Segnali positivi sul fronte dell’occupazione arrivano dal rapporto annuale sul lavoro del Centro Studi Confindustria. A fine 2023, rispetto a dodici mesi prima, gli addetti risultano aumentati dell’1,4%. Come riporta l’indagine di Confindustria, a crescere è il lavoro femminile (3,4%), mentre quello maschile resta più o meno ai livelli precedenti (+0,3%). A rendere più incoraggiante lo scenario contribuiscono l’incremento degli occupati dell’industria (+1,9%, più consistente di quello dei lavoratori dei servizi, limitato allo 0,5%) e di quelli a tempo indeterminato (+1,7%). Calano del 5,4% i lavoratori a tempo determinato, ma il saldo finale degli occupati, come indicato, resta nettamente positivo, visto che gli addetti a tempo pieno costituiscono il 92,6%.
La nota dolente sta nel fatto che, per circa il 70%, le imprese oggetto dell’indagine denunciano difficoltà nel trovare personale qualificato adatto a soddisfare le proprie esigenze. A mancare sono le competenze tecniche, soprattutto, e per circa due terzi si tratta di saperi fondamentali per consentire alle imprese di affrontare la transizione digitale. Alla rapidità dell’evoluzione tecnologica non fa riscontro una adeguata capacità del sistema formativo di sfornare un numero sufficiente di giovani in grado di corrispondere alla richiesta di profili professionali innovativi.
Il Governo, peraltro, sembra avere consapevolezza della necessità di adottare interventi per sostenere le imprese. Il Ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha sottolineato come si stia operando su diversi fronti, dall’orientamento alla promozione degli Its e dei corsi di laurea che fanno registrare i maggiori sbocchi occupazionali. C’è quindi da sperare che il trend positivo dell’occupazione si consolidi, grazie a una formazione rimodulata per rendere più agevole per le imprese trovare i profili desiderati.
Resta un campo che non va trascurato, specie per le aree meridionali, dove il problema è più avvertito. Il riferimento è alla grande tradizione del Made in Italy, che rischia di declinare per lo stesso motivo già indicato. In questo campo si tratta spesso di difficoltà di ricambio generazionale, visto che parliamo di maestri di bottega. Accanto alla serie di misure avviate dal Governo, va quindi aggiunto un intervento per azzerare gli oneri per le imprese artigiane di formare apprendisti pronti un domani a proseguire una produzione di eccellenza che da secoli ha fatto la storia della nostra Penisola.