Mezzogiorno area leader in Italia per l’utilizzo di sistemi di Intelligenza Artificiale? Per ora si tratta soltanto di un auspicio, malgrado i dati diffusi di recente da Confindustria autorizzino qualche speranza. Se, infatti, solo il 6,2% delle imprese italiane fa uso di questi sistemi, a fronte di una media Ue dell’8%, nel Sud la distanza si riduce drasticamente: è il 7,6% delle imprese ad avere già adoperato questa tecnologia particolarmente innovativa. Per quanto riguarda, poi, la Campania, il mercato digitale ha superato i 4.6 miliardi di euro. In percentuale, le imprese della regione con almeno un livello base di digitalizzazione risulta nel 2022 inferiore alla media nazionale, ma ha fatto registrare un incremento del 13.3% sul 2021, nettamente superiore al 9,6% italiano. Se torniamo al discorso sull’Intelligenza Artificiale in particolare, è da sottolineare come Linkedin, il network professionale più grande al mondo, abbia condotto uno studio che mostra come le skill richieste ai lavoratori si modificheranno di almeno il 65% entro il 2030. L’intelligenza artificiale, infatti, sta trasformando il mercato del lavoro. Questo processo è già in corso in Italia, gli annunci di lavoro che citano l’Intelligenza Artificiale sono aumentati di quasi cinque volte negli ultimi due anni e le candidature per queste posizioni sono aumentate del 31% rispetto a quelle che non citano l’AI. Molti lavoratori fanno già uso degli strumenti AI per semplificare le attività quotidiane e la maggior parte dei professionisti pensa che l’utilità dell’intelligenza artificiale è destinata a crescere considerevolmente nei prossimi cinque anni. È proprio sul fronte della formazione, tuttavia, che si rileva la maggiore criticità del Mezzogiorno. La percentuale di imprese che organizzano corsi di formazione per sviluppare o aggiornare le competenze Ict dei propri addetti risulta del 12% circa nel Sud, rispetto a una media italiana del 15,5%. Gioca a sfavore la piccola dimensione media delle imprese meridionali, che comporta minori risorse disponibili per investimenti, pur importantissimi per la loro positiva evoluzione. È a tal riguardo necessario che le istituzioni nazionali e territoriali supportino le piccole aziende nelle spese di formazione. Non solo per l’intelligenza artificiale ma anche in altri campi in cui è in gioco la salvaguardia del know how occorrente per la continuità di tradizioni prestigiose, come quelle alla base del successo del Made in Italy. Mi riferisco a settori come l’artigianato, spesso trascurati eppure fondamentali per il Pil nazionale e meridionale.