In questi giorni al Forum della Pubblica Amministrazione viene presentato un rapporto dell’Ifel, la fondazione dell’Anci. Si intitola “Il personale comunale e la sua cura” e, dalle prime anticipazioni di stampa, contiene dati piuttosto interessanti. Balza agli occhi il fatto che i Comuni del Mezzogiorno non sono affatto il carrozzone dipinto da decenni di cronache mediatiche. Il posto pubblico, se inteso come occupati nelle amministrazioni comunali, non è un primato del Sud, che, anzi, con 5,34 dipendenti ogni mille abitanti, non solo si piazza dietro il Centro (6,30) ma anche dietro il Nord Italia (5,83). Cosa significa questo? Significa innanzitutto che, se per ipotesi tutti i dipendenti dei Comuni facessero riscontrare lo stesso livello di produttività, il Mezzogiorno inevitabilmente erogherebbe meno prestazioni delle altre aree della Penisola. Meno uomini, meno risultati. Ci sono altri dati diffusi nelle anticipazioni prodotte sul rapporto dell’Ifel. Gli enti locali italiani sono stati sottoposti dai Governi precedenti a una cura dimagrante. In un arco di tre lustri, dal 2007 al 2022, la percentuale dei dipendenti comunali sul totale degli occupati nelle pubbliche amministrazioni è precipitata dal 14 al 10,6%. Per di più, tra il 2015 e il 2022, vi è stata una rilevantissima perdita del personale tecnico preposto alla pianificazione: -18,7%. L’età media è passata dai 47 anni del 2007 ai 51,4 del 2022, ma nel Sud, stando a un precedente studio di Bankitalia, gli standard di anzianità dei dipendenti sono ancora più elevati, anche per un prolungatissimo blocco del turnover. Malgrado, poi, la spesa per la formazione sia stata recentemente elevata dopo anni di riduzione, il 77% dei Comuni non ha varato un piano relativo, quindi rischiando di vanificare l’investimento dello Stato. Credo che bastino questi elementi per chiarire come sia difficile per i Comuni, e ancora di più per quelli del Sud, esprimere un’adeguata capacità progettuale, tale da ottimizzare le disponibilità consistenti assicurate dal Pnrr e da altre fonti di finanziamento.  L’auspicio è che il Governo se ne faccia carico, affiancando i Comuni con il supporto tecnico progettuale delle Amministrazioni centrali e, dove possibile, aprendo maggiori spazi a una progettualità privata di sostegno. Sarebbe un investimento e non un costo per lo Stato. Solo potenziando competenze e implementando la progettazione, l’Italia può recuperare un’efficienza amministrativa paragonabile a quella di altre nazioni d’Europa, come la Francia o la Germania.