono, era tutta una farsa? Si!!! Un po meno farsa la morte di tanti poveri soldati che hanno dovuto reggere il gioco allo zar divenuto zarino e che tra un po si tramuterà in zavorra per l’intera Russia. Guardate il caso: ogni volta che le cose vano di male in peggio per l’armata bracalone, ne viene fuori una circostanza capace di spostare l’attenzione e rallentare l’avanzata ucraina e la mattanza di russi. Ma adesso la Wagner che fine ha fatto, e soprattutto che ne è stato di Prigozhin? Lo zar sostiene di averlo spedito in Bielorussia con buona parte dei suoi wagneriti. Sostiene anche di aver disarmato la Wagner e di aver passato tutto l’armamentario all’esercito regolare. Dopotutto in Biellorussia non avrebbe bisogno di armi con tutte quelle che può mettere a disposizione il vassallo Lukashenko. E proprio da questa considerazione, che non ho fatto io, ma analisti militari scafati, nasce l’incognita del prepensionamento in Bielorussia. Molti ci vedono uno stratagemma per portare il gruppo paramilitare da quelle parti, per poter organizzare una sortita verso Kiev, cosa che l’esercito bielorusso non può assolutamente compiere. Il presidente polacco Duda è molto preoccupato di questo, e non è l’unico, anche in considerazione del fatto che un nuovo intervento dalla Bielorussia avrebbe delle pesantissime conseguenze per Lukashenko e accoliti, e non come l’inizio dell’invasione quando non si aveva contezza della questione. Il modo più veloce per il leader bielorusso di far entrare in guerra il suo Paese è proprio permettere ad un’altra armata di invadere l’Ucraina dalla propria frontiera che, e lo sanno tutti, è pesantemente monitorata dalla NATO e pesantemente difesa dall’esercito. Foreste minate, paludi minate e superiorità di artiglieria dovrebbero scoraggiare una tale idea, ma lo zar ormai è giunto alla frutta e quindi userà di tutto pur di avere un qualche successo, anche sacrificare qualche altro milione di russi. La guerra, dopotutto, deve continuare in maniera imperativa, cosa che non capiscono i pacifinti beoti italiani; pace vorrebbe dire la fine di Putin e della Russia. Fin quando c’è guerra c’è speranza per lo zar di restare sul suo trono pieno di tarli.