Pochi giorni fa è scaduto il termine per la presentazione delle domande relative a un nuovo concorso bandito dal Comune di Napoli. Sono in ballo 130 posti per una serie di profili: istruttore tecnico, istruttore amministrativo, agente di polizia municipale, funzionario economico-finanziario, funzionario tecnico, assistente sociale. Le domande complessivamente sono state 11.763.
Al di là di qualsiasi altra considerazione, vanno riconosciuti l’impegno e la determinazione con i quali la Giunta guidata da Gaetano Manfredi sta adoperandosi per rinfoltire e, ancor più, migliorare qualitativamente gli organici. Uno sforzo reso possibile dal Patto per Napoli, con il superamento della fase da pre-dissesto finanziario, e dalle risorse aggiuntive originate dal Pnrr.
Non possiamo peraltro trascurare lo squilibrio tra posti disponibili e candidature. Emerge in tutta chiarezza la fame di lavoro nell’area napoletana e nel Mezzogiorno in generale. Anche in occasione del cosiddetto ‘concorsone’ comunale del 2022 da 762 posti, le domande erano state una enormità: circa 80 mila.
I giovani, soprattutto napoletani ma non solo, guardano spesso all’impiego pubblico per assicurarsi un reddito stabile, anche per la perdurante insufficienza della domanda del settore privato. Poiché, tuttavia, è bene ed è anzi necessario potenziare la Pa, ma senza riproporre i carrozzoni clientelari del passato, anche perché i vincoli della finanza pubblica non ce lo consentono, occorre porre in atto con decisione tutti gli strumenti di politica territoriale finalizzati a promuovere sviluppo e occupazione nel privato. Sotto questo aspetto è importante che stiano per attivarsi diversi incentivi per favorire l’occupazione nel Sud di giovani, donne, disoccupati under 35, ecc. Agevolazioni di varia entità, tra cui anche un incentivo specifico destinato a chi assume nell’area della Zes unica, vale a dire in tutto il Mezzogiorno.
Più occupazione nel Sud significa più prodotto interno lordo, più reddito, più consumi interni. Condizioni che vanno a vantaggio di tutte le imprese della nazione, non soltanto di quelle meridionali. Con un beneficio, in prospettiva, ineguagliabile: la crescita considerevole della base imponibile, effetto collegabile unicamente all’auspicata svolta, in positivo, dell’economia e quindi del tasso di occupazione meridionali. Le maggiori entrate per lo Stato consentiranno di ridurre il debito pubblico e, con intensità di pari passo crescente, di poter destinare maggiori risorse all’investimento in infrastrutture e servizi pubblici.